La rabbia dei lavoratori nel settore dello sci è palese e con ragione. Il tira e molla del Governo sulla riapertura del settore è l’ennesima facccenda all’italiana di incapacità di programmazione e gestione. degli impiantisti. Lo Stop agli impianti di sci arriva alla vigilia del primo giorno autorizzato a una riapertura, oggi lunedì 15 febbraio. Arriva alle 20 di domenica sera. Dopo che tutti gli imprenditori coinvolti avevano predisposto ogni cosa.
Stop agli impianti di sci: l’ennesima presa in giro e mancanza di programmazione?
L’Associazione Nazionale Esercenti Impianti a Fune (ANEF) non ci sta e, in un comunicato stampa, dichiara tramite la presidente Valeria Ghezzi “E’ stato lo Stato che ci ha dato il via libera naturalmente nel pieno rispetto delle normative. Siamo furiosi, sembra una presa in giro. Ci aspettiamo almeno che l’ultima frase del comunicato stampa del Governo abbia un’applicazione immediata e urgente”. In effetti tra le misure decise venerdì dal governo uscente non è stato prorogato il divieto di apertura degli impianti sciistici. Di conseguenza tutti gli operatori del settore hanno lavorato nel weekend per predisporre tutto secondo norma per la riapertura. Solo ieri sera, domenica 14 febbraio, alle ore 20 è arrivato lo stop.
Il provvedimento firmato da Speranza
Il provvedimento del ministro della Salute Roberto Speranza è arrivato ieri sera, alle ore 20. “Firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, data di scadenza del Dpcm 14 gennaio 2021.” Secondo il Ministero “Il provvedimento tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall’Istituto Superiore di Sanità, attestanti che la variante inglese, caratterizzata da maggiore trasmissibilità, rappresenta una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi“. Una decisione che agli operatori è arrivato a mezzo stampa. E che non tiene conto degli investimenti fatti da tutto il settore in questi giorni. “Per l’economia delle Regioni è una mazzata all’ultimo secondo, perché dopo due rinvii arriva un altro stop. Le Regioni in zona gialla si erano organizzate per attuare un protocollo di sicurezza e ingaggiare personale adeguato, ma si rispegne una macchina che si era messa in moto nel rispetto delle regole“, ha commentato il coordinatore della Commissione speciale Turismo ed Industria alberghiera della Conferenza delle Regioni, Daniele D’Amario. “
Nuovo DPCM del 14 gennaio 2021: nuove disposizioni
La reazione degli altri ministri
“La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto“, scrivono i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia.
La reazione delle regioni
Il presidente del Piemonte, Alberto Cirio si dice “allibito da questa decisione. Soltanto dieci giorni fa il Comitato tecnico scientifico nazionale aveva stabilito che in zona gialla da lunedì 15 si sarebbe potuto sciare. Su queste direttive il Piemonte si è mosso, nel rigoroso rispetto delle regole. Regole che non possono cambiare tutte le settimane“. “Una decisione dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa“, secondo il presidente della Lombardia Attilio Fontana. “Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di settimana in settimana è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini“.