Attualmente in Libia, secondo l’Organizzazione Internazionale delle migrazioni che ha recentemente lanciato un nuovo allarme, circa 265mila persone sono in fuga da povertà e guerre che non sembrano avere una fine. Da quando la rotta balcanica è stata chiusa, per arrivare in Europa, la Libia rimane un luogo di passaggio obbligatorio, in particolare per chi prova a scappare dalle zone dell’Africa sub-sahariana.
I sopravvissuti a questi orribili viaggi verso un ipotetica “vita migliore”, raccontano sempre più spesso di storie agghiaccianti dei loro ” viaggi della speranza” e le foto che circolano sul web sono un’ulteriore testimonianza di questi vergognosi episodi.
Colpi di martello, scomparse di minori ( vittime spesso del traffico di organi gestito dalla criminalità organizzata a livello internazionale), sacchetti di plasticati incendiati sulle schiene nude, sono alcune delle violenze che subiscono donne, uomini e bambini. In particolare, emerge dai racconti di chi è riuscito a resistere a queste torture, come siano sempre più diffuse le violenze sessuali sulle donne in partenza dal Corno d’Africa, costrette ormai ad iniettarsi eccessive quantità di ormoni per evitare le gravidanze.
Un fenomeno dal volto disumano e criminale che rischia davvero di diventare incontrollabile, alimentato sempre più dall’odio, dall’egoismo e dall’illegalità. Tremila i morti “invisibili” nel mar Mediterraneo fino ad ora, dati ufficiali che non bastano a raccontare la tragedia delle morti in mare. Dei migliaia di corpi “invisibili” e dispersi senza un nome e senza un volto che poco alla volta il Mediterraneo si porta giù, nell’abisso.
I vivi, donne e bambini soprattutto, riportano un disturbo postraumatico da stress. Le famiglie devono essere considerate le vere vittime di questi naufragi e devono essere coinvolte il più possibile dalle autorità nel processo di identificazione e di inumazione. Di fronte a questo fenomeno delle violenze e morti in mare, che è in aumento, l’Italia è stata lasciata sola dai partner europei, il sostegno per ora passa solo attraverso commoventi parole pronunciate dietro un microfono dal Parlamento Europeo e qualche fondo recentemente stanziato, ma non è ancora chiaro quando e come verrà utilizzato. La modalità cui li trattiamo da morti, in fondo, non parla del fatto che non li consideriamo uguali a noi.. neanche da vivi?!