venerdì, Aprile 19, 2024

Stop alla vendita di armi alla coalizione saudita

Con un atto di portata storica il Governo ha deciso di revocare, non solo sospendere, le autorizzazioni in corso per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Lo stop alla vendita di armi a questi Paesi riguarda sei diverse licenze. Fra queste è compresa anche quella denominata Mae 45560, ossia una licenza di fornitura di 20000 bombe d’aereo del tipo Mk. Purtroppo una parte di questa fornitura è già in mano ai saudita. Il blocco di oggi riguarderà quindi la parte residua del contratto, cioè circa 12.700 bombe.

Perché è una decisione storica?

La decisione di sospensione le forniture era stata già presa a luglio 2019 però sarebbe dovuta scadere proprio a gennaio 2021. Due anni fa la commissione Esteri della Camera aveva approvato la risoluzione che convalida lo stop alla vendita di armi, in particolare delle forniture di bombe e missili, al regime saudita. Durante questi anni il ministro della Difesa Guerini ha condotto delle valutazioni riguardo l’export di sistemi d’arma italiani ai Paesi che non rispettano i diritti umani. Il regime è, infatti, da tempo impegnato nella guerra contro lo Yemen, Paese che si trova in grave crisi umanitaria a causa, appunto, del conflitto. La decisione di revoca totale, presa oggi, pone fine alla possibilità che migliaia di ordigni fabbricati in Italia possano fare vittime civili. Una presa di posizione molto importante dell’Italia che le permette al nostro Paese di essere diventare molto più autorevole sul piano diplomatico. E conseguentemente avere più peso nella richiesta di una soluzione politica al conflitto.

Stop alla vendita di armi per chi viola i diritti umani

Un gruppo di esperti dell’ONU, nel gennaio del 2017, ha dichiarato che i bombardamenti della coalizione a guida saudita possono costituire crimini di guerra. Tra gli ordigni ritrovati dai ricercatori delle Nazioni Unite figurano anche le bombe prodotte dalla RWM Italia. A seguito di questa indagine il Parlamento Europeo, a settembre 2020, aveva approvato ad ampia maggioranza una Risoluzione che condanna le azioni di Arabia Saudita ed EAU. L’invito del Alto Rappresentante per gli affari esteri europeo era quello di avviare un processo finalizzato ad un embargo sulla vendita delle armi dell’UE verso quei Paesi che costantemente violano i diritti umani.

Ripartire dalla Costituzione

Finalmente l’Italia mette in pratica ciò che è scritto nella sua Costituzione, in particolare la Legge 90/185. La legge riguarda le nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento. Qui voglio ricordare quando le esportazioni di armamenti sono vietate e verso chi:
a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere;
b) verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione;
c) verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l’embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell’Unione europea;
d) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa;


Dove esporta le sue armi l’Italia?


La voce della società civile finalmente ascoltata

La decisione, presa dal Governo, di revoca delle licenze è emersa grazie alle continue pressioni della società civile. Diverse sono state le organizzazioni italiane ed internazionali a promuovere questa necessità. Queste hanno lavorato in concerto una con l’altra e oggi hanno espresso grande soddisfazione per questo risultato che diverrà operativo a breve.

La denuncia di responsabilità penale verso i venditori di armi

Inoltre ad innescare questo processo è concorsa la denuncia, alla magistratura, fatta da alcune organizzazioni umanitarie. Denuncia di responsabilità penale delle fabbriche che hanno prodotto le bombe e poi vendute a paesi in guerra che le hanno usate contro i civili. Le aziende in questione UAMA e RWM Italia. Le organizzazioni hanno voluto chiedere giustizia per gli yemeniti uccisi da una bomba della Rwm Italia. La richiesta è stata depositata, martedì 26 gennaio, in Procura a Roma, in risposta alla richiesta di archiviare il procedimento. Le indagini devono continuare, sostengono le organizzazioni della società civile, per accertare le ipotesi di reato di omicidio colposo e abuso d’ufficio. Il primo reato riguarda per i dirigenti dell’azienda di armi, il secondo riguarda i funzionari dell’Uama. Ossia l’autorità presso il ministero degli Esteri che ha autorizzato l’esportazione di bombe per 430 milioni verso l’Arabia saudita.

Lo stop alla vendita di armi è solo l’inizio?

Lo stop alla vendita di armi d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti riguarda solo bombe e missili per ora. La futura possibilità di estendere tale blocco anche alle leggere sarebbe fondamentale. Soprattutto perché si ritiene che le armi leggere siano attualmente responsabili della morte del 90% della popolazione civile che cade in guerra. Dunque la revoca di oggi è solo il primo passo per creare le condizioni necessarie per giungere pace in Yemen. Speriamo riusciremo a farne ancora ed ancora.

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