giovedì, Marzo 28, 2024

Spagna, Catalogna: Madrid dà il via alla guerra economica

La Corte costituzionale spagnola ha decretato la sospensione precauzionale della sessione plenaria del governo locale convocata dal parlamento catalano lunedì prossimo. Una sessione tra l’altro annunciata solo via Twitter dagli esponenti del governo catalano e non in via ufficiale.

Il presidente Carles Puigdemont, durante la sessione parlamentare, sarebbe dovuto intervenire sul referendum del primo ottobre scorso e che potrebbe portare all’adozione di una dichiarazione di indipendenza.

Carme Forcadell

Il presidente del Parlamento regionale della Catalogna, Carme Forcadell, bolla quella di Madrid come una decisione che “danneggia la libertà d’espressione”. Nella seduta prevista per lunedì era previsto il discordo del presidente Carles Puigdemont che avrebbe dovuto proclamare quella indipendenza già ribadita mercoledì e che sarebbe arrivata dopo sette giorni, così come previsto dalla legge referendaria approvata ad agosto. Appena dopo gli scrutini del voto dall’estero.

Prima di rispondere alla sospensione della seduta parlamentare di Madrid, Barcellona ha aspettato un po’. Ma subito è stata convocata una nuova seduta plenaria del parlamento catalano. Al momento però, negli ordini del giorno non sembrerebbero comparire i temi referendari o indipendentisti.

Questa scelta della Catalogna di continuare a tenere serrate le braccia ha avuto delle forti ripercussioni economiche.

Banco Sabadell ha trasferito oggi la sua sede sociale ad Alicante, fuori dai confini dell’ipotetico Stato indipendente. Anche il primo istituto della Regione e il terzo di Spagna, Caixa, annuncia l’addio a Barcellona. Ovviamente per gli istituti di credito “si tratta di una scelta tecnica, non politica” per non rischiare di perdere l’ombrello protettivo della Bce se le intenzioni delle autorità locali non dovessero cambiare.

Il trasferimento di sede della Caixa non è imminente, ha detto ieri a caldo il suo presidente Jordi Gual, pur riconoscendo la necessità di un piano di emergenza se la situazione dovesse ulteriormente precipitare.

Da Madrid, il governo Rajoy si è detto pronto, già da oggi, a dar vita ad un decreto per il trasloco express delle banche. Il decreto speciale servirebbe a facilitare l’uscita rapida, non solo delle banche, ma di tutte le imprese dalla Catalogna senza dover convocare le consuetudinarie riunioni degli azionisti.

In questi ultimi giorni, tramite indiscrezioni, sarebbero trapelate notizie che vedono Puigdemont cercare una mediazione in Vaticano per riaprire una trattativa pacifica con Madrid. Pare però che il Santo Padre avrebbe dichiarato all’ambasciatore spagnolo che la Chiesa appoggia la “legalità costituzionale” del governo di Madrid.

Da parte della Conferenza Episcopale Spagnola, solo un appello al dialogo. Evitano così di intervenire in merito ad una questione politica del paese.

Ma sono state le dure parole da parte del re di Spagna, Felipe VI, ad accendere ancora maggiormente gli animi dei catalani.

Il re Felipe VI aveva infatti inviato un messaggio duro alla Catalogna durante il suo discorso alla nazione spagnola di qualche giorno fa: “In Catalogna c’è stata una slealtà inaccettabile verso lo Stato”. “C’è l’impegno della corona – aveva continuato Felipe VI – nei confronti della Costituzione e della democrazia e il mio impegno per l’unità della Spagna”.

Per il sindaco di Barcellona Ada Colau, il capo di Stato ha usato “parole indegne” per il suo ruolo.

Il portavoce del governo regionale catalano di Carles Puigdemont, Jordi Turull, ha invece dichiarato che quello del re sarebbe stato uno “spaventoso e un errore da tutti i punti di vista”. In un intervista alla TV3 ha continuato dicendo che dopo l’accusa del re ai catalani di essere stati “sleali”, la questione è “repubblica o repubblica”.

Sembrano essere rimasti inascoltati gli appelli del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani che in questi giorni ha più volte invitato al dialogo pacifico. L’Ue ora teme una guerra civile.

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