Il 6 ottobre 1956 il medico polacco Albert Bruce Sabin scoprì il vaccino per la poliomielite OPV (dall’inglese oral polio vaccine).
Fino ad allora era il metodo Salk ad essere riconosciuto a livello internazionale.
In pochi anni la sua sperimentazione si diffuse rapidamente su scala mondiale e il suo diventò l’unico vaccino antipolio utilizzato nel mondo.
La necessità di un vaccino per la poliomielite
All’ inizio del Novecento le epidemie di poliomielite continuavano a ripetersi a intervalli sempre più ravvicinati e gli esiti erano sempre più fatali.
I numeri raggiunti fecero sì che intorno agli anni ’50 la ricerca di un vaccino per la poliomielite fosse un’assoluta priorità per la medicina.
Il dottore Jonas Edward Salk diede vita a un vaccino antipolio che consisteva nell’utilizzo di un virus inattivato. Il suo vaccino venne adottato e distribuito in gran parte del mondo e le epidemie andarono incontro a una incoraggiante diminuzione.
Nell’aprile 1955 si verificò però il cosiddetto incidente Cutter: nel commercio finì un lotto di vaccini contaminati da un virus vivo; furono migliaia i nuovi casi di contagio e di morti.
Albert Bruce Sabin mise a punto un vaccino che a differenza di quello di Salk prevedeva l’inoculazione per via intramuscolare del virus vivo, ma attenuato.
Il vaccino non trovò in territorio statunitense un consenso facile; fu la Cecoslovacchia la prima nazione a fornire a Sabin l’opportunità di una produzione del vaccino su base industriale. Seguirono Polonia, Urss e Germania, dove non si verificarono più casi di poliomielite.
Enormi quantitativi del vaccino vennero presto immessi sul mercato e anche gli Stati Uniti non poterono fare altro che decretare l’assoluta efficacia di questo.
L’OPV è poco costoso, facile da amministrare e produce un’eccellente immunità.
L’incidenza della malattia è diminuita in maniera radicale in molti paesi industrializzati grazie alla diffusione del vaccino per la poliomielite.
Nel 1988 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’UNICEF e il Rotary International hanno iniziato un’azione congiunta che mira all’eradicazione della polio; i loro interventi hanno ridotto del 99% il numero dei casi diagnosticati all’anno. Si è passati dai 350.000 casi registrati nel 1988 ai 483 del 2001.
Albert Bruce Sabin
Nato a Bialystok nel 1906, Albert Bruce Sabin era un medico e virologo polacco naturalizzato statunitense.
Andò negli Stati Uniti nel 1921 con la sua famiglia; un loro parente benestante pagò gli studi in medicina a Sabin per far sì che potesse collaborare nel suo studio dentistico. Studiò odontoiatria alla New York University.
Quando lesse il libro I cacciatori di microbi di Paul de Kruif capì a cosa avrebbe voluto veramente dedicare la propria vita; frequentò dunque la facoltà di medicina, sempre a New York, frequentando con notevole successo i corsi di microbiologia.
Nel 1931 conseguì la laurea in medicina e iniziò a lavorare presso l’Università di Cincinnati in Ohio, dove rimase per ben 30 anni; capo della Ricerca Pediatrica dal 1946.
Come assistente del dottor William Hallock Park, noto per i suoi studi sul vaccino per la difterite, si appassionò sempre più al campo delle malattie infettive.
Iniziò a studiare con passione le malattie infettive dell’infanzia provocate da virus; si concentrò sulla poliomielite o polio che all’epoca stava mietendo numerose vittime, specialmente bambini a partire dal secondo anno di vita.
Poliomielite
La poliomielite, detta anche “paralisi infantile” o “malattia di Heine-Medin”, deriva il suo nome dalle parole greche poliòs (grigio) e myelòs (midollo).
La malattia è provocata dai Poliovirus, appartenenti alla famiglia degli Enterovirus; nella sua forma più grave, ma anche meno frequente, la poliomielite paralitica, colpisce i motoneuroni, situati nel midollo spinale. Le conseguenze sono degenerazione neuronale e quindi paralisi e atrofia muscolare e in ultimo deformazioni ossee.
Si tratta di una malattia virale acuta e contagiosa riconosciuta come malattia da Jakob Heine nel 1840; il suo agente eziologico, il poliovirus, è stato identificato nel 1908 da Karl Landsteiner.
Le sue manifestazioni sono diverse; le più gravi sono di tipo neurologico irreversibile.
Nel 1934 due studiosi americani annunciarono la creazione di un vaccino contro la poliomielite; quando si somministrò si registrarono però molte morti.
Un fallimento che determinò l’ordine di sospendere qualsiasi ricerca ufficiale sul vaccino antipolio, anche se molti laboratori continuarono a lavorare.
Roosvelt e la NFIP
Il 3 gennaio 1938 il presidente statunitense Franklin Roosvelt venne colpito da una paralisi diagnosticata come causata dalla poliomielite.
Diede vita alla National Foundation for Infantile Paralysis (NFIP), il cui scopo era quello di raccogliere fondi per la lotta contro la poliomielite, accelerare la ricerca di un vaccino e aiutare i malati.
Il 20 gennaio di ogni anno, in occasione del compleanno di Roosvelt, i cittadini statunitensi erano invitati alla March of Dimes (Marcia delle monetine) che consisteva nel versare dieci centesimi di dollari per combattere la poliomielite.
