venerdì, Marzo 29, 2024

Sulle tracce di Aldo Moro. Antonino Arconte (G-71) in missione a Beirut. Seconda parte


La missione a Beirut di Antonino Arconte

Il documento del Ministero della Difesa, datato 2 marzo 1978, quattordici prima della strage di via Fani e del rapimento del presidente della Democrazia Cristiana, portato all’attenzione dell’opinione pubblica da Antonino Arconte, scatenò una serie di prese di posizioni e presentazioni di interrogazioni parlamentari. Il senatore a vita Giulio Andreotti, all’epoca dei fatti Presidente del Consiglio dei Ministri, presentò una interrogazione, il 9 maggio 2002, giorno dell’anniversario della morte di Aldo Moro. Nel testo del suddetto documento si trova scritto “Dinanzi alla data odierna notizia di agenzia attribuita all’ex parlamentare Falco Accame secondo la quale in base a nuovi documenti che “stanno per essere pubblicati negli Stati Uniti” i Sevizi Italiani e americani avrebbero saputo una settimana prima che Aldo Moro sarebbe stato catturato, l’interrogante crede sia indispensabile che il Ministero della difesa si esprima in proposito. Nessuna copertura interna o esterna sarebbe tollerabile, mentre in caso di falsità dovrebbero adottarsi le conseguenti misure. Chi ha vissuto la tragedia del 1978 non può consentire qualunque equivoco al riguardo”.

In una interrogazione parlamentare, a firma del sen. Malabarba, del 10 maggio 2005, si afferma “se risultino i motivi per i quali il CESIS non ha chiesto all’Arconte gli originali dei documenti in possesso e se ciò sia dovuto al fatto che, essendo state presentate alla procura militare le fotocopie dei documenti autenticati dal notaio Angotzi di Oristano, ciò era sufficiente a provare che i documenti dell’Arconte erano da considerarsi veridici, quindi, in particolare, era da considerarsi veridica: a) la missione dell’Arconte a Beirut in base agli ordini emanati dal Ministero della difesa Marina/Maripers 10^ divisione SB in 2 marzo 1978; b) l’esistenza di una SB (Stay Behind) della Marina che operava armata all’estero; tale esistenza è stata denunciata alla Presidenza del Consiglio, al Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato e altre autorità fin dal 28 marzo 2000 dall’ex Presidente della Commissione Difesa della Camera Falco Accame; c) l’esistenza di una notizia circa l’ubicazione del covo delle BR a via Gradoli comunicata ai Superiori dall’altro appartenente alla SB Pierfrancesco Cangedda”.

 

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