giovedì, Dicembre 12, 2024

Socrate e il sapere di non sapere

Socrate è considerato l’uomo più saggio. Egli è più sapiente non perché sa tutto, ma perché è l’unico a sapere di non sapere. E’ noto e attuale perché nella sua Atene, che non lascia mai, camminava, interrogando gli altri per cercare la verità al di là di tutto. Ispirato dal lavoro della madre, cioè la lavatrice, egli vuole ‘tirare fuori’, ‘far partorire’ le menti dei giovani, rendendole aperte e libere dal dominio delle leggi. Arriva a definire la felicità come l’esercizio della virtù e possedere il bene per sempre.

Socrate. La personalità e gli interessi filosofici

Sulla personalità e le concezioni di Socrate non si hanno informazioni certe. Infatti, egli non lascia nulla di scritto. Le fonti più importanti sono: i dialoghi di Platone, che hanno Socrate come protagonista, e le opere di altri filosofi. Si sa che egli nasce ad Atene nel 470 a. C. dallo scultore Sofronisco e da una levatrice, Fenarete. E’ stato scrupoloso cittadino e soldato, durante la guerra del Peloponneso. Non si allontana mai da Atene, città nella quale amava intavolare discussioni, specie con i giovani.

Il processo e il suo significato

A circa settant’anni di età, Socrate è sottoposto a processo e condannato a morte da un tribunale di suoi concittadini. Due furono i capi d’accusa:

  • avrebbe cercato di rivoluzionare con il proprio insegnamento la tradizionale religione dello Stato
  • avrebbe così compiuto opera corruttrice sui giovani.

Quindi è accusato di empietà. Il tribunale respinge le accuse e difende il valore della propria opera. Beve la cicuta ed affronta la morte con nobiltà d’animo e sicurezza di sé.

La ricerca e le sue forme: dialogo, ironia, maieutica

Nel corso del dibattito in tribunale, Socrate attribuisce l’ origine della malevolenza di alcuni influenti personaggi nei suoi confronti. Tale malevolenza nasce dalla ricerca da lui iniziata in seguito al responso dell’oracolo di Delfi che lo aveva definito il più sapiente degli uomini. A tale affermazione egli risponde di ‘sapere di non sapere’. Tale frase riassume il senso e le forme della ricerca filosofica come la concepisce Socrate. Tale metodo si accosta a quello dei Sofisti ma immediatamente se ne distacca. Le discussioni socratiche si aprivano con la domanda: “Che cos’è?”, in quanto bisognava andare oltre il particolare, prendendo coscienza del proprio sapere riguardo all’oggetto della domanda. Il dialogo socratico si sviluppa con l’ironia e la maieutica. L’ironia è il momento iniziale della ricerca dove Socrate scopre l’ignoranza dietro l’apparente sapere delle risposte date alla domanda “Che cos’è?”. La maieutica, attraverso un dialogo stringente, stimola a “dare alla luce” il proprio pensiero. La funzione del dialogo è quella di risvegliare gli animi. Come pure di richiamare ciascuno a guardare con sincerità in se stesso. Con questo confronto, l’uomo si sviluppa spiritualmente. Attraverso il dialogo socratico si delinea una peculiare concezione dell’uomo.

La consapevolezza etica

Il dialogo socratico non giungeva mai a conclusioni definitive. O si interrompeva per difficoltà o lasciava aperta una parziale conclusione raggiunta. Questo fatto sembrava una carenza del metodo socratico, invece ne era l’aspetto più profondo. Infatti, è segno di una nuova apertura all’esperienza. E’ legato al ‘sapere di non sapere’. Questo atteggiamento è tenuto da Socrate in rapporto all’esito dei problemi morali di cui si occupava. Questo porta al cosiddetto ‘intellettualismo etico’, dottrina che professa che per fare il bene, bisogna conoscerlo. E chi lo conosce lo fa. Così chi compie il male lo fa non per cattiva volontà, ma per ignoranza. Perché valuta male ciò che è bene per lui. Dall’identificazione della virtù (fare ciò che è bene) con il sapere (ciò che venne fare)Socrate traeva due conseguenze importanti:

  • sapere che cosa è bene fare nelle diverse circostanze
  • la virtù si può insegnare solo come sapere.

La virtù e la conoscenza vanno di pari passo per giungere alla felicità. Quest’ultima consiste nella consapevolezza di aver compiuto il bene. La virtù è sapere e ciò permette di capire il monito “conosci te stesso” che proprio perché è una virtù, porta alla felicità. Quindi, più si conosce, più si virtuosi e più si è felici.

La missione di Socrate

Socrate non fissa il suo pensiero in scritti perché la sua ricerca verteva sulla vita concreta, che si rinnova continuamente. Così la virtù si fonda sul sapere e sapere diventa sua volta virtù. Egli non solo difende la sua vita nel processo intentatogli, ma la rappresenta come ispirata al più alto ideale umano. Infatti, afferma che “una vita senza ricerca non vale la pena di essere vissuta”.

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Donatella Palazzo
Donatella Palazzo
Psicologa individuale, familiare e di coppia, e scrittrice. Sessoanalista (Istituto Italiano di Sessoanalisi e Dinamiche Sessuali). Specialista delle Risorse umane. Progettista in ambito sociale e scolastico. Membro dello Staff della Casa Editrice Noitrè. L'attività comprende, tra l'altro, la valutazione dei contributi di prossima pubblicazione, l'organizzazione degli eventi da presentare al pubblico e altro in ambito culturale.

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