La NFIP poté, grazie ai milioni di dollari raccolti, finanziare ulteriori ricerche per scoprire un vaccino efficace.
Importanti scoperte
Nel 1939 Sabin annunciò la sua scoperta sulla natura del virus poliomielitico che attaccava le fibre nervose: contrariamente a quello che si credeva, la sede prediletta del virus era l’intestino; si trattava infatti di un virus enterico e non respiratorio.
Verso la fine degli anni ’40 si fecero importanti scoperte come l’identificazione, da parte di diversi gruppi di ricercatori, indipendentemente l’uno dall’altro, dei tre distinti tipi di poliovirus, rispettivamente indicati come: Tipo I Brunhilde, Tipo II Lansing, Tipo III Leon, una distinzione microbiologica che si rivelò essenziale per lo sviluppo di un vaccino efficace.
Nel 1949, ad Harvard, John Franklin Enders, Thomas Huckle Weller e Frederick Chapman Robbins, poi insigniti nel 1954 del Premio Nobel proprio per questa scoperta, misero a punto il metodo per far crescere in colture cellulari i virus, in particolare proprio i poliovirus e grazie alle osservazioni condotte sulle colture cellulari infettate da tali virus descrissero le lesioni che essi provocavano senza far ricorso ad animali da esperimento come le scimmie.
Nel frattempo le epidemie di polio continuavano ad aumentare.
Il vaccino di Sabin, sviluppato al Children Hospital di Cincinnati, consisteva nel virus della polio, ma attenuato, ovvero privato della capacità di provocare la paralisi delle fibre nervose. L’organismo, di fronte alla minaccia di polio, produceva gli anticorpi adatti.
Dopo una ulteriore lunga serie di prove del vaccino Sabin presentò alla Commissione per l’immunizzazione del NFIP i risultati delle esperienze condotte, sulle scimmie e gli scimpanzé del suo laboratorio, e poi su un totale di 242 persone.
Il vaccino di Salk
Salk, dottore dell’Università di Pittsburgh, conduceva da anni ricerche sulla poliomielite; mise a punto tre vaccini contro la malattia.
La sua idea era che l’organismo potesse generare gli anticorpi contro la polio anche in presenza di virus uccisi con formalina.
Il 26 aprile del 1954 la NFIP varò ufficialmente il programma di vaccinazione di massa: 422.743 bambini americani e altrettanti bambini ricevettero un “placebo”.
Nel 1955 alcuni bambini, appena vaccinati, morirono.
Il metodo Salk si rivelò inefficace perché non garantiva una protezione assoluta, sicura al 100 per cento, soprattutto nei casi di paralisi.
Preveniva molte complicazioni della malattia ma non era in grado di evitare il contagio iniziale e doveva essere somministrato mediante iniezione. Il vaccino di Sabin invece evitava di contrarre la malattia, non necessitava di ulteriori richiami ed era somministrato per via orale.
Tuttavia il vaccino Salk fu subito perfezionato e nel 1955 le autorità sanitarie degli Stati Uniti ne autorizzarono la vendita.
Il vaccino di Sabin
Sabin preparò il suo vaccino fra il 1954 e il 1955, ma al contrario di quello di Salk, Sabin dovette attendere alcuni anni; la sperimentazione in massa del suo vaccino, fatto con virus vivi e attenuati e somministrabile per bocca, richiedeva maggiori cautele.
L’approvazione delle autorità sanitarie degli Stati Uniti sul vaccino in modo che fosse disponibile subito per la vaccinazione di massa, fu molto tardiva.
Per una serie di ragioni, anche campanilistiche, Sabin non fu seguito nell’immediato: nemmeno in Polonia il suo vaccino ebbe successo.
La prima nazione a produrre il vaccino di Sabin su scala industriale fu la Cecoslovacchia, seguita dalla Polonia, da vaste zone dell’Urss, dalla Repubblica Democratica Tedesca e dalla Jugoslavia.
Dal 1959 al 1961 furono vaccinati milioni di bambini dei paesi dell’Est, dell’Asia e dell’Europa; il vaccino, autorizzato in Italia nel 1963 e reso obbligatorio nel 1966 provocò la scomparsa della malattia dal Paese.
Visti i grandiosi risultati furono immessi sul mercato notevoli quantitativi del vaccino Sabin “orale monovalente” contro il poliovirus tipo I. Successivamente fu la volta del vaccino orale di tipo II (OPV – Oral Polio Vaccine) e di quello (TOPV), valido contro tutti e tre i tipi di poliovirus.
Una volta in pensione, Sabin si dedicò a importanti studi immunologici per sconfiggere i tumori, il morbillo e la leucemia:
Una volta, alla domanda sulla differenza che fa morire per cancro o infarto rispose così:
Albert Bruce Sabin morì a Washington il 3 marzo 1993, all’età di 86 anni.
Sabin e il brevetto
Sabin non brevettò la sua invenzione, rinunciando allo sfruttamento commerciale da parte delle industrie farmaceutiche, cosicché il suo prezzo contenuto ne garantisse una più vasta diffusione della cura:
Sabin non ricevette il premio Nobel per le sue scoperte mediche, ma nella lunga carriera ricevette 40 lauree honoris causa da parte di università di tutto il mondo; in aggiunta al Premio Feltrinelli dell’Accademia nazionale dei Lincei nel 1964 e alla Medaglia Nazionale per la Scienza nel 1970.