Sit-in a Roma per Emanuela Orlandi a trentasei anni dalla scomparsa

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Il sit-in, che si svolgerà a partire dalle 17:30 in piazza Sant’Apollinare a Roma, luogo in cui il 22 giugno 1983 è scomparsa la giovane cittadina vaticana, è stato organizzato dal fratello Pietro Orlandi

Avrà inizio intorno alla 17.30 il sit-in organizzato da Pietro Orlandi per ricordare la sorella Emanuela, sparita nel nulla nel tardo pomeriggio di trentasei anni fa mentre usciva dal conservatorio di piazza Sant’Apollinare dove aveva frequentato una lezione di musica. Nell’estate del 1983 la ragazza aveva appena terminato la seconda liceo scientifico presso il Convitto Vittorio Emanuele II, nel centro di Roma, a due passi dalla città del vaticano.

Piazza Sant’Apollinare a Roma, dove si trovava la scuola di musica frequentata da Emanuela

La sparizione di Emanuela è considerato uno dei casi più misteriosi degli ultimi quarant’anni. Cittadina vaticana, figlia di un dipendente della prefettura pontificia, sparì in circostanze misteriose come Mirella Gregori, sua coetanea di Roma, della quale si persero le tracce il 7 maggio precedente.

Le numerose indagini che si sono susseguite negli anni successivi alla scomparsa, non sono riuscite a giungere alla verità, e ancora oggi rimangono numerosi punti oscuri sulla vicenda.

Fin da quel tardo pomeriggio del 22 giugno, la sparizione della ragazza è stata avvolta dal mistero. A partire dalla telefonata che la stessa Emanuela fece a una delle sorelle intorno alle 19 del giorno della sparizione per dirle di aver incontrato una donna che le avrebbe proposto di pubblicizzare dei prodotti di una famosa marca di cosmetici nel corso di una sfilata che si sarebbe tenuta qualche giorno dopo presso la sala Borromini, per un compenso di circa 350 mila lire, che all’epoca erano eccessivi per poche ore di lavoro. Dopo questa telefonata, durante la quale Natalina Orlandi mise in guardia la sorella sull’offerta ricevuta, dicendole di non accettarla, Emanuela si recò con due compagne di corso alla fermata dell’autobus di fronte a Palazzo Madama e, una volte che queste ultime salirono sull’autobus, si persero le tracce della ragazza.

Emanuela Orlandi, cittadina vaticana scomparsa nel nulla a 15 anni

Dopo aver cercato inutilmente Emanuela nei luoghi che frequentava abitualmente, la famiglia presentò la denuncia di scomparsa della ragazza il giorno successivo presso il commissariato di polizia del Vaticano.

Mario e Pierluigi: una scomparsa volontaria

Già il 24 giugno, alcuni giornali pubblicarono la notizia della sparizione, con la foto della ragazza e i recapiti di casa Orlandi, affinché chi fosse stato in possesso di informazioni avrebbe potuto facilmente raggiungere telefonicamente la famiglia. Dopo alcune telefonate giudicate poco attendibili da parte dei parenti di Emanuela, il 25 giugno un’uomo presentatosi come “Pierluigi“, chiamò per ben due volte in poche ore casa Orlandi, sostenendo di avere sedici anni e di aver incontrato a Roma due ragazze che vendevano cosmetici e delle quali una, si faceva chiamare “Barbara” e possedeva un flauto. Questa e altre informazioni riferite da “Pierluigi” furono ritenute attendibili da parte degli Orlandi. Qualche giorno dopo fu un certo “Mario” a telefonare, identificandosi come proprietario di un bar di Roma e raccontando di aver incontrato due ragazze che vendevano cosmetici delle quali una si faceva chiamare “Barbarella“, diceva di essere di Venezia e gli avrebbe confidato di essere scappata da casa perché stufa della routine quotidiana.

Emanuela Orlandi prigioniera dei Lupi Grigi?

