Sulle tracce di Aldo Moro. Il libro intervista di Mario Moretti

Mario Moretti

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Libro intervista “Brigate Rosse, una storia italiana”
Nel libro intervista di Carla Mosca e Rossana Rossanda dal titolo “Brigate Rosse, una storia italiana”, si possono leggere le ricostruzioni dei fatti accaduti durante i 55 giorni del sequestro Moro. Mario Moretti, il capo dei brigatisti, in questa intervista (1994), precisa alcune vicende sulle ultime ore di vita del leader democristiano. Nel suddetto libro intervista troviamo scritto: “D – Dal processo risulta che gli diceste che sarebbe andato a casa…R – No. Moro sa di essere stato condannato a morte, sa di quell’estremo tentativo, sa che non c’è stata nessuna risposta, sa che è finito. Non è stato ingannato. Gli dico solo di prepararsi perché dobbiamo uscire. Non immagini quel che uno prova, ho un bel dirmi che è una scelta politica, che è inevitabile, che l’abbiamo presa collettivamente, che non siamo noi responsabili se una mediazione non c’è stata. Il tempo dei ragionamenti è scaduto. Adesso una deve prendere un’arma e sparare. D – Se stato tu? R – Si. D – Si è detto che era Gallinari? R – No. Non avrei permesso che lo facesse un altro. Era una prova terribile, uno si porta una cicatrice addosso per la vita. D – Tutte le sentenze hanno indicato Gallinari e lui non ha mai smentito. R – Perché Prospero ha sempre visto, come tutti noi, l’aspetto politico.


 E in questo quel che aggiungo ora on cambia niente. Io ne parlo per la prima volta, non l’ho mai fatto neppure con i compagni. Non è nostro costume, Ma stavolta è diverso, non mi pare onesto lasciare all’infinito un peso su altri, anche se politicamente e giudizialmente non conta. Quando ho deciso di fare con voi questo lavoro sugli anni della lotta armata, ho deciso anche di non tacere più nulla, e prendermi le mie responsabilità senza lasciare non dico zone oscure, ma neppure ombre. I compagni delle mani pulite…sono fortunati a cavarsela così.  Io rispetto di più quelli che si sono presi il carico di ferire quando si era deciso di ferire, di uccidere quando si era deciso di uccidere, gesti di guerra guerreggiata, ma anche pesi che uno non si scrollerà di dosso per il resto della vita.  Ed è un bene che sia così”