giovedì, Aprile 25, 2024

Francesco Saverio: il santo che portò il Vangelo in Oriente

Il XVI secolo fu un periodo in cui molti uomini di chiesa compresero che era fondamentale cominciare a diffondere il Vangelo in paesi e città remoti, laddove il messaggio di Gesù Cristo non era ancora giunto. Tra coloro che si distinsero in queste missioni religiose ci fu certamente Francesco Saverio, il quale diede tutto se stesso (anche la vita) per far sì che in Oriente venissero a conoscenza della Parola di Gesù.

Francesco Saverio: la svolta mistica e la Compagnia di Gesù

Francesco Saverio nacque in Navarra (nord-ovest della Spagna) il 7 aprile 1506 presso il castello di Javier. Quando era ancora un bambino il padre dovette subire la confisca di tutti i suoi beni per aver combattutto insieme al re di Navarra durante la guerra contro la corona di Castiglia. Distrutto dal dolore, l’uomo morì nel 1515. La famiglia andò ben presto in crisi finanziaria e Francesco, avendo ormai raggiunto la maggiore età, avrebbe potuto darsi alla carriera militare per provare a risanare i problemi economici. Tuttavia comprese che quella non sarebbe mai potuta essere la sua strada, e così partì per l’Università di Parigi nel settembre del 1525, salutando per sempre la madre e i fratelli. Giunto nella capitale francese alloggiò al collegio di Santa Barbara dove conobbe Pietro Fabro e Ignazio di Loyola. Quest’ultimo già da un po’ di tempo stava pensando di dar vita ad una nuova congregazione che operasse per il bene della Chiesa. Ignazio, resosi conto della profondità d’animo di Pietro e Francesco, decise di condurli verso un cammino di crescita spirituale. Insieme osservarono un ritiro di trenta giorni che fu decisivo per Fabro, il quale capì che era pronto per abbracciare la causa di Ignazio. Francesco, invece, all’inizio ebbe qualche difficoltà in più. Il giovane navarro, infatti, anche se aveva allontanato le cattive abitudini, sentiva ancora una certa attrazione verso la mondanità e non era affatto sicuro della bontà della scelta di una vita fatta di rinunce e privazioni per la fede. Ignazio di Loyola non obbligò Francesco a seguirlo, ma provò a capire le motivazioni delle sue scelte. Saverio era infatti diventato docente di filosofia e aspirava ad una carriera di successo e soddisfazioni. Il giovane continuò a coltivare l’amicizia con Ignazio e spesso si confidò con lui: proprio in queste circostanze, il religioso gli ricordò più volte quanto fossero superficiali i desideri di grandezza in questo mondo, e soprattutto quanto fossero inutili per la vita eterna. Le parole di Loyola aprirono a Francesco l’anima e lo avvicinarono a Dio, e così decise di prendere parte nuovamente agli Esercizi Spirituali, chiedendo a Dio di raggiungere: “La conoscenza intima del Signore che per me si è fatto uomo, per amarlo con maggiore ardore e seguirlo con più fedeltà”. (Es. Sp. 104). Questo primo gruppetto devoto a Dio si arricchì della presenza di altri quattro studenti. A questo punto Ignazio gli propose di dedicarsi ancora di più al Signore tramite i voti di religione. Il 15 agosto 1534, presso la cappella di Santa Maria di Montmartre, Pietro Fabro (che in quegli anni era l’unico sacerdote) celebrò la Santa Messa e i suoi fratelli in questa circostanza pronunciarono i voti di povertà e castità e si impegnarono a partire per la Terra Santa oppure a seguire la volontà del Papa. Il 25 gennaio 1537 i fondatori della Compagnia di Gesù andarono a Venezia, decisi a recarsi in Terra Santa. La situazione politica e instabile di quegli anni, però, li convinse a fare un passo indietro, e quindi preferirono mettersi in viaggio per Roma allo scopo di chiedere la benedizione a Papa Paolo III. Questi li accolse con piacere e gli diede il via libera affinché fossero ordinati sacerdoti. Francesco Saverio, diventato prete, fu assegnato alla città di Bologna dove si occupò soprattutto di garantire un’istruzione al popoli, ai malati ed ai prigionieri. Essendo spagnolo non parlava bene l’italiano, ma il suo carisma spirituale riuscì comunque a catturare le attenzioni dei fedeli. Intorno alla fine del 1538, il re del Portogallo Giovanni III convocò Ignazio di Loyola affinché gli mettesse a disposizione dei religiosi per una missione di evangelizzazione delle Indie. Il fondatore della Compagnia di Gesù, dopo essersi consultato anche con il pontefice, indicò tra gli altri proprio Francesco: avvisato appena un giorno prima della partenza, il prete navarro non volle portare bagagli con sé, a parte l’abito che indossava e il suo crocifisso.

