venerdì, Gennaio 24, 2025

Reddito di cittadinanza: come funziona

Negli ultimi quaranta anni il numero dei Paesi poveri è raddoppiato e l’Italia è diventata il secondo paese più povero d’Europa dopo la Grecia. In Italia un milione e 600 mila famiglie vive al di sotto della soglia di povertà, che vuol dire 4,7 milioni di persone. Sono tutti dati ufficiali: delle Nazioni Unite, di Eurostat e dell’Istat.

Il tema della povertà è quindi diventato uno dei temi più importanti del dibattito politico. Nel 2017 il Governo Gentiloni ha varato il Reddito di inclusione sociale che ha unificato le diverse misure di contrasto alla povertà già in atto. E durante l’ultima campagna elettorale sono emerse altre proposte, come il reddito di dignità del centrodestra e il raddoppio del REI proposto dal Partito Democratico.

Ma tra le misure di contrasto alla povertà di cui si è più parlato in questi anni c’è il Reddito di cittadinanza. E questo grazie alla proposta di legge 1148 del 2013 presentata al Senato dal Movimento 5 Stelle. Anche se Reddito di cittadinanza è utilizzato in questo caso in maniera impropria.

COS’E’ IL REDDITO DI CITTADINANZA

Nel corso del tempo l’idea di reddito di cittadinanza ha assunto diverse forme e diversi modelli di applicazione. La sua storia è cominciata nel 1797 con l’opera del filosofo inglese Thomas Paine, che l’ha proposta per la prima volta nel suo testo dal titolo La giustizia agraria. E’ stata poi ripresa da filosofi ed economisti di diverse estrazioni politiche e culturali, da socialisti come Joseph Charlier a liberali come Milton Friedman e Friedrich von Hayek.

E’ UN REDDITO INCONDIZIONATO

Il tratto comune a tutti i modelli proposti, almeno nelle sue versioni più moderne, è che il reddito di cittadinanza è “un reddito erogato in modo incondizionato a tutti, su base individuale, senza alcuna verifica della condizione economica o richiesta di disponibilità a lavorare” (Basic Income Earth Network).

Per entrare un po’ di più nel dettaglio vediamo quali sono le caratteristiche principali che l’idea di reddito di cittadinanza ha assunto nel corso del tempo:

• prestazione monetaria elargita a scadenza regolare;

• finanziato con le tasse;

• non viene a sua volta tassato;

• per riceverlo basta essere cittadini (o residenti regolari);

• viene dato agli individui (e non alle famiglie, ad esempio);

• viene erogato a prescindere da reddito del beneficiario;

• non dipende dalla disponibilità a cercare un lavoro.

Il reddito di cittadinanza è quindi una prestazione monetaria, un trasferimento in denaro e non in natura, dove con natura si deve intendere servizi come sanità, istruzione, eccetera. Viene finanziato da una tassa sui redditi riformata, dove però non sono più possibili deduzioni o detrazioni fiscali. In molte proposte l’aliquota marginale di imposta è costante (flat rate). Ma non viene a sua volta tassato.

NON E’ OBBLIGATORIO PARTECIPARE A CORSI DI FORMAZIONE

Il reddito di cittadinanza viene elargito su base individuale in modo da accompagnare tutta la vita del beneficiario. Per riceverlo non è necessario partecipare a nessun programma di reinserimento sociale o lavorativo.

Nelle sue forme più estreme il reddito di cittadinanza diventa un trasferimento unico, nel senso che incorpora tutti gli altri tipi di trasferimento monetario dallo stato ai cittadini, sia di tipo previdenziale che assistenziale. La pensione, ad esempio, sarebbe parte del reddito di cittadinanza.

E’ stato anche chiamato reddito di base, nelle versioni che vogliono estenderlo anche ai non cittadini, come ai residenti regolari da un numero prefissato di anni. La locuzione reddito di base vuole appunto sottolineare l’estensione oltre la cittadinanza.

IN COSA SI DIFFERENZIA DAL REDDITO MINIMO GARANTITO

Il reddito di cittadinanza non deve essere confuso con il reddito minimo garantito. Quest’ultimo è una forma di trasferimento economico che dipende dalle condizioni di reddito e/o di patrimonio del potenziale beneficiario. E dalla disponibilità a intraprendere percorsi di reinserimento lavorativo. Forme di sostegno al reddito con queste caratteristiche sono previste da quasi tutti i sistemi di welfare state.

In Italia, ad esempio, è stato da poco istituito il Reddito di Inclusione sociale (REI), che dal 1° gennaio del 2018 è diventato lo strumento unico per la lotta alla povertà. Il REI verrà assegnato a chi presenterà alcuni requisiti di tipo economico, la così detta prova dei mezzi. E che accetterà di seguire programmi di integrazione lavorativa e sociale. E’ quindi uno strumento selettivo, una integrazione di reddito rivolta solo ad alcuni. Altra forma di sostegno al reddito non universale sono gli Assegni familiari.