La vicenda assunse una piega diversa quando Giovanni paolo II nel corso dell‘Angelus di domenica 3 luglio 1983, indirizzò un appello ai responsabili della scomparsa di Emanuela, lasciando intendere che la ragazza fosse stata rapita. A partire da questo momento nuovi personaggi iniziarono a contattare la famiglia Orlandi, il Vaticano e le agenzie di stampa collegando la salvezza e il ritorno a casa della ragazza alla liberazione di Ali Agca, il militante dei Lupi Grigi detenuto in quanto colpevole del fallito attentato di due anni prima contro il pontefice. Per più di un anno i sedicenti sequestratori di Emanuela, che si presentavano come membri di organizzazioni turche collegate ai Lupi Grigi, chiesero a più riprese la liberazione di Agca in cambio del rilascio di Emanuela ma, nonostante continuassero a far pervenire comunicati in cui ribadivano di tenere prigioniera la ragazza e facendo ritrovare anche un nastro contenente la registrazione della voce di Emanuela, non fornirono mai delle prove decisive che consentissero agli inquirenti di stabilire se fossero i veri artefici del sequestro. Il telefonista di questa sedicente organizzazione, soprannominato l'”Amerikano” per via del suo accento anglosassone, riuscì anche ad ottenere una linea diretta con l’allora segretario di stato vaticano Agostino Casaroli. Negli anni scorsi, Marco Fassoni Accetti, un fotografo romano, ha dichiarato di aver fatto parte dell’organizzazione responsabile del sequestro Orlandi. Dopo aver fatto ritrovare un flauto, che a detta dell’uomo sarebbe quello della ragazza, avrebbe sostenuto di essere stato lui stesso l'”Amerikano“, autore delle telefonate, ma le indagini della procura di Roma stabilirono non credibile la sua versione.

Ali Agca, membro dei Lupi Grigi, viene arrestato dopo l’attentato al Papa

Negli anni successivi altre ipotesi si aggiunsero alle piste già scandagliate dagli inquirenti: dalla Stasi, il servizio segreto della Germania dell’est che voleva ricattare il pontefice, al coinvolgimento dei servizi segreti italiani e di altri paesi; dallo Ior al fallimento del Banco Ambrosiano, dagli 007 bulgari, che avrebbero ordinato l’attentato a papa Wojtila alle organizzazioni anticristiane turche.

Nuovi sviluppi nel caso di Emanuela

In seguito a una telefonata del 2005 alla trasmissione “Chi l’ha visto“, durante la quale un anonimo invitava ad ispezionare una tomba sita nella chiesa di Sant’apollinare, edificio che fa parte del complesso in cui aveva sede la scuola di musica frequentata da Emanuela, si scoprì che la tomba in questione conteneva i resti di Renato De Pedis, boss della banda della Magliana ucciso in un agguato nel 1990. La riesumazione della Salma di Renatino, avvenuta nel 2012, non portò ad ulteriori sviluppi nella vicenda.

Nell’ottobre 2018, in seguito ad alcuni lavori di restauro presso la Nunziatura Apostolica di via Po a Roma, vennero ritrovati alcuni resti umani, riaccendendo i riflettori sui casi Orlandi e Gregori. La successiva datazione scientifica fece però risalire i resti al I o II secolo D.C., appartenenti probabilmente ad una necropoli romana.

E’ dello scorso aprile invece la notizia che il Vaticano, dopo più di trent’anni ha deciso di aprile le indagini sulla vicenda di Emanuela, cosa che consentirà nei prossimi mesi l’apertura di una tomba nel cimitero teutonico della Santa Sede, nel quale Pietro Orlandi sospetta che ossa essere stato sepolto il corpo della sorella.

Il cimitero teutonico di roma

Una vicenda che è impossibile dimenticare quella di Emanuela Orlandi, sparita nel nulla nel pieno della gioventù. Il fratello Pietro e le sorelle sono da sempre impegnati affinché si giunga alla verità di una storia che altrimenti finirebbe per essere dimenticata.

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