venerdì, Marzo 29, 2024

Spazio espositivo bolognese Neon: fucina di talenti

La Project Room di MAMbo torna a giocare il suo ruolo di contenitore tematico che accoglie, ricostruisce, racconta e valorizza le esperienze artistiche del territorio. Dopo un periodo di chiusura per lavori, dal 12 maggio è aperta l’esposizione a cura di Gino Gianuizzi che tenta una narrazione della “disordinata” storia dello spazio espositivo bolognese Neon.


ARTALK CITY: gli studenti di ABABO incontrano gli artisti


Cos’è e cosa rappresenta lo Spazio espositivo bolognese Neon?

Nato nel 1981 senza un programma, senza strategia, senza budget e senza obiettivi predeterminati, Neon era un laboratorio permanente. Una comunità per artisti, critici e curatori e un luogo di formazione per tutte le persone che vi hanno collaborato. Dal suo archivio si riscontrano oltre trecento mostre all’attivo, alle quali si sono aggiunte nel tempo numerosissime attività collaterali, collaborazioni e iniziative esterne. L’immensa mole di materiali ha posto una sfida al curatore, da sempre anima della galleria. Si è infatti chiesto come approcciarsi alla magmatica attività ultra quarantennale per raccontarla attraverso una mostra, senza limitarsi al progetto strettamente documentale. Non vuole nemmeno tentare un impossibile best of degli artisti e delle opere che vi hanno trovato accoglienza.

L’idea del curatore

La risposta di Gino Gianuizzi è il ricorso alla formula della wunderkammer. Infatti, lo spazio della Project Room del MAMbo sarà abitato da opere in proliferazione, da un accumulo visivo in cui inoltrarsi con circospezione. Il pubblico potrà tentare di decifrare i singoli lavori e ricondurli agli artisti. Una sorta di organismo complesso, una comunità che continua a dialogare, discutere, mettere in dubbio e a rafforzarsi nella contaminazione.

La Galleria Neon

Sebbene sia escluso l’approccio sistematico e il percorso cronologico, in mostra sono rintracciabili testimonianze dei momenti che Neon ha vissuto. L’attività inizia nel clima della Bologna post ’77: mentre il Belpaese a celebra la Transavanguardia, nei primi anni ‘80 Neon parte dall’Enfatismo. La fase successiva si colloca tra il 1987/88 e i primi anni ’90 quando la galleria diventa spazio espositivo, rafforza la collaborazione con Roberto Daolio e altri critici e curatori più giovani. Diventa così punto di riferimento di una generazione di talenti nati fra la fine degli anni ‘60 e la metà dei ‘70. È un periodo in cui si tengono mostre a cui partecipano i creativi che si riuniscono attorno allo spazio espositivo. Sono Ipotesi Arte Giovane (1990, Fabbrica del Vapore, Milano), Nuova Officina Bolognese (1991, Galleria d’Arte Moderna, Bologna), Soggetto/soggetto. Una nuova relazione nell’arte di oggi (1994, Castello di Rivoli, Torino).

Gli anni Novanta

Nel prosieguo degli anni ’90 si colloca un terzo momento dell’evoluzione della galleria. Mentre il mercato dell’arte punta sempre alla figura del Giovane Artista come investimento, in un periodo di liquidità economica, Neon si ritrova a rivestire il ruolo di fucina di talenti emergenti. Solo sporadicamente l’attività, comunque seguita con interesse, curiosità e attesa è anche sostenuta da acquisizioni da parte di collezionisti. Poi lo spazio espositivo prosegue col suo ritmo asincrono, fatto di accelerazioni e pause, e porta avanti il suo percorso di ricerca e sperimentazione. Si tratta di un percorso laterale che la pone in una posizione difficile da sostenere. Continua a essere considerata un punto di riferimento in Italia e dunque è inserita tra quelle che operano nel mercato dell’arte. Tuttavia è una realtà non profit che cerca di entrare in relazione con gli altre simili appena istituite.

