La crisi dei semiconduttori fa un’altra vittima nella produzione di JLR. Il gruppo anglo indiano, che fa capo alla Tata e che possiede i marchi Jaguar e Land Rover, ha annunciato lo stop agli stabilimenti di Halewood e di Castle Bromwich, entrambi nel Regno Unito. Il provvedimento parte da lunedì, e prevede la ripresa delle operazioni dopo sette giorni. Poi si vedrà. “Come molte altre case costruttrici“, ha dichiarato un portavoce del Gruppo alla rivista Autocar, “Stiamo sperimentando una penuria di componenti collegata alla pandemia, collegata alla disponibilità di semiconduttori a livello globale. Questo avrà un impatto sui nostri programmi produttivi e sulla nostra capacità di sopperire alle richieste per alcuni veicoli. Stiamo lavorando con i fornitori per risolvere i problemi e minimizzare l’impatto sugli ordini, ove possibile“.
Crisi semiconduttori: quali modelli JLR sono coinvolti nello stop produttivo?
Il Gruppo JLR fermerà la produzione di due stabilimenti, entrambi in Inghilterra. L’impianto di Halewood, nel Merseyside, si occupa dei modelli Land Rover, in particolare della Discovery e della Range Rover Epoque. La struttura di Castle Bromwich è situata nei pressi di Birmingham, ed è specializzata nei modelli Jaguar. Dalle sue catene di montaggio escono le XF, le XE e la sportiva F-Type. Tutti i modelli sopra citati subiranno un arresto della loro costruzione, ma le stime delle perdite non sono ancora quantificabili con precisione. Il resto della produzione rimane inalterato, per ora.
Oltre agli stabilimenti sopra citati, JLR ha altri siti di produzione. In Inghilterra c’è la fabbrica storica di Solihull, dove nascono i SUV Range Rover e Jaguar F-Pace. L’impianto rimane pienamente operativo, così come gli altri siti in Slovacchia (dove viene assmblato il nuovo Defender), Cina e Brasile.
I numeri della crisi
Quello di JLR è soltanto l’ultimo degli esempi degli effetti della crisi dei semiconduttori. Tutti i poli automobilistici sono colpiti dalla penuria di queste componenti così preziose, e non si contano più le notizie di produzioni sospese per più o meno tempo. Uno studio di IHS Markit ha stimato che il fenomeno potrebbe portare a 700 mila auto prodotte in meno ogni anno, una cifra che rischia di essere persino ottimistica. Una crisi che nasce dai lockdown della scorsa primavera, quando il ricorso allo smart working ha spinto le fabbriche di chip a concentrarsi sul settore tecnologico.
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