LA PROVA DEI MEZZI

Con prova dei mezzi si intende una serie di procedimenti che servono a verificare se le condizioni economiche di un individuo o di una famiglia siano inferiori a un livello prestabilito. Questo livello minimo è a sua volta definito da una serie di indicatori che riguardano di solito il reddito e il patrimonio. Come ad esempio il reddito individuale e familiare, il patrimonio immobiliare (case e terreni) e mobiliare (titoli finanziari, conti bancari, eccetera). Se dopo la prova dei mezzi risulta che la situazione economica del possibile beneficiario è inferiore al livello stabilito, quest’ultimo avrà allora diritto alla prestazione prevista, che sia un trasferimento di denaro o la prestazione di un servizio.

ASPETTI POSITIVI DEL REDDITO DI CITTADINANZA

Elencare gli aspetti positivi del reddito di cittadinanza non è una cosa facile. Esperienze reali, davvero universali e che si siano protratte per un periodo abbastanza lungo non ce ne sono. Fatta eccezione per l’Alaska, come abbiamo visto sopra. Quello che possiamo riportare viene dagli studi e dalla letteratura sull’argomento.

Le principali conseguenze positive dell’introduzione del reddito di cittadinanza sembrano essere la semplificazione amministrativa, la possibilità di evitare la trappola della povertà, un mercato del lavoro più flessibile e una maggiore coesione sociale.

SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA

Un primo aspetto positivo di una sua applicazione reale potrebbe essere la semplificazione amministrativa. Il reddito di cittadinanza è per tutti, e quindi non ci sono soglie di povertà da definire. E nemmeno criteri economici e sociali da controllare per assegnarlo. Per lo stesso motivo non ci saranno persone che lo prenderanno senza averne diritto, o persone che non lo avranno avendone invece il diritto. Non ci sarebbero quindi procedimenti, moduli da compilare, appuntamenti da rispettare e nemmeno strutture adibite alla gestione di tutto questo.

EVITARE LA TRAPPOLA DELLA POVERTA’

Si chiama “trappola della povertà” quel meccanismo che disincentiva la ricerca di un nuovo lavoro quando si riceve un sussidio. Spesso, infatti, l’integrazione di reddito tipica degli interventi volti a garantire un reddito minimo, è proporzionale alla distanza tra il reddito del potenziale beneficiario e la soglia di povertà. Nel momento in cui il beneficiario trova un nuovo lavoro, la distanza si riduce e con essa si riduce il sussidio. Se la soglia dovesse essere superata con i propri mezzi, allora il sussidio verrebbe sospeso. E l’ormai ex beneficiario si ritroverebbe con gli stessi soldi e più lavoro. Per questo, a volte, chi riceve una integrazione di reddito preferisce non cercare un nuovo lavoro. Il reddito di cittadinanza, nella sua versione “originaria”, viene invece dato comunque. E chi lo ricevere può comunque decidere se lavorare oppure no.

MERCATO DEL LAVORO PIU’ FLESSIBILE

Altri effetti positivi potrebbero manifestarsi nella disponibilità ad accettare lavori con contratti flessibili, data la sicurezza di un reddito di base. E nella maggiore propensione a intraprendere una attività imprenditoriale. Il reddito di cittadinanza potrebbe quindi rendere più flessibile il mercato del lavoro e rendere più imprenditivo il tessuto economico generale.

MAGGIORE COESIONE SOCIALE

Un reddito di base dato a tutti potrebbe anche aumentare la coesione sociale, attraverso l’affermazione e l’allargamento dei diritti di cittadinanza.

ASPETTI NEGATIVI DEL REDDITO DI CITTADINANZA

Anche le critiche al reddito di cittadinanza provengono da riflessioni teoriche e simulazioni matematiche. Come prima cosa costerebbe tantissimo, potrebbe poi disincentivare la crescita del capitale umano. E anche la sua efficacia come strumento di lotta alla povertà sembra a molti discutibile.

COSTEREBBE TANTISSIMO

La prima critica, in senso di importanza, riguarda la sostenibilità del sistema. E’ stato calcolato che per l’Italia, con un reddito di cittadinanza unico (che accorpi tutti gli altri trasferimenti e anche le pensioni) e che possa dare un sostegno soddisfacente, la pressione fiscale dovrebbe superare il 50% del prodotto interno lordo.

DISINCENTIVO ALLA CRESCITA DEL CAPITALE UMANO

La seconda critica è invece di tipo etico. Il reddito di base sarebbe un guadagno senza impegno proprio perché concesso a tutti, anche a chi non intende cercare un lavoro. E potrebbe rappresentare un disincentivo alla crescita del capitale umano.

