Il 24 ottobre 2005, all’età di 92 anni, se ne andava per cause naturali Rosa Parks, eroina e simbolo della lotta della popolazione nera degli Stati Uniti contro ogni forma di discriminazione legata al colore della pelle. E pensare che tutto cominciò senza alcun clamore, con un semplice gesto, un rifiuto che però avrebbe avuto la forza di cambiare il corso degli eventi. La Parks infatti non era alla guida di un’organizzazione per i diritti civili, ma era una sarta che viveva tranquillamente del suo lavoro e che il 1° dicembre 1955 involontariamente entrò nella storia per un No che avrebbe dato forza ai movimenti dei cittadini afro-americani che si battevano per ottenere l’uguaglianza rispetto ai bianchi.
Fin dall’inizio degli Anni ’40, Rosa Parks aveva cominciato a supportare le ragioni del movimento anti-segregazione. Nel dicembre del 1955, dopo aver concluso la sua giornata di lavoro, prese un autobus per rientrare a casa. A Montgomery, in Alabama, la discriminazione razziale era piuttosto radicata tra la popolazione locale. Sui pullman, ad esempio, i posti erano distinti a seconda del colore della pelle. Siccome quelli riservati ai cittadini neri erano già tutti occupati, la sarta 42enne decise di accomodarsi in una delle file comuni dove, però – stando alla legge del posto – la priorità andava sempre e comunque ai bianchi.

Dopo qualche fermata nel bus entrò uno statunitense bianco. L’autista disse immediatamente alla signora di colore di alzarsi per lasciare il posto all’uomo. Con fermezza, ma senza alcun tipo di protesta vibrante o violenta, la Parks si limitò a dire di no, restando dov’era. Il conducente a sua volta non batté ciglio e, dopo aver fermato il mezzo di trasporto, avvisò la polizia che arrestò la donna.
Dal No di Rosa Parks alla protesta contro i bus
Bisogna ricordare che Rosa Parks non è stata la prima cittadina afroamericana a rendersi protagonista di un gesto del genere. Qualche mese prima di lei, sempre a Montgomery, Claudette Colvin, una studentessa di 16 anni, si era comportata in modo simile ma il suo gesto non aveva suscitato lo stesso clamore. Invece, quando si diffuse la notizia della sarta 42enne che era finita in manette, si scatenò un vortice inatteso di proteste. Dopo poche ore si verificarono i primi scontri nelle strade cittadine, mentre i maggiori esponenti del movimento contro la segregazione – tra i quali vi era Martin Luther King – organizzarono degli incontri per pianificare delle proteste significative.

Si arrivò così al Montgomery Bus Boycott, in base al quale da quel momento nessun cittadino di colore sarebbe più salito su un mezzo pubblico. Non si trattò affatto di una dimostrazione fugace, anzi, andò avanti per più di un anno e termino solo quando fu sancita l’abrogazione della legge sulla segregazione. Nel 1956, infatti, le vicende che avevano coinvolto Rosa Parks e Claudette Colvin furono sottoposte al giudizio della Corte Suprema. Questa sentenziò che la segregazione era incostituzionale e ribadì la sua posizione anche dopo i ricorsi presentati dallo Stato dell’Alabama e dalla città di Montgomery.
Parks: come cambiò la sua vita dopo il rifiuto sull’autobus
Rosa Parks da quel 1° dicembre 1955 divenne eroina e icona delle battaglie dei neri d’America contro razzismo e segregazione. In diverse occasioni fu menzionata e omaggiata da Martin Luther King, e anche Barack Obama, primo presidente degli Stati Uniti afroamericano, la citò in numerose circostanze. Eppure la protagonista della «ribellione dell’autobus» continuò a non avere vita facile.
Rosa Parks: la donna che cambiò la storia dei diritti civili
Infatti, se da un lato venne osannata ed elogiata dagli attivisti contro la discriminazione razziale; dall’altro fu perseguitata dagli esponenti delle organizzazioni favorevoli alla segregazione che arrivarono persino a minacciarla di morte. Per questo motivo, non riuscendo più a trovare un lavoro stabile nella sua città, la Parks si vide costretta ad andare via, trasferendosi negli Anni ’60 a Detroit dove trovò un’occupazione come sarta.

Le cose per lei migliorano a partire dal 1965 quando divenne segretaria di John Conyers, membro del Congresso, mantenendo la sua posizione lavorativa fino al 1988. Dovette attendere fino al 1999 per ottenere dalle mani dell’allora presidente Usa Bill Clinton la Medaglia d’oro del Congresso, l’onorificenza civile più importante degli States.