sabato, Luglio 19, 2025

Sai riconoscere se sei vittima di mobbing e cosa fare?

Il mobbing è una forma di terrore psicologico che si attua sul posto di lavoro. E’ caratterizzato da qualsiasi tipo di comportamento voluto e prolungato nel tempo nei confronti di un dipendente. L’obiettivo è di mortificarlo, umiliarlo e ostacolando il rendimento. La domanda che ci poniamo è: “Come si può riconoscere?”. E soprattutto “Cosa può fare la vittima?”, anche dal punto di vista giuridico?

Cos’è il mobbing?

Sai riconoscere se sei vittima di mobbing e cosa fare?” Per scoprirlo, è necessario conoscere questo fenomeno.

La parola ‘mobbing’ deriva dal verbo inglese ‘to mob’,che significa ‘aggredire’, ‘attaccare’, ‘assalire’. Si tratta di una forma di terrorismo psicologico che avviene sul posto di lavoro, da parte di colleghi o superiori, diretti a un collega o un sottoposto. Si caratterizza per i comportamenti aggressivi e vessatori subiti dal mobbizzato. Per parlare di mobbing, tali comportamenti devono essere ripetuti per un lungo periodo di tempo e compiuti in maniera sistematica.

Tipi di mobbing

Si distinguono vari tipi di mobbing sul lavoro:

  • orizzontale, quando i comportamenti sono attuati dai colleghi della vittima;
  • verticale, se i comportamenti sono attuati dal datore di lavoro, o da una persona posizionata gerarchicamente più in alto;
  • ascendente, quando il mobbizzato è il datore di lavoro. E subisce episodi di insubordinazione e mancanza di rispetto dai dipendenti.

Come funziona?

Il mobbizzato è accerchiato, sottomesso e aggredito con atteggiamento consapevole da parte dei ‘mobber’, che sono quelli che attuano questi comportamenti aggressivi e vessatori. I comportamenti assumono caratteristiche di vere e proprie strategie. Esse hanno l’obiettivo di distruggere la persona vittima dal punto di vista psicologico, sociale e professionale.

Per dimostrare di essere vittima di mobbing, il lavoratore deve presentare le prove dell’esistenza dei vari elementi che costituiscono l’aver subito i comportamenti aggressivi, discriminatori e vessatori. Come pure che ci sia stata continuità nel tempo e sistematicità. E ancora, che si sono verificati, in conseguenza, danni a livello professionale e e psicofisico.

Cosa subisce il mobbizzato?

La vittima di mobbing è isolata, diffamata e criticata. Gli sono dati compiti dequalificanti. Inoltre, viene messa di continuo in difficoltà di fronte a clienti o superiori. Infatti, subisce rifiuti, critiche e viene svalutata. Non solo, ma è tenuta fuori da riunioni e progetti, e da comunicazioni e corsi di aggiornamento da parte dell’azienda. Senza contare che potrebbe essere soggetta a pettegolezzi, ostilità e diffamazione. Subire forme asfissianti di controllo da parte dei superiori ed essere privato dei benefit aziendali che si sono avuti fino a quel momento. E arrivare al licenziamento senza motivazione. Nei casi più gravi, potrebbe subire il boicottaggio del lavoro, per essere invogliato a lasciare il posto di lavoro.

Dunque, ci sono varie modalità di attuare le strategie di mobbing. Esse, pur nella loro diversità, hanno come unico scopo annientare l’altro perché percepito come ‘scomodo’.

Come riconoscere il mobbing?

Per riconoscere il mobbing sul lavoro bisogna guardare gli aspetti della continuità e sistematicità nel tempo. Infatti, il mobbizzato subisce episodi che non sono occasionali e neppure casuali.

Azioni da parte dei mobber ed effetti sul mobbizzato

I mobber, concretamente, possono quindi ridicolizzare il lavoratore davanti ai clienti e ai colleghi fino ad agire, licenziandolo.

Con il passare del tempo, il mobbizzato manifesta effetti

dal punto di vista lavorativo. Tra gli altri:

  • diminuzione del potere decisionale;
  • conseguente declassazione e dequalificazione;
  • mancanza di rispetto da parte dei colleghi;
  • peggioramento della salute e delle relazioni interpersonali, anche al di fuori del contesto lavorativo.

Il mobbing dal punto di vista giuridico

La giurisprudenza definisce il mobbing come ‘una serie di atti o comportamenti vessatori, protratti nel tempo, posti in essere nei confronti di un lavoratore da parte dei membri dell’ufficio o dell’unità produttiva in cui è inserito o da parte del suo datore di lavoro, caratterizzati da un intento di persecuzione ed emarginazione finalizzato all’obiettivo primario di escludere la vittima dal gruppo’.

Nella legge italiana non esiste una disciplina che si occupa del fenomeno del mobbing. Ma si ricorre a una serie di norme che tutelano la salute, la sicurezza ed il benessere dei lavoratori. In tal modo, si focalizza l’attenzione ai comportamenti che si subiscono e al benessere della persona.

