La protagonista di questa storia è Rosemary Brown, una medium vedova casalinga inglese che, finchè ha avuto vita, ha continuato a dichiarare che la sua musica era ispirata dai grandi compositori ormai morti.
come accennato la Sig.ra Brown riteneva di essere una medium proprio come sua madre e sua nonna.
Di storie strane e particolari ne è pieno il mondo, soprattutto quando si tratta un argomento come quello dello spiritismo. Ed è qui che bisogna capire se la linea di confine è stata superata oppure no.
La signora Rosmary, a quanto dichiarato, non ha mai ricevuto lezioni di Pianoforte, tranne che da adulta e a stento riusciva a suonare ciò che scriveva.
A detta degli esperti di composizione musicale, difficilmente ci si può improvvisare scrivendo note su di un pentagramma senza fare un lungo percorso di studio. Ma andiamo per ordine.
Come tutto iniziò
Rosemary Brown prese lezioni che era ormai adulta, il suo insegnante era un ex organista; nel 1964 iniziò con la sua produzione di opere, che per una principiante destarono stupore per la complessità della struttura rispetto alle sue capacità musicali.
Da un suo racconto. la sig.ra Brown, era al pianoforte intenta a suonare per esercitarsi, all’improvviso sentì un brivido e qualcosa che le prese le mani. Era spaventata, non capiva. All’improvviso le apparve davanti il fantasma del grande pianista Franz Liszt (grande amico di Fryderyk Chopin e di Robert Schumann, nonché suocero di Richard Wagner), il quale le disse di munirsi di carta da musica e di aspettare istruzioni. Da quel momento la Brown ricevette la visita di molti altri compositori: Schumann, Rachmaninoff, Beethoven, Schubert, Brahms, Chopin, Bach e Grieg e, ovviamente, anche di Liszt. E da quel momento iniziarono le sue poderose creazioni.
Tutto ciò era inspiegabile, come poteva una donna con così poca conoscenza musicale scrivere brani così complessi? Lo scetticismo che gira intorno a questa storia è elevato, la donna ed i suoi lavori furono analizzati da musicisti, psicologi, parapsicologi, critici etc. Ognuno diede la sua teoria.
La sig.ra Brown dichiarò di aver completato la decima e l’undicesima sinfonia di Beethoven che egli non riuscì a completare perché morì, oppure una sonata di quaranta pagine di Schubert, e di molti altri musicisti.
Come precedentemente detto, Rosemary Brown, fu analizzata da molti. Gli esperti di musica analizzarono ogni riga, ogni nota, effettivamente riscontrarono delle somiglianze con i grandi dell’epoca. Il musicista, direttore d’orchestra e compositore Andrè Previn definì i lavori della Brown “di quint’ordine” il quale però ammise che anche per creare una “parodia di un capolavoro” ci vuole una certa abilità con lo strumento e con la scrittura e la conoscenza della musica.
Geoffrey Gibbs, musicologo, anlizzò il lato tecnico dei lavori della Brown, e trovò che un pezzo che ella dichiarò di aver scritto sotto dettatura di Listz, in realtà scoprì che aveva “rubato” dei pezzi da un’opera poco conosciuta di Chopin, probabilmente il tutto fatto incosciamente.
Molti sono i fattori che fanno pensare che Rosemary Brown, in realtà, non fosse una medium musicale. Anni dopo, stretti conoscenti della famiglia Brown, asserirono che nella famiglia della donna la musica era molto apprezzata e praticata; infatti la donna, sempre a detta di questi conoscenti, prendeva lezioni di pianoforte già dall’età di 7 anni. Il che spiegherebbe la capacità
della donna di scrivere pezzi quasi ex novo. Inoltre si venne a sapere che molti componenti della famiglia d’origine della Brown, soffrivano di disturbi mentali, e molto probabilmente anche i suoi genitori.
Ci fù anche l’analisi da parte di Robert Jay Kastenbaum (1936-2013), psicologo esperto di invecchiamente e della morte (La psicologia della morte è uno dei suoi testi più famosi), asserì che i brani della donna
Non avevano temi suggestivi, una struttura complessa, profondità dei sentimenti, oppure non vi era armonia, tonalità o innovazioni ritmiche, cosa che avrebbero fatto i grandi compositori del passato che, in ogni loro opera, portavano sempre delle novità strabilianti.
Conclusioni
È bello, romantico, confortante e piacevole immaginare che qualche grande del passato possa manifestarsi e continuare ad operare per mezzo di altre persone, anzi, usarle proprio come strumento musicale. In questa storia, probabilmente, l’ha fatta da padrone la solitudine e, probabilmente, qualche disordine mentale, che la rendeva vulnerabile nella cosa che forse più l’appassionava.
La storia di Rosemary Brown, ha diviso il mondo per anni, e forse continuerà a farlo, i mistici continueranno a pensare che lei fosse stata illuminata dai grandi compositori, mentre, dall’altro lato, gli scettici che continuano a ritenerla una musicista che non ha portato nulla d’innovativo.
Ma allora Rosemary Brown si è inventata tutto??? E quel tremolio e sensazione che qualcuno le prendesse la mano, era solo frutto di un disturbo? Ma se davvero Beethoven le avesse assegnato il compito di finire le sue sinfonie incompiute?
Ci lasciamo con delle domande alle quali, probabilmente, non avremo mai una risposta…a meno che non venga Rosemary Brown nei nostri sogni a raccontarci la verità.
Musica Maledetta prima parte: Nicolò Paganini ed il patto col demonio.
Musica Maledetta 2: La maledizione della nona sinfonia e la numerologia