giovedì, Marzo 28, 2024

Sulle tracce di Aldo Moro. Il racconto del tenente colonnello Roberto Podestà.


Il racconto del tenente colonnello Roberto Podestà

Tra le tanti vicende che hanno preceduto la strage di via Fani, ed il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, trova un posto significativo le dichiarazione del tenente colonnello Roberto Podestà, ufficiale dei paracadutisti. Le sue confessioni  furono raccolte in una intervista rilasciata a Mini Pecorelli. Il brillante giornalista pubblicò la rivista “Nuovo Mondo d’Oggi” del 19 novembre 1967 – che ospitata il suddetto racconto – con un titolo emblematico “Dovevo uccidere Moro”. Il racconto dell’ufficiale Podestà ha i caratteri del clamoroso e dell’incredibile. Ecco cosa scrisse Pecorelli sulla vicenda “Egli (Podestà), sarebbe stato prescelto in base alla sua particolare personalità militare, dopo un colloquio con un ex ministro della Difesa, che agiva d’accordo con altre personalità politiche. Quale parte avrebbe dovuto avere l’ufficiale nel complotto del ’64? Eliminare il presidente del Consiglio Aldo Moro…Podestà avrebbe comandato un reparto di ranger e dopo aver messo fuori combattimento la guardia del corpo del Presidente, lo avrebbe fatto prigioniero, trasferendolo in una località sconosciuta. I ranger sarebbero stati prescelti all’ultimo momento. Il colonnello era stato istruttore dei ranger italiani durante un corso da lui stesso istituito intorno al 61”. Scriveva ancora Pecorelli “…Stando a quello che dichiara l’ufficiale, in un giorno imprecisato del 1964 egli fu avvicinato da un funzionario di un non precisato ministero, il quale lo informò che alcuni alti personaggi avevano bisogno della sua opera di soldato e patriota. Il piano, secondo Podestà, prevedeva di eliminare l’onorevole Moro, già d’allora presidente del Consiglio, e di fare in modo che la colpa ricadesse su elementi di sinistra. Purtroppo, per gli ideatori del colpo, tutto andò a monte, perché intanto si erano venuti a modificare alcuni presupposti per un cambiamento di regime. I motivi del presupposto disagio erano venuti a cadere e inoltre era stato eletto il nuovo presidente della Repubblica nella persona dell’onorevole Saragat». «Chi risentì maggiormente della fine di tutti i sogni di potere, orditi alle spalle dei nostri democratici governanti, sarebbe stato appunto il povero colonnello Podestà, il quale cominciò a dar fastidio. Egli fu allora trasferito in una zona di confine come ufficiale di collegamento in una base Nato e da quel momento cominciò la sua rovina.

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