Sono 43mila gli iscritti negli ultimi due mesi ai 21 canali di Telegram che contengono foto e video di atti erotici e sessuali pubblicati senza il consenso o la consapevolezza delle vittime. Si tratta di un fenomeno già tristemente conosciuto: il revenge porn. Dal 9 agosto del 2019, questo comportamento costituisce reato anche in Italia.
Le foto come monete di scambio
Spesso ciò che porta gli utenti (quasi tutti uomini) a diffondere le foto delle proprie ex sono motivi di vendetta. A volte, però, il materiale pornografico diventa moneta di scambio. Infatti, in questi gruppi, è come se il valore di una foto fosse direttamente proporzionale al suo essere reale, il tutto all’interno di un’economia del baratto dove ad essere scambiate sono le vite delle vittime inconsapevoli.
Tra i diversi materiali condivisi esiste un oggetto di culto in particolare: la “Bibbia 5.0”, un enorme file contenente gli scatti di migliaia di vittime di revenge porn, catalogate per provenienza ed esposte con nome, cognome e volto visibile.
Il peggio è infatti che, oltre al materiale pornografico divulgato senza consenso, vengono diffusi anche i numeri di telefono e recapiti social delle vittime, seguiti spesso da richieste esplicite di “rendere la vita impossibile” alle ex partner. Si tratta di una vera sistematizzazione di azioni di stalking.
Il culmine di questo fenomeno perverso si raggiunge forse con la diffusione di materiale pedopornografico, spesso pubblicato dagli stessi genitori, con vittime che a volte non hanno neanche 10 anni.
Perché Telegram?
La scelta di Telegram come canale social su cui scambiare materiale di questo genere è semplice. Questa piattaforma, infatti, garantisce il pieno anonimato. Un valore certo molto importante, che più volte garantisce l’esistenza di un’opposizione ai regimi più oppressivi. Ma qui, l’anonimato, è visto solo come una garanzia di impunità. Un modo per rovinare tranquillamente la vita di altre persone senza essere rintracciati.
Infatti, sembra essere molto difficile ritracciare i partecipanti ai diversi gruppi. Sono pochi quelli che hanno un account collegato ad un numero di telefono e ad un’identità reale. In più, ogni volta che Telegram chiude un gruppo in quanto “utilizzato per diffondere contenuti pornografici”, un messaggio fissato nella parte superiore della chat reindirizza a un “gruppo di riserva”. In questo modo fermare la creazione di nuovi canali e rintracciare le identità dei partecipanti diventa sempre più difficile.