venerdì, Aprile 19, 2024

Il “single shaming”- Far vergognare qualcuno di essere single

Letteralmente “single shaming” significa “far vergognare qualcuno di essere single”.  Si tratta di una reazione che viene attivata e scatenata dai pregiudizi e dalle credenze culturali degli altri.

Cos’è il “single shaming”?

Il “single shaming” letteralmente significa “far vergognare qualcuno di essere single”. Vuol dire subire discriminazione perché non si è in coppia. Quindi, subire per via del fatto che non si ha una relazione di coppia.

Fa riferimento a quell’insieme di atteggiamenti intenzionali che vogliono far vergognare chi è single.

Dai dati Istat del 2022, emerge che la famiglia mononucleare supera quella costituita dalle coppie con figli. Dunque, le persone non sposate e senza figli sono di più di quelle sposate e con figli.

In cosa consiste il “single shaming”?

È una valutazione negativa che viene emessa su una persona solo per il fatto che è single. Come pure perché non aderisce a un certo modello di riferimento. Infatti, si basa sullo stereotipo che la vita di coppia renda più felici. E che i single siano persone sfortunate o problematiche. Come pure, si discrimina che sia segno di qualcosa che non va nella persona tanto da non riuscire a creare relazioni durature.

Soprattutto a partire dai trent’anni, non avere una relazione di coppia ma essere single, è considerata una colpa.

Essere “single”

La persona che non si impegna in relazioni a due non è da considerarsi sfortunata, così come non ha problemi. Si è “single” perché si sta vivendo un periodo di pausa tra una relazione finita e un’altra che inizierà. Ed anche per scelta consapevole, dove si dà priorità a se stessi. Chi stigmatizza l’essere “single” adotta un comportamento arrogante sentendosi in diritto di avere questa opinione. E’ una situazione che prende di mira maggiormente le donne, chiamate con l’appellativo di ‘zitelle’, mentre gli uomini sono degli ‘scapoli’, magari ‘scapoli d’oro’ se non più giovanissimi.

Perché si è “single”?

La decisione di rimanere “single” è quasi sempre motivata dal desiderio di realizzare progetti, ad esempio in ambito lavorativo. Si preferisce svolgere attività lavorative alle quali non si vuole dedicare meno tempo, che altrimenti andrebbe diviso con la famiglia ed altre priorità. Si coltivano le amicizie. Ci si dedica alle proprie passioni e ai propri talenti.

Altra motivazione è che non è stata incontrata la persona considerata giusta per instaurare una relazione.

Non vivere una relazione di coppia non comporta solitudine e isolamento. Si sceglie consapevolmente. E si hanno altri interessi che riempiono la vita.

Cosa significa avere una vita di coppia?

Avere una vita di coppia richiede modalità differenti di approcciarsi anche semplicemente al quotidiano.

Significa esercitare la tolleranza, la generosità, la pazienza e il sacrificio. Non si è soli. La quotidianità e le scelte si condividono, proprio perché si è in due. Si accolgono i bisogni dell’altro.

Vergogna e immagine di sé

Dunque, esiste ed è pressante lo stigma sociale del “single shaming”, ovvero la vergogna di essere single. Ciò perché c’è chi pensa che i “single” siano persone incomplete o infelici. Questo induce spesso a pensare che non si è pienamente realizzati finché non si è sposati.

Questi stereotipi così radicati sono sbagliati.  Possono avere conseguenze dannose. Tant’è che la vergogna interiorizzata può influenzare negativamente l’immagine di sé. E’ una discriminazione che sembra comportare, tra l’altro, la mancanza di accettazione sociale.

Quali effetti per il “single shaming”?

La società tende ad aspettarsi che tutti vogliano raggiungere i traguardi della vita, come il matrimonio e i figli. Il rischio principale è la depressione per il “single” che subisce questo pregiudizio. Secondo la società, i “single” devono per forza sentirsi tristi e sole perché non hanno qualcuno accanto. Sono proprio questi ingombranti pregiudizi che portano questi individui a credere di essere in qualche modo “sbagliati” e quindi rifiutati da tutti. Da qui, potrebbero verificarsi episodi depressivi. Come pure, il senso di vergogna, la pressione sociale e l’intrusività non richiesta può minare l’autostima, come pure l’autorealizzazione e l’equilibrio interiore. Ciò può far sperimentare inadeguatezza, insicurezza e sofferenza.

Perché essere “single” non è una colpa?

Il valore di un individuo non è determinato dall’essere o meno in una relazione. Lo status sentimentale non dice niente su una persona. Per questo, nessuno può far sentire un altro individuo strano o sbagliato solamente perché “single”. Questo non va dimenticato.

La vera felicità deriva da scelte che fanno sentire le persone appagate. E soprattutto che nutrono dal punto di vista emotivo.

Per non provare più la vergogna di non avere una relazione, innanzitutto è necessario smontare il concetto che coppia è sano e “single” non lo è.

Infatti, bisogna ambire ad un reale benessere apportato dalle scelte che appagano.

Tra l’altro, moltissime persone sono infelici nelle loro relazioni. Si sentendosi incastrate e non soddisfatte del loro status.

Allo stesso modo, esistono “single” sereni e perfettamente in linea con i propri bisogni.

Conclusioni

Va sdoganato uno stigma, purtroppo, ben radicato. Cioè quello del “single” insoddisfatto per la propria condizione ed erroneamente percepito come la persona alla perenne ricerca di qualcuno con cui dividere la vita.

La persistenza del fenomeno del “single shaming” permette di capire l’urgenza di un nuovo approccio culturale. Il matrimonio non va considerato come la massima aspirazione per una donna. E né donne né uomini devono essere giudicati per il loro status civile.

Bisogna considerare che stare bene con se stessi significa amarsi, ed è fondamentale per il proprio benessere. Esiste il piacere di stare da soli e felici di essere “single”. Anche questo vuol dire aver raggiunto un proprio equilibrio che dà benessere.

https://www.periodicodaily.com/come-vanno-affrontate-lansia-lo-stress-e-la-depressione/

Donatella Palazzo
Donatella Palazzo
Psicologa individuale, familiare e di coppia, e scrittrice. Sessoanalista (Istituto Italiano di Sessoanalisi e Dinamiche Sessuali). Specialista delle Risorse umane. Progettista in ambito sociale e scolastico. Membro dello Staff della Casa Editrice Noitrè. L'attività comprende, tra l'altro, la valutazione dei contributi di prossima pubblicazione, l'organizzazione degli eventi da presentare al pubblico e altro in ambito culturale.

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