Spazio espositivo bolognese Neon, Un laboratorio di idee e progetti

Sulla scorta di tali riflessioni inizia un periodo di pausa che prelude alla quinta e ultima fase in cui la galleria diventa neon>campobase. Quindi si trasforma in laboratorio permanente di idee e progetti che possono essere restituiti come mostre, ma anche assumere forme diverse. Si propone come una piattaforma di discussione e produzione, le collaborazioni si moltiplicano e si incrociano progetti curatoriali, incontri, un’attenzione alla ricerca sonora, rassegne video. Nascono inoltre, a Milano, prima Neon>projectbox poi neon>fdv, spazi moltiplicatori di relazioni con una spinta alla ricerca. L’esperienza milanese si conclude nel 2009, la bolognese nel 2011.

Gli ultimi anni spazio espositivo bolognese Neon

Dal 2011 al 2021, sebbene non vi sia più uno spazio Neon, Gino Gianuizzi prosegue in maniera autonoma un’attività di ricerca in continuità coi percorsi tracciati dalla galleria. Quindi si occupa della curatela di mostre, Wolfgang Weileder. Meridiano e M+M. 7 giorni, allestite al MAMbo nel 2014 e nel 2016. Gestisce anche per due anni la programmazione alla galleria L’Entrepôt di Monaco e è docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Per il Museo di arte moderna ha ideato con Claudio Marra, la giornata di studi Indagini di frontiera. Sulle tracce del percorso critico di Francesca Alinovi, 26 ottobre 2013. Ha lavorato anche a: Portrait of the artist as a young dog 1985/1995 a FAR, Rimini, 2016, con Danilo Montanari e al progetto Osservatòri. Art Trail a Noto nel 2018. Si è occupato della mostra Galleria Neon alla galleria La Veronica a Modica, 2018/2019.

La mostra NO, NEON, NO CRY

Include lavori di 52 artiste e artisti, a testimoniare la ricchezza di relazioni costruite nel tempo da Neon. Sono esposti le opere di: Aurelio Andrighetto, Alessandra Andrini, Sergia Avveduti, Fabrizio Basso, Francesco Bernardi, Maurizio Bolognini. Ci sono anche: Ivo Bonacorsi, Anna Valeria Borsari, Domenica Bucalo, Angelo Candiano, Maurizio Cattelan, Silvia Cini, Gianluca Codeghini, Daniela Comani, Cuoghi Corsello, Maria Novella Del Signore, Nico Dockx. Sono all’interno del percorso le opere di: Drifters, Emilio Fantin, Francesco Gennari, Patrizia Giambi, Paolo Gonzato, Gian Paolo Guerini, Nazzareno Guglielmi, M+M, Mala Arti Visive, Eva Marisaldi, Maurizio Mercuri, Dörte Meyer, Giancarlo Norese, Giovanni Oberti. Marco Pace, Paolo Parisi, Chiara Pergola, Alessandro Pessoli, Gianni Pettena, Marta Pierobon, Leonardo Pivi, Premiata Ditta, Marco Samorè, Fabio Sandri, T-yong Chung, Alessandra Tesi, Diego Tonus. Infine di: Tommaso Tozzi, Luca Trevisani, Massimo Uberti, Maurizio Vetrugno, Luca Vitone, Francesco Voltolina, Wolfgang Weileder, Alberto Zanazzo.

Un evento di ART CITY

La mostra apre il 12 maggio nell’ambito di ART CITY Bologna e in occasione di Arte Fiera e sarà visibile fino al 4 ottobre. Sarà disponibile una pubblicazione coordinata da Gino Gianuizzi e Eleonora Mariani, dal titolo NO, NEON, NO CRY con la cura grafica di Matteo Lisanti. Il volume è realizzato col sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Stay Connected

0FansLike
0FollowersFollow
0SubscribersSubscribe
- Advertisement -spot_img

Latest Articles