In data 2 maggio 1978, ossia una settimana prima del ritrovamento del corpo di Aldo Moro a via Caetani, la rivista “Osservatore Politico” di Mino Pecorelli pubblicò un articolo dal titolo “Yalta in via Mario Fani”. Nel suddetto articolo troviamo scritto “…Al contrario l’agguato di via Fani porta il segno di un lucido superpotere. La cattura di Moro rappresenta una delle più grosse operazioni politiche compiute negli ultimi decenni in un paese industriale, integrato nel sistema occidentale. L’obiettivo primario e senz’altro quello di allontanare il partito comunista dall’area del potere nel momento in cui si accinge all’ultimo balzo, alla diretta partecipazione al governo del paese. E’ un fatto che si vuole che ciò non accada. Perché è comune interesse delle due superpotenze mondiali mortificare l’ascesa del pci, cioè del leader dell’eurocomunismo, del comunismo che aspira a diventare democratico e democraticamente guidare un paese industriale. Ciò non è gradito agli americani, perché una partecipazione diretta del pci al governo, altererebbe non solo gli equilibri del potere economico nazionale ma ancora di più i suoi riflessi nel sistema multinazionale (Sim). Sebbene sembra accertato che gli eurocomunisti si ispirano alla democrazia, essi però accentuano certi tratti nazionalistici, non tanto per catturare nuove simpatie nell’elettorato moderato, quanto per precostituirsi la possibilità di resistere alla pedissequa obbedienza osservanza delle direttive dell’unica grande potenza occidentale: gli Stati Uniti d’America. In una parola, anche nella sua più avanzata voce eurocomunista (Napolitano), il pci è un partito moderatamente filoamericano, pieno di diffidenze e di resistenze, che in nome di un ritrovato diritto di sovranità nazionale respinge il protettorato della potenza egemone. Ancor meno è gradito ai sovietici. Con Berlinguer a Palazzo Chigi, Mosca correrebbe rischi maggiori di Washington. La dimostrazione storica che un comunismo democratico può arrivare al potere grazie al consenso popolare, rappresenterebbe non soltanto il crollo del primato ideologico del Pcus sulla III Internazionale, ma la fine dello stesso sistema imperiale moscovita. Ancora una volta la logica di Yalta è passata sulle teste delle potenze minori, E’ Yalta che ha deciso via Mario Fani”.