Sant’Ignazio di Loyola: un santo valoroso e dallo spirito missionario

Le prime missioni spirituali

Dopo la convocazione, Francesco Saverio arrivò a Lisbona insieme a Simone Rodriguez: prima di partire per le Indie, entrambi si presero cura della fede dei credenti portoghesi. Il loro impegno apostolico conquistò così tanto i lusitani, da spingerli a chiedere al re di non lasciarli partire. Ignazio allora decise che Rodriguez sarebbe rimasto in Portogallo, mentre Padre Francesco sarebbe comunque andato in missione. Il primo approdo fu a Goa, sulla costa occidentale indiana. Francesco Saverio (che nel frattempo aveva ricevuto il titolo di Nunzio apostolico) dovette confrontarsi con una comunità diffidente, a causa dei pessimi esempi dati da alcuni europei che erano arrivati sul posto prima di lui. Nonostante ciò, in pochi mesi la popolazione locale cominciò ad apprezzarne l’operato, grazie soprattutto all’invito del prete a meditare, analizzando se stessi sul rispetto dei dieci comandamenti, dei sette peccati capitali, delle tre facoltà dell’anima (memoria, intelligenza e volontà) e dei cinque sensi del corpo. Nonostante il tentativo del vescovo di Goa di convincerlo a restare, il missionario proseguì nella sua opera di divulgazione della religione cristiana e arrivò a Pescheria. Qui viveva la tribù dei Paravers che era stata battezzata circa otto anni prima ma che non sapeva assolutamente nulla dei dettami fondamentali della Parola di Dio. Francesco Saverio allora insegnò loro le basi della fede. Dopo essere rientrato a Goa, verso la fine di ottobre del 1543, e in seguito ad un lungo soggiorno presso la tomba di San Tommaso per ricevere l’illuminazione dal Signore, si rimise in viaggio per Malacca. La sua missione l’avrebbe portato in diversi luoghi dell’Oriente, toccando anche l’isola del Moro. Qui mise a rischio la propria vita quando entrò a contatto con le popolazioni cannibale locali.

Il Giappone e la morte prima di portare la parola di Cristo in Cina

Nel dicembre del 1547, Francesco Saverio conobbe un aristocratico giapponese, Anjiro. Questi era alla ricerca da diverso tempo di un maestro spirituale che fosse in grado di salvare la sua anima. Quando si confidò con il sacerdote spagnolo, gli parlò anche della religiosità nipponica, dicendogli che il re, i nobili e tutti gli appartenenti alle classi sociali abbienti si sarebbero convertiti al cristianesimo perché solitamente i giapponesi: “Sono interamente guidati dalla legge della ragione”. Bastarono queste affermazioni per convincere il religioso a partire per il Giappone. Quando giunse a destinazione, il Nunzio apostolico andò incontro ad una cocente delusione: il re si rifiutò di incontrarlo, ma comunque ebbe l’autorizzazione a professare la religione cristiana. Dopo aver iniziato a far conoscere Dio ai nipponici, dovette andar via quando scoppiò la rivoluzione. Rientrato a Goa, ricevette una lettera di Ignazio di Loyola nella quale gli comunicava che era stato nominato Provinciale dell’Est, ovvero figura centrale della Compagnia di Gesù dal sud dell’India fino al Giappone. Il 17 aprile 1552 Francesco intraprese il suo ultimo viaggio in direzione Cina. Arrivato all’isola di Sancian, venne accolto con grande gioia dai portoghesi che ci vivevano. Subito cominciò a prendersi cura dei malati e dei bambini, predicando e confessando. Intanto provò a trovare il modo per arrivare in Cina, poiché a quei tempi era severamente vietato raggiungere la costa del Paese. Il 21 novembre, dopo aver celebrato la Messa, Francesco Saverio accusò un malore. Si imbarcò comunque per la Cina, ma si sentì male e fu riportato a Sancian e da lì rimase fino al momento della morte in uno stato di semi-incoscienza. Ormai vicino al trapasso, iniziò a guardare spesso verso il cielo e a comunicare con Dio e la Madonna, e mentre pronunciava il nome di Gesù si spense il 3 dicembre 1552, appena 46enne. Dal momento della sua canonizzazione, avvenuta il 12 marzo 1622, San Francesco Saverio è diventato il patrono delle missioni cattoliche.

Patrizia Gallina
Patrizia Gallina
Patrizia Gallina è una giornalista e conduttrice sportiva presso le emittenti televisive della Liguria. Conosciuta come scrittrice, attrice, cantante e modella, è nata nella città di Genova. Ha conseguito la laurea in Scienze Umanistiche presso l'Università degli Studi di Genova. Coltivo da sempre la mia passione per l'arte, la fotografia, la moda, il giornalismo e il calcio.

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