venerdì, Marzo 29, 2024

Si dimette il Presidente del Partito Democratico in Iowa

Il democratico Troy Price, Presidente per lo Stato dell’Iowa coinvolto la scorsa settimana nella débâcle della registrazione dei voti ai caucus, ha inviato mercoledì la propria lettera di dimissioni alla Democratic National Commitee

Il fatto è che i Democratici si meritano di meglio rispetto a quanto accaduto nella notte dei caucus”, ha scritto nella lettera spedita alla Commissione centrale del partito. “Come presidente del partito, sono profondamente dispiaciuto per quanto è successo e mi assumo tutte le responsabilità per ogni fallimento a nome del Partito Democratico dell’Iowa”. 

E prosegue: “Sebbene il mio desiderio sarebbe di mantenere questo incarico e assistere il processo fino al suo completamento, ritengo che sia giunta l’ora per il Partito Democratico dell’Iowa di guardare avanti, cosa che la mia presenza nel mio attuale ruolo renderebbe assai difficoltosa”.

È stato sufficiente un solo – eclatante – fallimento per stracciare il mandato alla presidenza di Price per lo Stato dell’Iowa, iniziato nel 2017. Fallimento che – a oltre una settimana di distanza – non ha ancora trovato una soluzione.

L’applicazione che secondo le attese avrebbe dovuto semplificare la raccolta e la registrazione dei voti e assicurare maggiori garanzie di certezza attraverso la triplice verifica dei risultati, si è rivelata, in realtà, l’esatto l’opposto. 

A oltre una settimana dalle votazioni in Iowa, il Partito Democratico non ha ancora proclamato – e ormai non ci si aspetta più che lo faccia – un vincitore ufficiale.

L’invio dei tabulati con i risultati elettorali è fallito per oltre 1700 delle circoscrizioni predisposte in tutto lo Stato e la situazione è notevolmente peggiorata quando gli scrutinatori si sono accorti che i pochi dati spediti contenevano decine di errori, presentando incongruenze sia nel registrare i risultati sia nel conto matematico per l’attribuzione dei delegati ai singoli candidati.

I nebulosi risultati elettorali pubblicati dal partito dell’Iowa lo scorso fine settimana avevano dato Pete Buttigieg approssimativamente in testa, vicino a Bernie Sanders, attribuendo a entrambi lo stesso numero di delegati. Tuttavia, lo scandalo che ne è seguito, soprattutto per la modalità con la quale è avvenuta la raccolta dei voti – in molte circoscrizioni a mano e tramite biglietti di carta – dà ben poco credito all’attendibilità dei dati raccolti, tanto da chiedersi quanto questi siano veritieri. 

Anzi, a sorprendere è la scelta del Partito Democratico di non annullare le votazioni e indire nuove consultazioni, magari abbandonando l’arcaico metodo dei “caucus” in favore del più sicuro procedimento delle primarie.

Per il momento sia Sanders che Buttigieg, che hanno richiesto un formale riconteggio dei risultati, previsto per questo fine settimana, sembrano ben felici di reclamare per sé la vittoria in assenza della proclamazione ufficiale. 

C’è da dire che le regole per i caucus del 2020 sono state parzialmente cambiante dalla direzione centrale del partito Democratico. La Democratic National Commitee, con la riforma del 2016, infatti, ha imposto un più elevato livello di sicurezza e trasparenza per il procedimento elettorale. Le nuove regole, fortemente volute dagli alleati di Sanders dopo la sua sconfitta per pochi voti da parte di Hillary Clinton, includevano il vaglio dei numeri in tre serie: dapprima si sarebbero dovuti contare i risultati delle prime preferenze, seguiti dal conto delle seconde preferenze nel caso in cui il candidato non avesse raggiunto lo sbarramento del 15%; da ultimo, sarebbe stato da controllare il numero totale dei delegati attribuiti a ciascun candidato.

Il piano, sicuramente meritevole nei propositi, non è però andato a buon fine. E questo non per l’intervento di qualche hackeraggio, come il partito aveva tenuto a precisare già nella notte delle consultazioni al registrare le prime incongruenze. 
Così, i candidati si sono ritrovati allo sbaraglio alle primarie del New Hampshire, a otto giorni esatta di distanza.

Price, che aveva lavorato per la campagna di Barack Obama nel 2012 e per Hillary Clinton nel 2016, ha avvisato i colleghi della sua intenzione di far ripartire il conteggio dalla prima all’ultima circoscrizione, assecondando la richiesta dei candidati di un nuovo vaglio – a mente lucida – dei risultati elettorali. 
Anche se il riconteggio è un processo ancora più laborioso della registrazione stessa dei risultati, il partito dell’Iowa lo ritiene l’unica soluzione possibile per verificare e correggere gli esiti apparentemente contrastanti, prima di pubblicare un elenco ufficiale con validità legale.

Price, in due lettere dal contenuto piuttosto simile indirizzate alle campagne di Sanders e Buttigieg, ha assicurato che la commissione centrale dello Stato avrebbe inoltrato a entrambi i candidati “gli ulteriori dettagli già nella mattinata di Venerdì riguardanti i costi associati al riconteggio e la conferma delle tempistiche ”, che assegnano alle campagne 24 ore di tempo dal loro ricevimento per decidere se proseguire con le richieste di riconteggio oppure no. Se le campagne dovessero dare il via al procedimento, questo comincerebbe già il 16 Febbraio e durare circa un paio giorni.

Negli ultimi giorni, Price si sarebbe scontrato con Tom Perez, Presidente della Democratic National Commitee, che durante un’intervista avrebbe deriso lui e l’intero partito. 
Tuttavia, alcuni Democratici dell’Iowa attribuiscono allo stesso Perez delle responsabilità per l’insuccesso occorso nell’organizzazione stessa delle consultazioni elettorali, incluso il fatto che la stessa funzionalità dell’applicazione non fosse stata oggetto di prova prima della notte delle votazioni, come spiega Price nella sua lettera di dimissioni.

In proposito, Price scrive: “Ho sollecitato una revisione indipendente delle decisioni e dei processi che hanno condotto a tale fallimento. Sebbene questo procedimento sia appena iniziato, sono conscio del fatto che [il partito statale] non è l’unico sotto accusa per quanto successo la scorsa settimana”.
E ha aggiunto: “Stiamo collaborando con i nostri partner, i fornitori e la DNC in questo procedimento, e sono sicuro che la revisione sarà in grado di individuare esattamente ciò che è andato storto e cosa no, e come possiamo evitare che questo fatto capiti di nuovo”.

Jack Hatch, ex Senatore dello Stato dell’Iowa e nominato governatore del partito nel 2014, si è infuriato contro Perez per le parole di scherno rivolte a Price, adducendo che il Presidente della DNC “Si è lasciato trasportare dalle polemiche e ha gettato l’Iowa in pasto ai lupi”.

Nonostante le molte manifestazioni di sostegno, le dimissioni di Price diverranno effettive da Sabato e nel frattempo – da quanto riportato nella lettera – sarà nominato un sostituto ad interim.

Per il momento, comunque, i Democratici appaiono ansiosi di lasciarsi tutto questo alle spalle e aiutare il Nevada – il prossimo Stato al voto con lo stesso sistema dei caucus– a prevenire quanto accaduto in Iowa. 

Il partito Democratico del Nevada ha già reso noto che per le elezioni del 22 Febbraio non utilizzerà la stessa applicazione per la rapportazione dei risultati elettorali di ogni distretto. Come riporta il Nevada Indipendent, il partito si è riproposto di utilizzare un’apposita procedura di registrazione con backup cartaceo.

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