Silvana Saguto resta definitivamente fuori dalla magistratura

L'ex Presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo è stata definitivamente radiata dall'albo. Dura la sentenza appena emessa dalle Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione

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Le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione hanno respinto il ricorso dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo contro la radiazione.

Silvana Saguto era stata coinvolta nello scandalo scoppiato nel 2015 sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia, che l’aveva vista poi imputata innanzi al Tribunale di Caltanissetta per diversi reati, dalla corruzione al falso, dall’abuso d’ufficio alla truffa aggravata. Le era stato contestato di aver gestito illecitamente le procedure di designazione degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. In particolare, era stata accusata di aver nominato un coadiutore giudiziario in aggiunta ad un amministratore giudiziario nella gestione del complesso Torre Artale di Trabia e di “aver usato la sua posizione di magistrato per conseguire vantaggi ingiusti”. Secondo l’accusa avrebbe gestito come cosa personale la sezione da lei presieduta, favorendo anche familiari e amici.

L’ex presidente, nota per il suo forte temperamento tanto da tenere testa ai più temuti boss della mafia, era stata subito radiata dal Consiglio superiore della magistratura dopo la notizia dell’indagine a suo carico.

Nel luglio scorso era stata assolta dall’accusa di abuso d’ufficio perché il fatto non sussiste, ma il Ministero della Giustizia aveva presentato reclamo avverso la decisione.  

Proposto il ricorso, la Corte di Cassazione ha ritenuto  in parte inammissibili e in parte infondate le doglianze presentate dalla Saguto. Di contro, ha accolto in parte il ricorso del Ministero della Giustizia, che aveva presentato reclamo contro l’assoluzione, ritenendo carenti le motivazioni alla base di alcune assoluzioni. Solo su questi punti, è stato pertanto disposto un nuovo procedimento davanti alla sezione disciplinare del CSM.

Le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione, dunque, hanno definitivamente rimosso dall’ordine giudiziario Silvana Saguto, ritenendo legittima la decisione presa in precedenza dalla sezione disciplinare che si era pronunciata sul caso.

Si tratta di una decisione che pesa molto sulla magistratura in generale, andando a colpire un settore, quello delle misure di prevenzione, che oggi è in prima linea nella lotta alla mafia, subito dopo la Procura. L’ardua impresa di questa parte della magistratura è quella di ricollocare e “rigenerare” beni acquisiti con denaro provento di delitti o comunque illecitamente sottratti a chi della mafia è stato solo una vittima.

Oggi tuttavia proprio uno degli attori impegnati su questo fronte ha ricevuto un duro colpo dal più alto grado della giurisdizione che non poco deve far riflettere su quanto, molto spesso, poco spazio vi sia per difendersi anche quando si è del tutto certi di lavorare nell’interesse dello Stato e dei cittadini.