Salvaguardiamo le DOP

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La Sace Simest, la società della Cdp che si occupa di internazionalizzazione, in seguito ai copiosi incassi e investimenti dell’ultimo decennio si pone ottimista per il 2020 e annuncia lo scorso settembre le previsioni di incasso per le Nostre preziose DOP :

A questo ritmo, le vendite estere di beni italiani arriveranno a toccare il valore di
500 miliardi nel 2020
e supereranno i
540 miliardi nel 2022

Il Coronavirus, però, ha trovato terreno fertile sul nostro territorio. Oltre a generare panico e preoccupazione per famiglie e affetti di tutto il mondo, sembra non arrestare la propria forza distruttiva, anche sul piano economico.

Non solo la Cina rappresentava il 17% del PIL mondiale, ma anche il primo importatore di prodotti alimentari provenienti da tutto il mondo e dall’Italia in particolare. Nel corso dell’ultimo decennio l’escalation delle vendite di formaggi italiani in Cina tra il 2010 e il 2019 realizza un tasso di crescita medio annuo del 38,7%, raggiungendo nell’ultimo anno circa 25 milioni di euro di incassi.

Le grandi DOP

Con ogni probabilità gli strascichi che questo virus si lascerà alle spalle interesseranno anche il settore lattiero-caseario, per cui la Cina ha rappresentato finora un mercato dalle grandi potenzialità

il presidente Assolatte Giuseppe Ambrosi

Nel 2018 sono state vendute 1 milione e 200.000 forme solo di Grana Padano DOP, di cui 500.000 sulla piazza tedesca. Sempre nel 2018, cresce anche il Parmigiano Reggiano DOP raggiungendo la quota record del 40%, questa volta, primeggiando sulla piazza francese. In base ai dati Assolatte nel primo trimestre 2019 le esportazioni italiane sono cresciute del 12,2% in valore e dell’8.3% in volume.

Proprio i grandi formaggi DOP italiani sono stati oggetto di un importante e strategico accordo commerciale, sottoscritto nel novembre 2019, da UE e Cina che li ha tutelati finora sul mercato cinese. Un grande successo, raggiunto dopo una lunga e difficile trattativa sotto la pressione degli Stati Uniti, che ora rischia di essere vanificato dalla difficile situazione di crisi determinata dal Coronavirus.

Le attuali criticità del mercato cinese, si sommano ad altre pesanti ripercussioni come i dazi imposti dall’amministrazione Trump e l’avvio della Brexit, mentre prosegue l’embargo in Russia, in passato altro grande e promettente mercato di sbocco dei formaggi italiani.

Il timore di Assolatte è che il 2020 passi alla storia come l’anno nero dell’export italiano.

Cosa possiamo fare

Come consumatori italiani è evidente e necessario per la nostra quotidianità selezionare la stagionatura e la tipologia di formaggio che preferiamo.

Impotenti, invece, sulle volontà commerciali estere, in veste di produttori, l’intento è di mantenere costante la qualità dei nostri prodotti e DOP riducendo i costi di produzione, laddove possibile.
Diventa quindi essenziale pianificare razioni alimentari in relazione ai mangimi per bovini che si utilizzano.

L’Università dell’Illinois pubblica poche settimane fa’ uno studio in merito alla correlazione tra fertilità del bestiame e alimentazione.

Il bestiame preso in esame viene diviso in due gruppi per 140giorni: al primo viene somministrato un mix di cereali ottenuto da sottoprodotti della distillazione principalmente composto di orzo, mais, riso e altri cereali, mentre al secondo viene somministrata un’alimentazione normale da toro in accrescimento, quindi con molto mais e soia.

Al termine dei 140 giorni lo studio riporta un difetto nella porzione vicino alla testa degli spermatozoi, che però viene risolto nella seconda parte dell’esperimento attraverso un alimentazione di mantenimento equilibrata per i seguenti 70 giorni.
A livello di accrescimento fisico, gli animali non hanno riportato grandi differenze.

Cosa dimostra lo studio della Uol

Una dieta equilibrata per i nostri amici ruminanti non solo salvaguarda la loro salute, ma anche i nostri interessi, in quanto allevatori, in termini di qualità di latte, carne e naturalmente incassi.

Da un toro in buono stato di salute si ottiene uno sperma più ricco che feconderà più facilmente la vacca nel periodo desiderato (inizio – metà lattazione).
Di conseguenza, il latte avrà un maggiore indice di caseine e il formaggio che ne deriva sarà anche di migliore qualità andando a risparmiare sia in termini di tempo che di risorse.