Rapporto immigrazione 2020. I dati sugli stranieri in Italia

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Il Rapporto Immigrazione 2020, pubblicato da Caritas Italiana e della Fondazione Migrantes, rappresenta ogni anno un momento importante per la società Italiana. In particolare nella complessa congiuntura determinata dalla pandemia di Covid-19. Infatti il Rapporto ci aiuta a mettere a fuoco le coordinate fondamentali del fenomeno migratorio.

La ricchezza di questo testo – spiegano i promotori del rapporto – è dovuta anzitutto alla competenza di chi ha curato i diversi contributi. Ovvero chi ha conoscenza diretta e personale delle questioni trattate. Il documento ci mostra come la realtà e le problematiche dell’immigrazione vadano comprese a tutto tondo, mettendone in luce la relazione e il mutuo rimando. Non è possibile, infatti, realizzare un’efficace accoglienza dei migranti se si cura solo l’aspetto economico o lavorativo. Ignorando quindi la dimensione sociale e relazionale.”

Qui di seguito riportiamo alcuni passaggi del rapporto. Dati e numeri per conoscere e comprendere il fenomeno migratorio e il suo impatto sulla vita economico-sociale dell’Italia.

La presenza dei cittadini stranieri in Italia

Gli ultimi dati sulla situazione demografica italiana diffusi dall’Istat confermano le tendenze in atto da alcuni anni: progressiva diminuzione della popolazione residente (-189 mila unità), in particolare nelle regioni del Mezzogiorno.

Se fino a un decennio fa l’aumento della popolazione straniera seguiva un ritmo significativo, da qualche anno il trend è in diminuzione (dal 2018 al 2019 appena 47 mila residenti e 2.500 titolari di permesso di soggiorno in più), accompagnato da altri segnali “negativi”, come la diminuzione delle nascite (da 67.933 nel 2017 a 62.944 nel 2019) e le minori acquisizioni di cittadinanza (passate da 146 mila nel 2017 a 127 mila del 2019).

Considerando il dato complessivo sui cittadini stranieri residenti in Italia (compresi, dunque, i cittadini comunitari), che in base alle elaborazioni Istat al 1° gennaio 2020 ammontano a 5.306.548 (con un’incidenza media sulla popolazione italiana dell’8,8%), la maggior quota è rappresentata dai rumeni (1.207.919).

Il valore economico dei flussi migratori

L’occupazione dei cittadini stranieri continua a dare segnali di crescita. Tuttavia non si registrano significativi avanzamenti nella qualità del lavoro. Permangono le criticità che studi e Rapporti sul tema sottolineano da anni: ovvero la tendenziale concentrazione in alcuni specifici settori, in cui le qualifiche e le mansioni ricoperte sono per lo più a un basso livello professionale o contrattualizzate a tempo (o con modalità precarie).

Infatti il rapporto immigrazione 2020 mette in particolare evidenza le differenze retributive con i lavoratori italiani. C’è ancora scarsa partecipazione delle donne (soprattutto di alcune nazionalità) al mercato del lavoro. L’adibizione a lavori manuali è costante, con scarsa preparazione anche rispetto ai rischi per la sicurezza. Ancora scarse le prospettive di crescita professionale dei più giovani almeno stando alle attuali tendenze.

L’approfondimento dedicato all’apporto economico dell’immigrazione parla chairo. In Italia nel 2018 il contributo dei migranti al PIL è stato di 139 miliardi di euro, pari al 9% del totale. I circa 2,3 milioni di contribuenti stranieri hanno dichiarato 27,4 miliardi di redditi, versando 13,9 miliardi di contributi e 3,5 miliardi di IRPEF. L’IVA pagata dai cittadini stranieri è stimata in 2,5 miliardi.

Si tratta di dati che confermano il potenziale economico dell’immigrazione che, pur richiedendo notevoli sforzi nella gestione, produce senza dubbio benefici molto superiori nel medio-lungo periodo.

Leggi il nostro articolo sul Rapporto Immigrazione e Imprenditoria

Scuola e Università

La presenza degli alunni stranieri si attesta come una componente sempre più fondamentale e consistente. Nell’anno scolastico 2018-2019 ha visto la perdita di 100 mila studenti italiani (-1,3%). In aumento di studenti con cittadinanza straniera, per lo più di seconda generazione, di quasi 16 mila presenze rispetto all’anno precedente.

I tassi di scolarità riportati nel rapporto immigrazione 2020 ci consentono di misurare indirettamente i livelli di integrazione dei giovani cittadini stranieri sul territorio. Infatti, nelle fasce di età 6- 13 anni i sopracitati tassi sono vicini a quelli degli italiani, mentre nell’ultimo biennio di scuola secondaria di II grado scendono al 66,7%.

Circa l’esito dei percorsi scolastici, nell’a.s.2017/2018 gli studenti italiani in ritardo sono risultati il 9,6%, contro il 30,7% degli studenti con cittadinanza non italiana. Questi ultimi sono anche quelli a più alto rischio di abbandono, pari al 33,1%, a fronte di una media nazionale del 14,0%.

Povertà in tempo di Covid-19

Secondo l’Istat nel 2019 gli individui di nazionalità non italiana in povertà assoluta sono quasi 1 milione e 400 mila, con una incidenza pari al 26,9%. Le famiglie in povertà assoluta sono composte nel 69,6% dei casi da famiglie di soli italiani e per il restante 30,4% da famiglie con stranieri.

L’incidenza di povertà assoluta è pari al 22,0% (25,1% nel 2018) per le famiglie con almeno uno straniero (24,4% per le famiglie composte esclusivamente da stranieri) e al 4,9% per le famiglie di soli italiani.

Secondo quanto riportato dal rapporto immigrazione 2020 le restrizioni imposte dal lockdown su vari aspetti della vita sociale (il divieto di spostamento sul territorio, la necessità di rimanere a casa, l’interruzione della frequenza scolastica, ecc.) avrebbero penalizzato fortemente le famiglie immigrate, anche a causa di una situazione lavorativa e logistica che già in partenza si presenta notoriamente più debole di quella degli italiani.

Leggi il rapporto immigrazione 2020