Siria subisce sanzioni statunitensi anche durante pandemia Covid19

Statunitensi continuano a sanzionare paesi che non seguono le loro politiche

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Siria subisce sanzioni statunitensi

La Siria ancora un’altra volta subisce sanzioni statunitensi. Questa volta includendo il Ministero del petrolio e dei minerali e le forze di difesa nazionale siriane. L’elenco comprende nove società (tra cui due russe) e organizzazioni associate alla raffinazione e alla consegna del petrolio. Nonché alla costruzione militare e alla produzione di medicinali. La lista contiene anche i nomi di sei cittadini siriani e due libanesi. “Abbiamo preso provvedimenti contro un complesso schema che l’Iran e la Russia hanno usato per sostenere il regime di Assad”, ha detto il segretario del Tesoro Steven Mnuchin.

In quale modo la Siria subisce le sanzioni statunitensi?

L’Ufficio per il controllo dei beni esteri del Dipartimento del Tesoro USA ha preso provvedimenti contro il personale militare siriano. Nonché a membri del parlamento siriano, le organizzazioni governative siriane e gli individui siriani e libanesi che cercano di rilanciare l’industria petrolifera siriana in declino. Tra le persone soggette a sanzioni figurano il generale Ghassan Jodat Ismail, capo dei servizi segreti dell’aeronautica militare siriana. Il brigadiere generale, il capo della direzione della sicurezza politica Nasr al-Ali, i deputati Nabil Toumeh e Amer Taysir Khiti.

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Le sanzioni statunitensi non le subisce solo la Siria, ma anche Russia, Iran e Libano

Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha introdotto nuove sanzioni contro due società russe e un cittadino russo. Sono adottate misure restrittive in relazione alla presunta fornitura di prodotti petroliferi alla Siria, aggirando le sanzioni di Washington. Incluse nella lista nera le seguenti società: FSUE “Promsyryeimport”, che dipende dal Ministero dell’Energia russo, Global Vision Group (KGK) e l’iraniano Tadbir Kish. Sono inoltre imposte sanzioni a sei persone, tra cui il vicedirettore di “PromsyryeimportAndrei Dogayev, due capi della Banca Centrale dell’Iran.

Le accuse di Washington si basano su schemi inverosimili

Washington è certa che l’Iran abbia fornito prodotti petroliferi al governo di Bashar al-Assad con l’aiuto delle compagnie russe. “Promsyrioimport, lavorando con Global Vision Group, ha esportato milioni di barili di petrolio iraniano in Siria”, ha detto il Ministero delle Finanze in un comunicato. Una delle figure principali del progetto è Mohammed Amer Alchvika, proprietario del Global Vision Group. Secondo lo schema, è stato il GVG ad organizzare la consegna dei prodotti petroliferi. Secondo il ministero americano, la russa Mir Business Bank è coinvolta nello schema di pagamento per le forniture. La Banca Centrale dell’Iran ha assegnato fondi alla società intermediaria Tadbir, che a sua volta li ha inviati su conti GVG presso MBB. Di conseguenza, secondo il Ministero delle Finanze, milioni di dollari sono trasferiti dalla Banca Centrale dell’Iran.

La Cesar Act di settembre

In precedenza, gli Usa introducevano nuove sanzioni contro la Siria sotto la “Cesar Act”. La quale permette l’uso di dure sanzioni economiche ritenendo responsabili il regime di Assad e i suoi sostenitori. Inoltre impongono sanzioni a cinque persone giuridiche e quattro individui, accusati dal Ministero delle Finanze di fornire petrolio e armi alla Siria. L’elenco delle sanzioni comprendeva la Lebanese Abar Petroleum e Nasco Polymers, la compagnia di trasporto siriana Qatirji, nonché Sonex e IPC degli Emirati Arabi Uniti.

La Russia condanna le nuove sanzioni Usa alla Siria dichiarandole illegali

Il presidente russo Vladimir Putin precedentemente ha dichiarato che le sanzioni statunitensi contro la Siria sono illegali. Secondo il leader russo, le restrizioni non fanno altro che aggiungere problemi e minare l’economia di questo paese. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov rivela le conseguenze negative delle illegittime sanzioni economiche contro la Siria da parte degli Usa e dell’Unione Europea. Sanzioni che persistono nonostante l’appello dell’ONU ad allentare le restrizioni unilaterali nel contesto della pandemia di coronavirus.


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