Ha accumulato le sue ricchezze soprattutto con la pesca a strascico e con il petrolio, eppure in questi ultimi tempi ha deciso di dare il proprio contributo alla lotta per la tutela dell’ambiente e soprattutto dei mari. Kjell Inge Rokke, magnate norvegese, sta facendo costruire lo yacht più grande del mondo che servirà anche e soprattutto per sostenere la ricerca sullo stato di salute degli oceani e per trovare delle soluzioni adeguate al problema.
Rev Ocean: c’è anche l’Italia nella nave che salverà i mari dalla plastica
Al momento il progetto è ancora nella sua fase iniziale, poiché si sta lavorando soprattutto allo scafo della lussuosa barca. Dopodiché si provvederà all’installazione di un sottomarino, di uno spazio destinato all’atterraggio degli elicotteri, di tre piscine e vasche idromassaggio. A questi ricchi dettagli se ne aggiungeranno altri dagli scopi molto più seri e concreti, infatti è previsto che il natante ospiti pure otto laboratori e un dispositivo tecnologico controllabile a distanza in grado di esplorare i fondali fino ad una profondità di 19.000 piedi.
L’investimento è di quelli da capogiro: si parla di circa 350 milioni di dollari per completare l’imbarcazione che rientra nel più ampio piano REV Ocean. La sua «creatura» è destinata a diventare la più grande al mondo, dotata di tutti i confort, eppure il magnate norvegese non si scompone e ribadisce qual è la reale finalità del suo super-yacht. Ospiterà gratuitamente gli scienziati provenienti da tutto il mondo che così potranno valutare con attenzione la quantità di rifiuti presenti negli oceani, analizzare lo stato di conservazione degli habitat marini e i livelli di acidità dell’acqua. Quando la ricca imbarcazione non servirà agli studiosi, Rokke potrà utilizzarla per concedersi un po’ di svago, oppure la affitterà ad altri ricchi colleghi, destinando alla ricerca ambientalistica tutti gli introiti del noleggio.
Il progetto REV Ocean è nato nel 2017
La realizzazione del mega-yacht è il primo tassello del piano senza scopo di lucro REV Ocean lanciato da Rokke alla fine del 2017. Quando ha dato il via al suo impegno ambientalista, l’imprenditore ha contattato Nina Jensen che in quel periodo era alla guida della sezione norvegese del WWF. L’attivista, quando ha ricevuto dal magnate della pesca e delle trivellazioni la proposta di collaborare con lui, di primo acchito gli ha risposto con un secco rifiuto.
Il miliardario però non si è arreso e ha continuato parlare con l’ambientalista per convincerla della bontà e concretezza della sua iniziativa. E così, dopo vari confronti, alla fine la Jensen ha accettato di porsi alla guida di REV Ocean, definendo «magica» l’insolita alleanza tra una biologa ecologista e un capitalista industriale. L’attività della fondazione no-profit non è legata soltanto alla realizzazione del super-yacht. Infatti si propone anche di ridurre la presenza della plastica negli oceani a partire dal Ghana, e di studiare in maniera approfondita la condizione delle acque marine di tutto il mondo.
Chi è Kjell Inge Rokke: il magnate diventato «ambientalista»
Kjell Inge Rokke attualmente ha un patrimonio stimato intorno a 1,7 miliardi di dollari provenienti dalla sua attività petrolifera e dalla gestione dell’azienda ittica American Seafood. Nato a Molde, in Norvegia, non proviene da una famiglia benestante: il padre lavorava come ebanista mentre la madre era una contabile. A causa della sua dislessia, da ragazzo Kjell Inge è costretto a lasciare la scuola quando frequenta la seconda media, con l’insegnante che lo umilia dinanzi a tutta la classe dicendogli: «Il giorno in cui prenderai la patente, dovrai considerarlo un successo».
Dopo aver abbandonato gli studi, lavora come marinaio su una barca da pesca norvegese, mentre a 21 anni si trasferisce a Seattle, negli Stati Uniti, a bordo di un peschereccio. Queste esperienze però lo minano profondamente nell’animo, infatti in alcune interviste Rokke ha confessato che in quel periodo andava avanti senza avere alcun progetto per il futuro. A un certo punto, però, decide che è giunto il momento di diventare finalmente autonomo e indipendente, e il primo modo per farlo è quello di risparmiare denaro anche a costo di fare dei sacrifici.
Mentre i suoi amici si concedono delle vacanze in Messico o alle Hawaii, lui continua a costruire degli attrezzi per la pesca in barca e nel 1982 riesce ad accumulare un tesoretto di 75mila dollari che gli permette di dare un acconto per acquistare la sua prima imbarcazione, un peschereccio da 69 piedi. Dopo circa due anni, però, questo viene distrutto da un incendio, e così il giovane Rokke ne compra un altro che, tuttavia, affonda in mare. A questo punto si vede costretto a stringere degli accordi con tutti i venditori ai quali doveva dei soldi e impiega sette anni per appianare i suoi debiti.
Il giovane imprenditore però non si arrende e riesce a convincere le banche a continuare a dargli fiducia e ad erogargli dei prestiti, e così nel 1987 ha la possibilità di contare su una piccola flotta di barche, e fonda un’azienda di pesca che chiama American Seafoods. L’attività continuativa dei suoi pescherecci gli consente di arrivare a circa 18 milioni di dollari di vendite all’anno: i pesci pregiati vengono sfilettati e immessi in commercio, mentre con altre parti si producono olio e farina di pesce. Tutto ciò consente alla società di espandersi anche a livello internazionale, anche se cominciano a piovere accuse di pesca a strascico selvaggia soprattutto in ausilio con Russia e Argentina.
Nel 1990, quando la Norvegia attraversa una pesante crisi economica, l’imprenditore decide di dare una mano immettendo liquidità con l’acquisizione di alcune ditte: acquista un’azienda di abbigliamento, una di immobili ad uso commerciale ed un’altra che si occupa di articoli sportivi. Nel 1996 invece entra in Aker, una società norvegese che si occupa di costruzioni navali e di trivellazioni. Col tempo diventa di sua proprietà.
Negli Anni Duemila, esattamente nel 2002, il miliardario ha problemi con la giustizia. Riscontra problemi nell’ottenere la licenza per la costruzione del suo yacht Celina Bella: per facilitare l’operazione, versa 10mila dollari a dei funzionari norvegesi, ma ovviamente questa è un’azione illegale. Quando l’intera operazione viene scoperta, nonostante affermi di non sapere che avesse agito illecitamente, l’imprenditore viene condannato ad una pena di 120 giorni di galera, anche se poi ne sconta soltanto 23.
Quando lascia il carcere continua ad investire nel settore dell’energia, fondando il gruppo petrolifero Aker Drilling e nel 2015 entra in possesso della Marathon Oil Norway per 2,7 miliardi di dollari. Due anni dopo arriva la (parziale) svolta quando decide di impegnarsi anche nella tutela dell’ambiente e dei mari con REV Ocean.