sabato, Aprile 20, 2024

Sulle tracce di Aldo Moro. L’appunto segretissimo della Questura di Roma del 27 settembre 1978.

Il presidente della commissione Moro Giuseppe Fioroni trasmette ufficialmente ai presidenti delle due Camere del Parlamento, in data 11 dicembre 2015, la relazione che i parlamentari  – membri della suddetta commissione –


L’appunto segretissimo della Questura di Roma del 27 settembre 1978.

avevano approvato all’unanimità il giorno prima. Nell’importante documento troviamo un capitolo denominato “L’appunto segretissimo della Questura di Roma del 27 settembre 1978”. In questo capitolo i membri della commissioe affermano: “La Commissione ha acquisito, presso l’Archivio storico del Senato, due copie di un appunto redatto su carta intestata della Questura di Roma, datato 27 settembre 1978 e originariamente classificato « Segretissimo ». Nell’appunto – che reca le sigle dell’allora questore Emanuele De Francesco e del dottor Domenico Spinella, dirigente della DIGOS – si riferisce, tra l’altro, che « dagli esami compiuti dai periti su alcuni bossoli rinvenuti in questa via Fani, risulterebbe che le munizioni usate provengono da un deposito dell’Italia settentrionale le cui chiavi sono in possesso di sole sei persone ». Le due copie – che differiscono per il fatto che in una di esse sono riportati gli estremi della declassifica, assenti invece nell’altra – furono acquisite nella XIII legislatura dalla Commissione stragi presieduta dal senatore Pellegrino, che ad esse dedicò specifici accertamenti, interessando anche la Procura della Repubblica di Roma, senza tuttavia giungere al reperimento dell’originale. Leggendo il testo dell’appunto è difficile sottrarsi alla suggestione che le informazioni ivi riportate – che accostano elementi assolutamente generici (il riferimento all’Italia settentrionale) ad altri estremamente dettagliati (la disponibilità delle chiavi del deposito da parte di sole sei persone) – possano essere state formulate in modo intenzionalmente allusivo, così da poter essere correttamente comprese solo da determinati destinatari. La suggestione è ancor più evidente se si accostano le suddette informazioni ad alcune di quelle riportate nella prima perizia balistica eseguita da Ugolini, Iadevito e Lopez sui bossoli utilizzati dai terroristi e rinvenuti in via Fani. In un passo di tale perizia si fa, infatti, riferimento ad alcune particolarità di parte del materiale balistico esaminato, che si caratterizzerebbe per la mancanza di data sulle cartucce, per la colorazione della vernice sul fondello e la nichelatura (o l’assenza di nichelatura) della capsula di innesco. Da tali caratteristiche, secondo i periti, si evincerebbe che: a) « tali bossoli fanno parte di stock di fabbricazione non destinata alle forniture standard dell’Esercito, della Marina e della Aeronautica militare italiane, ove per altro si obbliga il fornitore ad apporre sul piano del bossolo i dati riferentesi all’anno di fabbricazione»; b)per « alcuni lotti per armi automatiche di fornitura non ad eserciti regolari od a organizzazioni parastatali, i fondelli dei bossoli possono anche essere privi dell’anno di fabbricazione, come il caso dei bossoli repertati »”.

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