Sulle tracce di Aldo Moro. L’informativa della Questura di Roma (27 settembre 1978) e la nota di Giovanni Moro.

L'informativa della Questura di Roma (27 settembre 1978)

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Un appunto per il Ministro dell'Interno (11 marzo 1999)

Nell’ottobre del 1999, tra i tanti documenti “viene a galla” un appunto classificato “segretissimo”. Tale documento, della Questura di Roma, datato 27 settembre 1978, portò alla luce un dato inquietante. Nel suddetto documento, incentrato su tre punti, troviamo scritto “Nel corso delle indagini relative all’omicidio dell’on. Moro e degli uomini della sua


L’informativa della Questura di Roma (27 settembre 1978)

scorta, è risultato quanto segue: Uno dei fucili rinvenuti nel covo di via Negroli di Milano, ove è stato tratto in arresto il noto Alunni Corrado, proviene dalla rapina perpetrata  ai danni dell’armeria “Bruni” di Viterbo in data 16.8.1977, nel corso della quale furono asportate numerose pistole e fucili; dagli esami compiuti dai periti su alcuni bossoli rinvenuti in questa via Fani, risulterebbe che le munizioni usate provengono da un deposito dell’Italia settentrionale le cui chiavi sono in possesso di sole sei persone; in una postilla manoscritta che figura su di una fotocopia, una bozza di comunicato a firma “Soccorso rosso” sequestrata da questa Digos nell’abitazione di certo Vianello Paolo, sospettato di aderire alle “brigate rosse”, i periti ravviserebbero rapporti di omografia con quella del noto latitante Mario Moretti. Presso il Vianello dimorò per un certo tempo Balzarani Barbara, anch’essa colpita da mandato di cattura per i fatti in argomento ed attualmente irreperibile”. Rispetto alla pubblicazione di questo documento, il figlio del presidente della Democrazia Cristiana Giovanni Moro, rilasciò una dichiarazione ripresa dall’agenzia AGI in data 27 ottobre 1999. Nella nota dell’agenzia troviamo scritto: “Amaro e decisivo intervento di Giovanni Moro a proposito dell’informativa della Questura di Roma del settembre 1978 in cui si indicava che almeno una parte dei proiettili esplosi in via Fani provenivano da un deposito dell’Italia settentrionale le cui chiavi sarebbero state in possesso di sole sei persone. Il documento è giunto solo pochi mesi fa alla Commissione Stragi. “Nessun commento da fare sul fatto che quest’informativa venga alla luce dopo 21 anni: tutto si commenta da sé e conferma quel che vado dicendo da anni su come la vicenda Moro è stata gestita dalle istituzioni che avevano il compito di farlo. Credo però – ha sottolineato Giovanni Moro – che l’opinione pubblica possa pretendere che oggi tutti coloro che possono e devono approfondire e verificare il contenuto di tale informativa – magistratura, governo, commissione parlamentare – la facciano senza perdere un minuto di tempo e senza tacere alcunché”.