venerdì, Aprile 19, 2024

“Senza far rumore” – Il noir atipico di Riccardo Castiglioni

Riccardo Castiglioni nasce a Busto Arsizio nel 1971. Laureato in Economia e Commercio e direttore finanziario di una societa’, dedica tempo ed impegno anche alla scrittura. Il suo romanzo d’esordio, “Senza far rumore”, e’ stato segnalato per il Premio Scerbanenco 2017 e viene ubblicato il 30 Giugno 2017 da La Ponga Edizioni.

Foto di Riccardo Castiglioni

Buongiorno Riccardo. Iniziamo a parlare del suo romanzo, Senza far rumore. Cosa racconta, in breve?

Antonio è un ex insegnante di lettere andato in pensione troppo presto. Conduce una vita solitaria e apatica, dividendosi tra la lettura e la compagnia di Lele, gioviale e sincero amico d’infanzia che movimenta le sue giornate.
Per sdebitarsi delle continue attenzioni dell’amico, il professore decide di ricercare un romanzo che Lele ha letto in adolescenza e ora pare introvabile.
Nei meandri della Rete si imbatte così in Claudia, giovane e spaesata studentessa universitaria fuori sede in possesso di una copia del libro. Tra i due nasce una corrispondenza, che però si interrompe bruscamente per un banale equivoco.
Un crudele scherzo del destino, però, interviene a far incrociare nuovamente le vite dei due quando un vecchio incubo mai dimenticato riemerge dal passato di Antonio minacciando la ragazza, inconsapevole e all’oscuro di tutto.
Per provare a sventare la minaccia l’anziano professore sarà costretto a combattere i propri demoni interiori, vincendo la sua esistenza apatica e improvvisandosi uomo d’azione.

Lei lo ha definito un romanzo noir. Le va di spiegare al lettore cosa si intende per genere noir?
Barry Gifford diceva che il noir è un romanzo che “comincia male e finisce peggio”. In generale, il protagonista del romanzo noir, la cui personalità è spesso auto-distruttiva, è una vittima della catena di eventi narrati nel romanzo.

Ha definito il suo, un romanzo noir atipico. In che senso?
Definisco “atipico” il mio romanzo per vari motivi. Il protagonista non è il classico poliziotto o investigatore, ma un timido e sommesso ex professore sessantenne che per tutta la sua esistenza ha rifuggito i problemi e per una sorta di amaro contrappasso si ritrova di colpo per le mani un mistero di cui farebbe volentieri a meno. Inoltre “Senza far rumore” è diventato un noir quasi per caso: quando ho iniziato a sbirciare nella vita del mio protagonista, un anziano professore di liceo andato in pensione prematuramente, io per primo non avevo idea di quello che gli sarebbe capitato. Il mio romanzo ha una doppia chiave di lettura: la dimensione “noir” si sovrappone e, senza far rumore, cresce via via d’importanza in un impianto narrativo più intimista e introspettivo che ha la stessa centralità della vicenda stessa.

La sua storia ha dei riscontri autobiografici?
Lo spunto iniziale è stata la scomparsa del mio professore di lettere del Liceo: un uomo mite e quasi timoroso della vita, che al tempo della scuola noi ragazzi sottovalutavamo e che, ritrovato in età adulta, avevo avuto modo di apprezzare per l’umanità e la cultura. Antonio, il protagonista, è nato da un breve racconto autoconclusivo che voleva essere un omaggio a questo signore e che piano piano si è preso una vita propria.
Anche la cornice topografica in cui si muove il personaggio è piena di rimandi a Busto Arsizio, la mia città natale, e ai luoghi che frequentavo da ragazzo.

E’ il suo primo romanzo?
E’ il primo romanzo che porto a compimento. Prima di “Senza Far Rumore” viene una sorta di romanzo di formazione, con spunti molto più autobiografici, scritto una ventina di anni fa e ad oggi rimasto incompiuto… forse potrà vedere la luce quando avrò preso la giusta distanza dagli eventi narrati.

A che età ha iniziato a scrivere?
Il desiderio e il piacere di scrivere sono sempre stati in qualche modo “dentro” di me, fin dai banchi delle elementari. Arrivo a dire che l’amore per la scrittura è nato il giorno in cui ho capito come tenendo in mano una matita era possibile, attraverso le parole scritte, dare vita a mondi meravigliosi.

Si e’ sempre orientato verso il genere noir o ha abbracciato altri generi letterari?
Amo molto la narrativa classica e contemporanea e, come ho già detto, anche il mio romanzo d’esordio è divenuto un noir abbastanza “per caso”. Mi piace raccontare le persone, le relazioni che intrecciano e le loro emozioni, vissute attraverso le pagine della loro vita. In questo senso mi ritengo molto vicino a scrittori di narrativa pura, come Andrea De Carlo o Enrico Brizzi; adoro raccontare vicende sghembe, dare vita con le mie parole a prospettive non convenzionali.

Ha progetti per il futuro?
Eccome! Sto lavorando a due progetti paralleli, slegati tra loro e molto diversi. Confido di poter dare un’accelerazione almeno a uno dei due, che nei miei progetti dovrebbe uscire per il 2020.

A suo parere, qual e’ il futuro del genere noir nel panorama culturale contemporaneo?
Negli Stati Uniti il noir ha avuto fin dalle origini enorme successo e dignità letteraria; in Europa, e specialmente in Italia, il processo è stato più complicato. Era un genere di serie B, confinato alle edicole e ai gialli tascabili. L’avvento di Jean-Claude Izzo e Andrea Camilleri, con i loro noir intrisi di messaggi sociali, ha avuto il merito di dare quell’impulso mancante. Il noir mediterraneo moderno, al di là della vicenda in sé, racconta la vita “fuori le mura”, gli aspetti più complicati di una terra. Come tale, è una materia in continua evoluzione e assolutamente viva.

Infine , si e’ ispirato a qualche autore o a qualche romanzo in particolare?
Premesso che anche solo accostarmi a certi maestri mi fa arrossire, dico Scerbanenco per la sua capacità di costruire trame tanto esili quanto avvincenti. E I classici del Novecento, su cui mi sono formato. Ma la mia maestra più importante è stata… mia mamma, che a partire dalle elementari mi ha trasmesso l’amore per la scrittura e insegnato la cosa più importante: per scrivere bene è bisogno avere un vocabolario ampio e utilizzarlo in modo semplice. Sono felice e orgoglioso che abbia visto il mio romanzo diventare realtà prima di andarsene lassù.

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