L’on. Luigi Cipriani, dopo aver sviluppato, nella prima parte del suo documento, il ruolo di Toni Chichiarelli e posto l’accento sul falso comunicato n.7 delle brigate rosse, quello del “lago della Duchessa”, esamina un secondo aspetto che vede ancora protagonista il Chichiarelli. Dopo la rapina della Securmark, fece trovare una busta con dentro alcune cose. Tra queste un falso comunicato delle BR ed una foto Polaroid dell’on. Aldo Moro, scattata probabilmente durante il sequestro e le schede di quattro personaggi: Pietro Ingrao, Gallucci, Mino Pecorelli e l’avvocato Prisco. Il Cipriani afferma ”Sulla scheda riguardante l’avvocato Prisco si parlava di questo famoso gruppo Mauro. Anche nel documento della registrazione che il Sisde ha fatto avere ai magistrati, si parla del gruppo Mauro che operava nella zona di Fiumicino e avrebbe dovuto avere in sequestro l’onorevole Moro. In sostanza, emerge il famoso elemento di cui si è sempre parlato, ossia come la gestione del rapimento Moro abbia avuto due fasi; e la seconda fase è confluita all’interno del ruolo giocato dalla banda della Magliana, all’interno della quale conosciamo la parte che hanno sempre svolto i servizi segreti e la mafia. La vicenda Chichiarelli è quindi centrale all’interno del sequestro Moro, ma i magistrati non l’hanno mai approfondita, sia perchè nel Moro quater si è prestato fede a tutto quello che ha detto Morucci e non si è quindi voluti entrare nel merito di altri aspetti, sia perchè il giudice Monastero ha dovuto archiviare ed ha lasciato in sospeso tutte queste parti, perchè non erano di sua competenza. Tuttavia, egli ha fatto delle affermazioni molto precise sul ruolo svolto da Toni Chichiarelli all’interno della vicenda Moro. Vorrei perciò che quanto ho detto fosse allegato alla relazione, perchè ritengo che sviluppando questa tematica si capirà molto meglio cosa è accaduto nel rapimento Moro.
Il secondo elemento riguarda chi era presente quella mattina in via Fani. Ho già parlato di questo fatto in Commissione ed è stato confermato che la mattina alle nove, in via Stresa, a duecento metri da via Fani, c’era un colonnello del Sismi, il colonnello Guglielmi, il quale faceva parte della VII Divisione, cioè di quella Divisione del Sismi che controllava Gladio. Lui dipendeva direttamente dal generale Musumeci, personaggio della P2 implicato in tutti i depistaggi e condannato nel processo sulla strage di Bologna. Il colonnello Guglielmi ha confermato che quella mattina era in via Stresa, a duecento metri dall’incrocio con via Fani. Ha detto di essere andato a pranzo da un amico. Alle nove di mattina, quindi, si presenta da un amico per andare a pranzo e a duecento metri di distanza non ha sentito nulla di quello che è avvenuto! Ritengo che quelle dichiarazioni non siano assolutamente attendibili. Resta il fatto che adesso noi sappiamo, perchè è stato accertato, che la mattina del rapimento di Moro un colonnello del Sismi, dipendente dalla VII Divisione e dal generale Musumeci, era in via Fani mentre veniva uccisa la scorta e rapito Moro. Credo che anche questo fatto vada approfondito, e che bisogna indagare per capire chi c’era in via Fani quella mattina”.

La nota integrativa del deputato Luigi Cipriani