sabato, Aprile 20, 2024

Sami Modiano: la sua storia nel campo di Birkenau

Sami Modiano porta in luce il suo racconto attraverso le numerose testimonianze rilasciate negli ultimi anni. La shoah, la deportazione, il campo di sterminio di Birkenau: ricordi terribili che si vorrebbero dimenticare ma che invece vanno tenuti vivi proprio per evitare che si ripetano.

Sami Modiano

Sami Modiano: l’espulsione dalla scuola e la deportazione

All’età di 8 anni Sami Modiano era stato espulso, per via delle leggi razziali, dalla sua scuola. Aveva appena 13 anni quando si ritrovò a vivere l’orrore del campo di sterminio di Birkenau. Lì si vide strappare tutti i suoi cari.
 
Il 18 luglio del 1944 viene catturato dai tedeschi a Rodi con tutta la sua famiglia e con tutta la comunità ebraica. Dopo un viaggio lunghissimo, durato un mese, in condizioni disumane (e durante il quale delle persone sono morte), sono arrivati in quella che si sarebbe rivelata essere una fabbrica della morte.

Sami Modiano: l’arrivo a Birkenau

Quando arrivano a Birkenau, accanto a Sami ci sono suo padre Giacobbe e sua sorella Lucia. Per i tedeschi si tratta di un lavoro di routine: appena arrivati dividono i deportati e, di fronte ad una loro reazione, i tedeschi fanno capire che le loro decisioni non si discutono. Il povero Giacobbe vuole difendere sua figlia il più possibile ma lo gonfiano di botte. Sami capisce che non esiste umanità in quel campo dell’orrore.

Sami Modiano: la liberazione e il ritorno nel campo

Sami Modiano

Un momento che Sami non dimenticherà mai è quello della liberazione. Ha 14 anni e questa è la sua sensazione: «Quando capisci che sei vivo, hai un dolore tremendo, una sofferenza: ti senti in colpa e ti inizi a sentire un privilegiato. […] Ho vissuto in silenzio, nel mio dolore, nei miei incubi, chiedendomi perché».

Nel 2005, spinto da Walter Veltroni e Piero Terracina, oltre che dalla moglie, accompagna 300 ragazzi ad Auschwitz-Birkenau. Nonostante mancasse da 60 anni da quel posto, rivive tutte le scene che aveva già vissuto. Con le lacrime agli occhi, racconta la sua storia e si sorprende del fatto che anche i ragazzi piangano di fronte a queste vicende. Sami allora capisce che i ragazzi hanno bisogno di lui. «La storia deve continuare, non si deve fermare. Questa è la mia missione. Sono l’uomo più felice del mondo adesso e sono sicuro che qualcosa, di quello che ho vissuto, arriva ai ragazzi che mi ascoltano».

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