martedì, Marzo 19, 2024

Strage di dottori, più di 40 medici morti per coronavirus in Italia

Sale il numero dei medici vittime della pandemia di Coronavirus nel nostro Paese.

Sono i più esposti al contagio di coronavirus che sta mettendo in ginocchio l’Italia e il mondo in queste settimane. Sono i nostri eroi, medici, infermieri, operatori sanitari, che lavorano senza sosta. Uomini come noi, che alla sera hanno il viso segnato dalle protezioni, il fisico stremato da tante ore di corsia e il cuore a pezzi davanti il dilagare di quest’infezione.

Ogni giorno in trincea, in questa incessante lotta contro un nemico invisibile. Tanto invisibile quanto insidioso.

Se ne contano ormai oltre 6mila. Il virus ha contagiato medici, infermieri, tecnici, personale delle ambulanze e altri operatori sanitari. La maggior parte in prima linea nelle regioni settentrionali.

Segno di un’Italia che combatte accanto a chi soffre, talvolta anche senza i presidi di sicurezza.

Degli oltre 40 medici morti in queste settimane, il nucleo più numeroso è costituito dai medici di famiglia, che prima ancora che l’epidemia fosse conclamata, hanno visitato migliaia di pazienti già malati. Oltre 20 i medici di base uccisi dal virus.

Al momento le vittime sono 41. Alle 33 registrate ieri, si apprende dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), se ne sono aggiunte otto, tra Bergamo, Torino, Foggia, Novara e Lucca. Fra le vittime, anche 18 medici di base.

Aumenta anche il numero degli operatori sanitari contagiati: secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, sono saliti a 6.205, vale a dire più del 9% dei casi totali.

Fra gli ultimi decessi figura quello di Marco Lera, odontoiatra di Lucca. Alla lista di 40 medici si aggiunge anche Santino Forzani, direttore sanitario a Novara, per un totale di 41.

La situazione sta diventando sempre più drammatica – dice all’Adnkronos Salute il presidente della Fnomceo Filippo Anelli – ancora ci arrivano segnalazioni di medici senza dispositivi di protezione o con protezioni inadeguate. Governatori, Protezione civile e ministero della Salute devono fare presto. Non so quanto reggeremo“.

Proprio i medici italiani, in una lettera pubblicata sul British Medical Journal a firma del presidente Filippo Anelli, chiedono alcune misure immediate perché sia garantita la loro salute. Sbloccare immediatamente le forniture di dispositivi di protezione individuale. Eseguire test a risposta rapida, seguiti da tamponi, in maniera sistematica a tutti gli operatori sanitari, nel pubblico e nel privato, che mostrano sintomi di infezione anche lieve e in assenza di febbre o che sono stati in contatto con casi sospetti o confermati.

Le parole di Roberto Stellini, medico di malattie infettive Brescia

È come se una tempesta ci colpisse“, ha detto Roberto Stellini, medico di malattie infettive all’ospedale Poliambulanza di Brescia. “Il problema è che quando questa tempesta ci ha colpito eravamo impreparati, forse ignorando quali sarebbero state le conseguenze. Alcuni dei morti erano medici che morirono all’inizio dell’emergenza, quando non sapevamo nulla di questa tempesta. Ne conoscevo alcuni. Ora siamo più preparati e continuiamo a combattere“.

Servono camere di isolamento a pressione negativa, per contenere contaminanti presenti nell’aria. Per affrontare il coronavirus, proteggere tutto il personale sanitario continuamente esposto al virus.

Stiamo lavorando in un contesto che non avrei mai immaginato come un medico. Ma quando vedi i pazienti Covid-19, soprattutto quando vedi come muoiono, in completa solitudine, ti dimentichi della tua stanchezza. Ogni medico ha anche una propria situazione personale. Ad esempio, non vedo i miei figli da cinque settimane“. Il racconto di Anna, medico in Lombardia.

È una lotta in corso. Non c’è tempo per pensare alla stanchezza, perché quando guardi i pazienti Covid-19 e il modo in cui vivono con la malattia, in solitudine, ti rendi conto che tua madre, tuo padre o tuo nonno potrebbero essere in quel letto“. Giovanna, anestesista in un ospedale di Milano.

Donne e uomini che hanno paura, come noi. Ogni giorno tornano sul posto di lavoro, tormentati più dalla preoccupazione e dal timore, piuttosto che dalla stanchezza fisica.

Quali saranno le conseguenze di uno stress emotivo così intenso?

Secondo uno studio condotto da medici cinesi, pubblicato da Lancet, il 70% degli operatori sanitari in prima linea a Hubei, la provincia in cui è iniziata l’epidemia cinese, soffriva di livelli estremi di stress. Il 50% mostrava sintomi depressivi, il 44% ansia e il 34% insonnia.

Non abbiamo ancora uno studio di questo tipo per l’Italia, ma stiamo raccogliendo dati che indicano che la situazione è praticamente simile a quella della Cina“, sostiene David Lazzari, presidente dell’ordine degli psicologi in Italia.

Stress che potrebbe portare anche al suicidio

Daniela Trezzi, infermiera di 34 anni, si è tolta la vita a Monza. La donna, positiva al Covid, era in quarantena dal 10 marzo.

Non è chiaro il motivo per cui l’infermiera sia arrivata ad un gesto così estremo. Secondo i colleghi Daniela non avrebbe retto il timore di aver contagiato gli altri.

Purtroppo questo non è l’unico episodio di suicidio in ambito sanitario.

Un’infermiera di 49 anni di Jesolo, vicino a Venezia, si è uccisa la scorsa settimana. La donna aveva accusato sintomi febbrili. Sottoposta a tampone, non ha atteso i risultati, la paura ha preso il sopravvento.

Momenti drammatici, accompagnati anche da tanta gentilezza…

Nonostante la paura, la gentilezza accompagna le telefonate di chi, accusando i sintomi della malattia, si rivolge al personale sanitario.

Un’infermiera, che risponde alle chiamate a una linea di emergenza nella zona di Pavia, ha affermato di essere stata colpita dalla gentilezza di persone che avevano sintomi di Covid-19 o erano preoccupate per i parenti. Una garbo mai perso, nonostante a volte dovessero aspettare ore prima di ricevere risposta.

C’è una dignità, umanità e capacità di affrontare il problema senza gridare. Siamo umani e, come tutti gli umani, portiamo a casa con noi il bagaglio del dolore, ma questa gentilezza ci aiuta a proseguire“.

La denuncia di Bonometti: “Mascherine bloccate da dogane

In un momento di grande difficoltà, richiamandoci all’unità e al buon senso, lanciamo un grido d’allarme per la mancanza di materiale di protezione negli ospedali, per quei medici, infermieri, operatori sanitari che ogni giorno contribuiscono alla cura dei nostri malati. Al di la delle chiacchiere servono fatti concreti. Purtroppo ancora oggi le dogane ci vietano di fare entrare questo tipo di materiale in Italia“, denuncia il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti.

Contatti utili per un supporto

Nel Regno Unito, i samaritani possono essere contattati al numero 116 123 o all’indirizzo [email protected]. Negli Stati Uniti, il National Suicide Prevention Lifeline è 1-800-273-8255. In Australia, il servizio di supporto alle crisi Lifeline è 13 11 14. In Italia, i samaritani sono disponibili al numero 800 86 00 22 o 06 77208977. Altre linee di assistenza suicidi internazionali sono disponibili sul sito www.befriends.org

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