La Costituzione dice…

A livello costituzionale, sono promulgate leggi a favore e in difesa del mobbizzato. Tra cui:

  • l’articolo 2 della Costituzione riconoscendo i diritti inviolabili dell’uomo, riconosce il valore centrale e primario della persona umana, sia come individuo che come membro della società;
  • l’articolo 4 della Costituzione riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto;
  • l’articolo 32 della Costituzione individua la salute come fondamentale diritto dell’individuo e come interesse della collettività;
  • l’articolo 35 della Costituzione tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, e alcune norme del Codice Civile, tra cui:
  • l’articolo 2087 c.c., che impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure che, secondo le particolarità dell’attività svolta, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro;
  • gli artt.1175 e 1375 c.c., secondo i quali le parti di ogni rapporto contrattuale devono agire comportandosi reciprocamente secondo correttezza e buona fede;
  • l’art. 2043 c.c. sancisce che qualunque fatto doloso o colposo, che prova ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno,

e ancora:

  • la Legge 300/1970 dello Statuto dei lavoratori decreta la nullità di patti o atti diretti a realizzare forme di discriminazione sul luogo di lavoro;
  • il D.Lgs. 198/2006 del Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, i cui artt. 25 e seguenti sono specificamente dedicati al contrasto delle discriminazioni nei luoghi di lavoro;
  • il D.Lgs. 81/2008 del Testo unico per la sicurezza sul lavoro il cui art. 28 obbliga a considerare tra i rischi per la salute dei lavoratori anche quelli che si originano da condizioni di stress lavoro-correlato.

Il risarcimento dei danni

Il mobbizzato ha diritto al risarcimento dei danni subiti. Sono previste modalità differenti per ricevere il risarcimento variano, in relazione al tipo di responsabilità che la vittima vuol far valere in giudizio.

Come affrontare il mobbing?

Per affrontare il mobbing, innanzitutto bisogna intraprendere adeguati percorsi di prevenzione. Infatti, è necessario evitare l’esclusione sociale e assicurarsi un ambiente di lavoro efficiente e sano. Dunque, è necessaria l’attuazione di un preciso stile di leadership. Come pure fornendo informazioni sugli obiettivi, per definire maggiormente i ruoli e gli incarichi;

attuare una campagna si sensibilizzazione e contrasto contro il mobbing, migliorando l’aspetto della gestione dei conflitti sul posto di lavoro.

Il lavoratore mobbizzato può rivolgersi all’ufficio del personale in azienda e ai sindacati. Come pure al proprio responsabile. E ancora muoversi attraverso denunce, diffide e querele.

Naturalmente, è necessario concentrarsi anche sull’aspetto del benessere psicofisico, rafforzando la propria autostima, anche per contrastare i comportamenti propri del mobbing che si subiscono e che producono stress.

Riprendersi dal mobbing

Il mobbizzato deve prendere quella che si può definire una ‘distanza emotiva’ dal luogo di lavoro, e gratificarsi delle attività svolte al di fuori di questo. Dunque, è possibile:

  • prendere del tempo per se stessi;
  • dedicarsi a degli hobby;
  • dedicarsi alla lettura;
  • socializzare con amici e parenti ed uscire.

Cosa fare, in pratica

In conclusione, è importante conoscere l’esistenza di suggerimenti ed azioni consigliabili, cioè una serie di comportamenti da attuare dal punto di vista pratico, mentre si è mobbizzati. Alcuni di essi sono:

  • non bisogna cedere alla tentazione di dimettersi;
  • avere pazienza, mantenere la calma e non essere impulsivi;
  • tenere bene a mente che il mobbing non deriva da colpe proprie;
  • non scoraggiarsi e deprimersi;
  • può essere utile avere alleati tra i colleghi;
  • è importante abituarsi a tenere un diario, dove appuntare ogni azione illecita subita, specificando data, ora, autore, testimoni. E scrivendo anche le conseguenze psicofisiche, per semplificare i risarcimenti.

Così, il mobbizzato deve dimostrare che i comportamenti subiti non rappresentano le attività riconosciute al datore di lavoro. E che non rientrano in singoli episodi di conflitti sul luogo di lavoro. Quindi, deve provare che si tratta di una strategia persecutoria finalizzata a creare disagio e a spingerlo a licenziarsi o ad essere licenziato. In questo modo, attraverso le prove, certificati medici, la presenza di testimoni si potrebbe procedere per via legali. Un supporto importante è quello che proviene da amici e familiari. Se si comprende che venirne fuori è più complesso di quanto creduto, si può pensare di avvalersi del supporto di uno specialista, anche attraverso un percorso di psicoterapia.

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Donatella Palazzo
Donatella Palazzo
Psicologa individuale, familiare e di coppia, e scrittrice. Sessoanalista (Istituto Italiano di Sessoanalisi e Dinamiche Sessuali). Specialista delle Risorse umane. Progettista in ambito sociale e scolastico. Membro dello Staff della Casa Editrice Noitrè. L'attività comprende, tra l'altro, la valutazione dei contributi di prossima pubblicazione, l'organizzazione degli eventi da presentare al pubblico e altro in ambito culturale.

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