189 morti e 200 feriti. La conta dell’attentato di ieri a Mogadiscio. La polizia segue la pista del gruppo islamico Al-Shebaab.
Un camion-bomba è saltato in aria a Mogadiscio, capitale della Somalia, in un quartiere centrale. L’esplosione, intorno alle 14.40 italiane, è avvenuta vicino al ministero degli Esteri e al Safari Hotel, che in parte è andato distrutto, mentre la polizia stava seguendo un mezzo perché ritenuto “sospetto”. Sale a 189 i morti e 200 i feriti il bilancio della strage di ieri. Lo riferisce la polizia.
Un secondo attacco , riferito dalla forze dell’ordine locali, nel quartiere di Wadajir (nel distretto di Madina), nei pressi della vecchia sede della compagnia aerea nazionale, la Somalia Airlines. Sarebbero due le persone morte in seguito a questa esplosione.
L’attacco non è stato ancora rivendicato. La polizia segue la pista dei terroristi islamisti di Al-Shebaab, legati ad al Qaeda dal 2012, che in passato hanno seminato morte per le strade della città con attacchi simili agli ultimi due. Come lo scorso 30 luglio quando, l’ennesima autobomba era esplosa nei pressi di una polizia a Mogadiscio. L’attacco aveva ucciso cinque persone e ferite tredici. L’ultimo attacco il 27 settembre scorso quando un’ autobomba aveva ucciso sette persone che si trovavano nei pressi di una fermata dell’autobus nella capitale somala. Ancora una volta l’attacco era stato rivendicato da Al- Shebaab. Il gruppo terroristico, indicato anche come ” Movimento di Resistenza popolare nella terra delle due Migrazioni”, è una formazione islamista formatasi nel 2006 a seguito della sconfitta dell’Unioni delle Corti Islamiche ad opera del Governo Federale di Transizione. Dal Giugno del 2012 il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha posto tagli su numerosi capi del gruppo. Questa formazione islamista è presente nelle regioni del sud della Somalia e mantiene vari campi di addestramento nei pressi di Chisimaio . Alcuni finanziamenti per Al-Shabaab provengono dalle attività dei pirati somali.
In questi giorni sono migliaia i somali – incluso il presidente Mohamed Abdullahi Mohamed – che stanno donando il sangue necessario a curare i feriti ricoverati negli ospedali di Mogadiscio.