Sfruttamento minorile: dopo 20 anni di “stallo” ricomincia ad aumentare

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Foto di Văn Long Bùi da Pixabay

Per la prima volta dopo 20 anni il numero dei piccoli schiavi è in aumento, e sembra destinato a peggiorare ancora: è quanto emerge dal report reso pubblico dall’International Labour Organization e dall’Unicef in occasione della Giornata Mondiale contro lo sfruttamento minorile. Un dato drammatico, che rischia di vanificare anni di lotte ed investimenti fatti con l’obiettivo di eliminare il problema entro il 2025; numeri ancora altissimi, peggiorati dalla crisi che il covid-19 ha portato con sè.

I numeri dello sfruttamento minorile

All’inizio del 2020 i bambini costretti a lavorare nel mondo erano 160 milioni, pari ad un incremento di 8,4 milioni in soli 4 anni. Metà di essi, circa 73 milioni, sono costretti in attività pericolose: sono vittime di sfruttamento sessuale, lavori forzati o accattonaggio. Il dato peggiore arriva dall’Africa subsahariana, ma la crisi pandemica sta mettendo in pericolo anche stati in cui nel 2016 c’era stato qualche progresso; Asia, Pacifico, America Latina e Caraibi rischiano di fare pericolosi passi indietro nella battaglia per la tutela dei minori.

Il lavoro minorile in Italia

Nel nostro Paese il lavoro minorile è vietato dal 1967, ma non è mai scomparso. Purtroppo esistono pochi dati a riguardo e sono per lo più inattendibili, perchè il fenomeno è largamente sommerso. Nel 2019 l’Ispettorato Nazionale del lavoro ha denunciato 243 violazioni della legge, ma si stima che in Italia ci siano oltre 340000 minori di 16 anni occupati illegalmente; un vuoto statistico che andrebbe colmato per dare a questo fenomeno le risposte legislative e sociali che merita. I giovani sembrerebbero impiegati più frequentemente come baby sitter, aiuto cameriere, barista, bracciante o manovale; ovviamente lavorano senza regolare contratto e senza le tutele necessarie, sottoponendosi a rischi e pericoli sia per la loro salute fisica che per quella mentale.

Lavoro minorile: un fenomeno sempre più preoccupante

Sfruttamento minorile e Covid-19

I danni economici e sociali creati dalla recente pandemia sono incalcolabili: l’allargamento delle aree di povertà e la chiusura delle scuole hanno fatto si che molti genitori abbiano dovuto avvicinare i propri figli al lavoro prima del previsto; si stima che nei prossimi 2 anni ci saranno oltre 50 milioni di lavoratori minori in più se non si mettono subito in atto interventi economici e sociali volti a sostenere le famiglie. E l’aumento più significativo sarebbe tra i giovanissimi, tra i 5 e gli 11 anni, che rappresenterebbero oltre la metà del dato globale totale.

Quali rimedi?

Per cercare di contrastare il fenomeno l’ Organizzazione Internazionale del lavoro ha lanciato il 2021 Anno internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile, con l’ obiettivo di incoraggiare azioni legislative e politiche finalizzate a prevenire e contrastare lo sfruttamento di minori nel mondo. Agli Stati membri delle Nazioni Unite è richiesto di adottare misure immediate ed efficaci per eliminare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta degli esseri umani, garantire la proibizione e l’eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile e porre fine al fenomeno entro il 2025. Un impegno importante, per garantire a tutti i bambini il futuro che meritano. Dovremmo collaborare tutti.