Sulle tracce di Aldo Moro. Botta e risposta tra Sciascia e Dalla Chiesa

Leonardo Sciascia e Carlo Alberto Dalla Chiesa

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Miguel Gotor "Lettere dalla prigionia"

Sciascia e Dalla Chiesa

Durante la seduta del 23 febbraio 1982 ci fu un importante botta e risposta tra Leonardo Sciascia ed il generale Dalla Chiesa. Nel verbale della commissione troviamo scritto “SCIASCIA – Io avevo delle curiosità; poiché abbiamo la fortuna di riave­re qui il generale, vorrei chiedergli se è ancora convinto, come ci ha detto l ’altra volta, che Moretti rappresenti il cervello delle Brigate rosse. DALLA CHIESA – In questi giorni mi è sorto un dubbio; che lo rappre­sentasse e che sia ancora ritenuto oggi l ’uomo più capace non ci sono dubbi, sia perché la commistione della sua preparazione politica e militare lo ha portato ad avere un ascendente sugli altri, ed anche per quella sua disinvol­tura a partire, ad avere contatti con  l’estero, con l ’oriente….; effettivamente l’ha sempre fatto senza preoccupazioni.

Poi con l ’aiuto di quel Francescutti che lui andava sempre a consultare nel Veneto, con Mulinaris che sta nel Hyperion a Parigi insieme a tutti gli altri che io ho citato l ’altra volta… Mi dispiace che l’onorevole Milani l’altra volta abbia avuto un’uscita perché forse non conosceva il problema molto a fondo quando disse, mentre io suggerivo che c’era del lusso in quell’istituto, che il lusso c’era anche alla Fiat; ma il lusso che c’è la dentro, io risposi, non viene dai sequestri di persona e dalle rapine. Io sostengo che il Moretti è ancora oggi ritenuto un uomo che alle Brigate rosse ha dato un contributo di prestigio, di qualità militari e politiche, molto più preparato di quanto non sembri la sua prepa­razione culturale documentata. Mi chiedo oggi — perché sono ormai fuori dalla mischia da un po’ di tempo e faccio in qualche modo l ’osservatore che ha alle spalle un po’ di esperienza — dove sono le borse, dove è la prima copia (perché noi abbiamo trovato la battitura soltanto), l’unica copia che è stata trovata nei documen­ti Moro non è in prima battuta! Questo è il mio dubbio. Tra decine di covi non c’è stata una traccia di qualcosa che possa aver ripetuto le battiture di quella famosa raccolta di documenti che si riferivano all’interrogatorio. Non c’è stato nulla che potesse condurre alle borse, non c’è stato un brigati­ sta pentito o dissociato che abbia nominato una cosa di quel tipo, né lamen­tato la sparizione di qualcosa, come è accaduto al processo di Torino che, per un solo documento, stava per succedere l’ira di Dio (contestato dai brigatisti perché non c’era questo documento che invece prima c’era). Sem­mai un documento importante o cose importanti come queste, fossero state trovate e sottratte penso che un qualsiasi brigatista lo avrebbe raccontato. SCIASCIA – Lei pensa che siano in qualche covo? DALLA CHIESA – Io penso che ci sia qualcuno che possa aver recepito tutto questo. SCIASCIA – Sono contento che le sia venuto questo dubbio. DALLA CHIESA – Dobbiamo pensare anche ai viaggi all’estero che face­va questa gente. Moretti andava e veniva”.