DUBBIA EFFICACIA CONTRO LA POVERTA’

Potrebbe anche rivelarsi uno strumento meno efficace nella riduzione della povertà rispetto agli interventi selettivi. Se la misura dell’efficacia considera quanto speso rispetto ai risultati ottenuti, è allora del tutto probabile che il reddito di cittadinanza risulti meno efficace degli interventi mirati proprio perché, anche a parità di risultati, costerebbe molto di più.

ESPERIENZE DI REDDITO DI CITTADINANZA

Un vero e proprio reddito di cittadinanza esiste solo in Alaska, con il Permanent Fund Dividend. In altri paesi, come Olanda, Kenya e Finlandia, sono in corso sperimentazioni. E in altri lo saranno in un prossimo futuro, come in Canada, Scozia e Francia. Ma si tratta appunto di esperimenti limitati nell’ambito di applicazione e nella durata temporale, i cui risultati sono difficilmente estendibili ad altre realtà.

E anche l’esperienza dell’Alaska è molto particolare. Da circa trent’anni lo Stato trasferisce le entrate delle concessioni per lo sfruttamento dei pozzi petroliferi a un fondo di investimento vincolato. Parte di questi trasferimenti vengono investiti nei mercati finanziari. E una quota dei guadagni del fondo viene pagata ogni anno a ogni cittadino residente da almeno due anni. Dal 2000 a oggi, l’importo medio annuo del trasferimento si è collocato tra i 900 e i 2000 dollari.

LA PROPOSTA DEL MOVIMENTO 5 STELLE

Negli ultimi anni, in Italia, si parla di reddito di cittadinanza grazie alla proposta di legge del Movimento 5 Stelle. La proposta del Movimento 5 Stelle è però, a oggi, più in linea con il concetto di reddito minimo garantito che non con vero e proprio reddito di cittadinanza. Anche se il reddito di cittadinanza, inteso in senso pieno, viene posto come obiettivo di lungo periodo.

La misura proposta dal Movimento 5 Stelle (disegno di legge 1148 del 29 ottobre del 2013) prevede un intervento statale per garantire a tutti un reddito minimo che non sia inferiore alla soglia di povertà stabilita. E cioè una integrazione che colmi la distanza tra il reddito effettivamente guadagnato e quello che dovrebbe essere il reddito minimo garantito.

Per una persona che vive da sola, ad esempio, questa soglia è ad oggi di 780 euro. Qualora il reddito della persona fosse inferiore, lo Stato interverrebbe per colmare il divario. Altro esempio: per due genitori con un figlio a carico, la soglia sarebbe di 1560 euro. E questo vale in ogni caso, che si sia occupati, disoccupati o pensionati.

Non sarebbe quindi un intervento universale, come dovrebbe essere il reddito di cittadinanza, ma un intervento selettivo. Il beneficiario dovrebbe inoltre partecipare a progetti di formazione e di reinserimento sociale, pena la perdita dell’integrazione. Nulla di diverso da Reddito di inclusione sociale, in termini di struttura dell’intervento. Anche se il M5S prevede stanziamenti molto più corposi.

I REQUISITI PER OTTENERLO

Per ottenere il reddito di cittadinanza, e per mantenerlo, bisogna:

• iscriversi a un centro per l’impiego e sottoscrivere la dichiarazione di immediata disponibilità;

• iniziare un percorso di reinserimento lavorativo;

• offrire la propria disponibilità per progetti lici di utilità sociale;

• frequentare corsi di qualificazione o riqualificazione professionale;

• impegnarsi nella ricerca attiva del lavoro;

• comunicare tempestivamente qualsiasi variazione di reddito;

• accettare uno dei primi tre lavori che verranno offerti.

QUANTO POTREBBE COSTARE

Secondo il Movimento 5 Stelle Il Reddito di Cittadinanza fatto in questo modo costerà allo stato 16 miliardi di euro. Ma come sempre accade in questi casi, esistono anche stime diverse. Alcune arrivano fino a 29 miliardi, come quella elaborata da LaVoce.info.

E le ipotesi di copertura del Reddito di cittadinanza elaborate da M5S sono di tagli di spesa di circa 20 miliardi di euro, da realizzare tassando il gioco d’azzardo, le banche, le compagnie petrolifere e tagliando i finanziamenti ai giornali e alla politica.

REDDITO DI DIGNITA’: LA PROPOSTA DI SILVIO BERLUSCONI

Anche il Reddito di dignità proposto da Silvio Berlusconi va in una direzione diversa da quella del Reddito di cittadinanza. A oggi lo strumento non è ancora stato definito nella sua interezza. Da quello che ha detto lo stesso Berlusconi, però, consisterebbe in una integrazione di reddito per chi guadagna meno di 1000 euro al mese. Una integrazione che porterebbe il reddito mensile al livello di dignità stabilito da Istat, e che dipenderà anche dal numero dei figli a carico e dalla zona del paese dove la persona vive. E’ quindi un intervento selettivo e sottoposto alla prova dei mezzi, cosa quindi diversa dal Reddito di cittadinanza.

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