giovedì, Aprile 18, 2024

Saltato l’accordo zero emissioni: Visegrad non ci sta

Accordo zero emissioni: Il “no” da Visegrad

Brutte notizie sul fronte dell’inquinamento ambientale: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ed Estonia si sono opposte all’accordo sulle emissioni zero entro il 2050. L’obiettivo dell’Europa era una transizione a un’ “economia climaticamente neutrale” entro metà secolo, ma il tutto è andato in fumo.

L’impegno era stato proposto dalla Scandinavia e presentato in sede europea dal presidente dell’esecutivo, il polacco Donald Tusk. Liberale ed europeista, Tusk è il nemico numero uno della maggioranza sovranista di Varsavia. Tale presa di posizione su questo tema ha quindi l’aria di una sfida politica.

Ad ogni modo, la posizione dei nazionalisti di Visegrad non è per nulla solitaria. Infatti, dalla Lega di Matteo Salvini, alla Francia di Le Penn, passando per la tedesca Alternative für Deutschland, il rigore in materia di ambientalismo è del tutto malvisto.

Dipendenza dalla Russia

Cosa significherebbe non accettare una transizione ecologica progressiva? Quali sarebbero le conseguenze? Senza dubbio una maggiore dipendenza energetica dalla Russia. Non solo per i paesi che hanno rifiutato l’accordo, ma per tutta l’Unione Europea. Tale possibilità non è senz’altro la migliore, dato che Putin “alterna offerte di forniture di petrolio e gas ed energia delle sue centrali nucleari spesso sporche a minacce come il dislocamento di nuovi euromissili superveloci puntati su Parigi, Stoccolma, Berlino, Roma e altre capitali dell’Europa libera”. A tali intimidazioni hanno risposto solo le democrazie nordiche, incrementando i contatti con la Nato e il bilancio della difesa e mettendo al bando i combustibili fossili.

L’unica voce fuori dal coro proveniente dai paesi dell’est è quella della presidente liberal-ecologista e anticorruzione slovacca, Zuzana Caputova. La giovane leader ha infatti incoraggiato gli altri membri di Visegrad a fare propri i valori dell’UE, sottolineando l’aspetto etico della questione. Purtroppo, il suo monito è rimasto inascoltato dai destinatari.

Quale futuro per l’Europa? Ma soprattutto: ci sarà un futuro? La giovane Greta pare abbia ancora molto lavoro da fare.

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