Le mutilazioni genitali femminili diventano reato in Sudan

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Sono 200 milioni le vittime che in tutti questi anni hanno subito una mutilazione genitale femminile (MGF) in tutto il mondo. I paesi ad aderire ancora a questa pratica sono 27 in Africa e altri in Medio Oriente.

Un traguardo importante viene raggiunto ieri, in data 1 maggio, quando il governo di transazione del Sudan (entrato in vigore dallo scorso anno) annuncia ufficilamente l’abolizione delle mutilazioni genitali femmnili, diventando così reato.

La pena, per chi trasgredirà tale atto normativo sarà equivalente ad una reclusione di 3 anni insieme ad una multa da pagare.

Le origini delle mutilazioni genitali femminili: tra credenze e crudeltà

Un silenzio oscuro che per molti sembra avere origine ai tempi dell’Egitto faraonico per altri invece sembra ricondursi ancora più indietro fino all’antica Roma.

Usanze indigene che hanno trovato radici profonde diffondendosi e resistendo per tantissimi anni.

La loro efficacia simbolica sembra racchiudersi dietro il matrimonio. Le mutilazioni genitali femminili sono una pratica piuttosto diffusa e importante in quanto contribuiscono a regolare la gestione delle risorse e la rete complessa degli scambi e delle relazioni sociali.

In altre parole, il prezzo della sposa “aumenta” grazie alla sua purezza dimostrata da tale pratica.

Quelle bambine, ragazze e donne cucite in nome della tradizione. “Una necessità” affermano loro, un dolore necessario per il loro futuro.

«Per rispettare la tradizione» o «per il suo bene di futura moglie». Queste sono le spiegazioni di altre donne verso quelle bambine trasicnate verso la crudeltà.

Come avviene la mutilazione?

La procedura di solito consiste nel rimuovere parzialmente o totalmente i genitali femminili. Un rito alquanto doloroso che in molti casi può provocare gravi infezioni, dissanguamenti e nei casi peggiori portare alla morte.

In molti casi, dopo l’apertura vaginale e l’esportazione dei genitali avviene la ricucita. I mezzi utilizzati variano, tra essi troviamo il bisturi, la semplice lametta, il rasoio, fino ad arrivare alla pietra appuntita, una scheggia di legno o un coltello.

Le vittime sono spesso anche bambine di un età compresa tra 8 e 14 anni, durante il loro sviluppo.

La religione islamica continua a difendere, legittimare e considerare un “male necessario”, contribuendo così alla loro diffusione.

Chiamata credenza, tradizione, in realtà nasconde solamente ciò che tutti identifichiamo comunemente con “crudeltà”.

Viviamo negli anni del progresso e dello sviluppo, dei diritti umani, delle libertà, ma certe guerre continuano a proseguire dietro il palcoscenico. Ci sono guerre che non finiranno mai ma traguardi che continuano finalmente ad arrivare dopo anni di sofferenze. Il Sudan ne è un esempio.

Sarà questa la nuova era dei diritti fondamentali di ogni essere umano?