mercoledì, Settembre 11, 2024

Strage di Bologna: l’ordigno è esploso per errore?

Novità clamorose sulla Strage di Bologna. Una nuova perizia, commissionata nel corso del processo all’ex membro dei Nar Gilberto Cavallini, accusato di concorso nell’attentato, farebbe propendere per un’esplosione accidentale della bomba.

A quasi trentanove anni di distanza da quel tragico 2 agosto 1980, quando si verificò la Strage di Bologna, che causò la morte di 85 persone e più di 200 feriti, una nuova perizia, richiesta dalla corte d’Assise della città emiliana nel corso del processo a Gilberto Cavallini e depositata in questi giorni, rivela importanti dettagli finora sconosciuti. Secondo quanto riportato dall’Adnkronos, gli accertamenti effettuati dagli esperti Danilo Coppe e Adolfo Gregori, avrebbero infatti stabilito che l’interruttore elettrico ritrovato lo scorso anno tra le macerie dell’attentato, che ormai da decenni sono ammassate nei pressi di una ex caserma bolognese, sarebbe proprio quello che ha causato l’esplosione. Si tratterebbe di un congegno artigianale, con un interruttore simile a quello del tergicristalli di un’auto, utilizzato per trasportare in sicurezza l’ordigno contenuto in una valigia. A confermare l’ipotesi che quello ritrovato sia veramente il pulsante che ha azionato l’ordigno, anche la perizia effettuata sullo stesso interruttore, che ha permesso di ritrovare l’impronta dell’esplosivo che è stata ritenuta incompatibile con il materiale utilizzato dalle ferrovie dello stato e presente alla stazione.

L’ex componente dei Nar Gilberto Cavallini, a processo per la Strage di Bologna

La perizia sull’interruttore della bomba

L’esplosione, quindi, potrebbe essere stata causata dal malfunzionamento dell’interruttore di sicurezza che avrebbe provocato lo scoppio della bomba contenuta in una valigia. Tale scoperta, cambia radicalmente il corso delle indagini, in quanto dimostrerebbe che il tragico attentato del 2 agosto 1980 non sarebbe stato un atto premeditato con finalità terroristiche ma bensì un incidente avvenuto mentre l’esplosivo veniva trasportato verso un’altra destinazione. La perizia che ha stabilito il malfunzionamento dell’interruttore che causò la Strage di Bologna offre un importante riscontro a quanto dichiarato nel corso di un’intervista nel 2008 da parte del ministro degli interni dell’epoca e ex presidente della repubblica Francesco Cossiga, il quale dichiarò che l’ordigno era scoppiato a seguito di un trasporto finito male da parte di membri della resistenza palestinese che in quegli anni, grazie al Lodo Moro, potevano girare tranquillamente in Italia a patto di non condurre azioni terroristiche nel bel paese.

La ex caserma di via Prati di Caprara a Bologna dove sono conservate le macerie

I possibili legami con il terrorismo palestinese

Dispositivi simili all’interruttore esaminato, secondo Coppe e Gregori, sarebbero stati utilizzati anche durante l’attentato dinamitardo che, nel 1979, fece esplodere l’auto di Tina Anselmi, all’epoca ministro della sanità. Tre anni più tardi, lo stesso tipo di dispositivo, verrà sequestrato durante l’arresto, all’aeroporto di Fiumicino, di Christa Margot Frolich, terrorista tedesca di estrema sinistra, successivamente condannata per due attentati compiuti che trasportava materiale esplosivo in valigia. La Frolich, appartenente al gruppo eversivo di Carlo lo sciacallo, terrorista venezuelano filo-palestinese autore di numerosi attentati, tra i quali il doppio attacco alla stazione di Marsiglia del 1983, che causò cinque vittime e molti feriti. Per l’attentato dell’agosto 1980, Christa Margot Frolich venne indagata dalla procura di Bologna insieme a Thomas Kram nell’ambito delle indagini sulla pista palestinese, inchiesta archiviata nel 2015.

L’orologio esterno alla stazione di Bologna, che si è fermato alle 10:25 del 2 agosto 1980 in seguito all’esplosione è uno dei simboli della Strage.

L’Adnkronos, inoltre, rivela che la perizia depositata dai due esperti, accerterebbe che la strage sarebbe stata causata da 11 chilogrammi di un composto di T4, tritolo e gelatina, contrariamente a quanto sostenuto dalla vecchie perizie, le quali sostenevano che lo scoppio sarebbe stato provocato da 20-25 chilogrammi derivati da cariche di lancio di munizionamento sconfezionato risalenti alla seconda guerra mondiale.

La perizia di Danilo Coppe e Adolfo Gregori, consistente il 160 pagine e molti allegati, è stata accolta con favore dagli avvocati difensori di Gilberto Cavallini, attualmente sotto processo per la strage. Le future indagini, probabilmente, si baseranno proprio sui risultati dell’ultima perizia, e potrebbero portare finalmente a scoprire chi sono i veri mandanti, gli esecutori e le motivazioni di una terribile vicenda che ha causato la morte di ottantacinque persone e che si inserisce nel quadro della forte instabilità degli anni di piombo.

La Strage di Bologna, insieme a quella di Ustica, avvenuta poco più di un mese prima, costituisce uno dei grandi misteri della prima repubblica, per i quali a distanza di quasi quarant’anni non si è ancora fatta giustizia.

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