Il primo ministro della Grecia, Kyriakos Mitsotakis, si è rivolto alla nazione dopo lo scoppio dello scandalo di spionaggio. Nei giorni scorsi è infatti venuto alla luce che il servizio di Intelligence greco stava intrecciando le conversazioni del leader del partito socialista e di un giornalista della CNN Greece. L’ex primo ministro Alexis Tsipras ha paragonato lo scandalo di spionaggio al Watergate.
Scandalo spionaggio in Grecia: cos’è successo?
Negli ultimi giorni la Grecia è stata “travolta” da uno scandalo di spionaggio interno. Il software illegale Predator sarebbe stato utilizzato per ascoltare le conversazioni del leader del Partito socialista greco (Pssok/Kinal), Nikos Androulakis, che attualmente siede all’opposizione in parlamento. Lo stesso software sarebbe stato utilizzato anche per intercettare le conversazioni del giornalista Thanasis Koukakis di CNN Greece, autore di inchieste sui crimini finanziari. “Non mi sarei mai aspettato che il governo greco mi spiasse usando le pratiche più oscure”, ha detto Androulakis. “È nostro dovere democratico proteggere i diritti umani e le libertà dei cittadini greci. Oggi è un momento di verità per coloro la cui arroganza e senso di impunità li rendono capaci di tutto”, ha aggiunto.
Il primo ministro greco si rivolge alla nazione
Dopo le scioccanti rivelazioni, il direttore dei servizi di Intelligence greci (EYP) Panagiotis Kontoleon si è dimesso. In precedenza si era già dimesso il segretario generale del Primo Ministro, Grigoris Dimitriadis, ufficialmente per evitare “speculazioni politiche” sul caso. Il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, rivolgendosi alla nazione, ha affermato di essere stato all’oscuro delle intercettazioni telefoniche al leader del partito d’opposizione da parte dei servizi di Intelligence. “Quello che è successo potrebbe essere stato lecito, ma è stato un errore. Non lo sapevo e ovviamente non l’avrei mai permesso”, ha detto Mitsotakis in un discorso televisivo. Ha poi aggiunto che il servizio di intelligence del paese ha sottovalutato la dimensione politica delle intercettazioni telefoniche. “Era formalmente adeguato ma politicamente inaccettabile”, ha detto.
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