venerdì, Aprile 19, 2024

Studenti: in Dad c’è chi chatta, mangia o cucina

E’ risaputo che la didattica a distanza (Dad) è la soluzione adottata per consentire agli studenti di continuare il loro apprendimento scolastico. Nonostante la pandemia. Purtroppo come sottolinea uno studio di Parole O_Stili e Istituto Toniolo, condotto con il supporto tecnico di Ipsos, è emerso che dopo un anno di Dad oltre il 40% degli studenti è peggiorato nello studio. Mentre il 65% fatica a seguire le lezioni. Tra l’altro il 96% durante le lezioni chatta con i compagni. Mentre l’89% è sui social media. E l’88% consuma cibo. Quali ostacoli dunque stanno riscontrando questi ragazzi? Analizziamoli.

Quali sono le difficoltà degli studenti in Dad?

Dunque, che la DAD abbia completamente ribaltato il mondo della scuola e stravolto quei canoni scolastici tanto seguiti, è un dato incontrovertibile. Questa nuova modalità ha messo a dura prova genitori, studenti e insegnanti. Che seppur cercando di tenere fede agli obiettivi formativi e sociali, si son dovuti confrontare con un modo diverso di fare le lezioni. La ricerca svolta su un campione di oltre 3.500 studenti della scuola secondaria di secondo grado e su circa 2.000 insegnanti della scuola primaria e secondaria, evidenzia proprio questo gap. La Dad è sicuramente utile in questa situazione. Ma INSEGNARE è un’altra cosa. Nel senso ampio del termine. Che non vuol dire “mettere dentro” ma “portare fuori”. E’ la traduzione latina del verbo educare. Nell’insegnamento la componente relazionale è indispensabile. Ed è proprio la distanza di “relazione” tra i compagni di classe e tra studenti e professori, la mancanza più evidente.


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L’aiuto delle tecnologie

La Dad ha trasformato senza alcun dubbio il modo di apprendere. Più interattivo. E meno vincolato alla semplice triade lettura-scrittura-ragionamento matematico. Infatti il 79% del campione, ha un giudizio favorevole su questa funzione. Ci si trova a disposizione software e applicazioni multimediali. Che permettono, quando ben utilizzate, di promuovere, la creatività, il pensiero divergente e il problem solving. Di contro, ha invogliato però, a studiare meno. Infatti, gli studenti dichiarano un incremento del tempo trascorso sui social del +73%. Tra i più gettonati c’è WhatsApp. Utilizzato dal 99% degli intervistati. Poi Instagram dal 94%, e YouTube dall’86%. Infine, Tik Tok, utilizzato dal 66% degli intervistati. Soltanto il 17% dei genitori ha imposto limitazioni sulle ore trascorse allo smartphone.

L’importanza della scuola

In questa situazione di chiusura delle scuole, è importante aver chiaro che il primo aspetto da curare è la comunicazione. Sia verso le famiglie che verso gli studenti. Non solo per cercare di far sentire la propria vicinanza. Ma per condividere un momento difficile. Tenendosi stretti. Per tentare di sentirsi comunità anche in queste occasioni. Questa operazione delicata e complessa è fatta di relazioni educative e non solo di relazioni scritte.

Di interrogativi e non solo di interrogazioni. Di domande e non solo di test a risposta multipla. Di problemi di convivenza e non solo di problemi di matematica. Di volti e non solo di voti. Di intese e non solo di protocolli d’intesa. Tuttavia dare l’illusione di poter normalizzare una situazione che normale non è. In questa circostanza concordo con il sociologo Edgard Morin. Quando scrive che ci sarebbe bisogno di: Imparare a navigare in un oceano di incertezze fra alcuni arcipelaghi di certezze“.

Diletta Fileni
Diletta Fileni
Blogger e redattrice per il Periodico Daily guardo alla scrittura come esercizio di riflessione e di responsabilità, uniti a un impegno per invitare alla conoscenza. Laureata in Economia e Commercio.

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