Ramin e Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian: ALLUVIUM

ALLUVIUM è un corpus di opere a cui gli artisti Ramin e Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian hanno lavorano negli ultimi due anni. Negli spazi dell’Ospedaletto i visitatori di fanno strada nel passaggio creato dalle strutture, attraversando un happening di molecole e negoziando la propria presenza nelle composizioni di opere.


ALLUVIUM: coreografia narrante di ferro e argilla


Che tipo di lavoro hanno realizzato Ramin e Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian?

Pittura e collage su piatti d’argilla, tenuti in delicato equilibrio da barre di metallo sospese, creano strutture molecolari. Ogni pezzo è incentrato su immagini accuratamente selezionate dagli artisti che nel processo creativo attingono al flusso infinito di informazioni a cui possiamo accedere. Le rappresentazioni principali delle notizie provengono principalmente da agenzie locali, unite agli articoli dei media occidentali. Gli autori scelgono in base alla complessità della lettura, preferendo i pezzi che offrono molteplici punti di vista. Sovrapposte, replicate, modificate secondo nuove simmetrie e rese astratte dall’inserimento di superfici piane. Quindi una nuova narrazione visiva, in cui la raffigurazione iniziale, non riconoscibile, innesca una memoria collettiva di un evento conosciuto.

Il lavoro sulle immagini

Le immagini emergono da un processo dialettico: interrogativo e disaccordo, coesistenza e interfaccia. Gli artisti intervengono sulle informazioni, aggiungendo nuovi livelli materiali e concettuali. Le rappresentazioni appena prodotte hanno un aspetto grezzo e aprono uno spazio vuoto dove gli spettatori possono negoziare. Il buco nelle opere nate per il consumo agisce dunque da resistenza a nozioni acritiche e preconcette. L’osservatore deve confrontarsi con una narrazione incompleta, complessa e talvolta incoerente.

Le opere e le strutture molecolari

Le strutture molecolari sono testimoni storici, registrando i nostri tempi, aggiungendo una nuova dimensione alla caotica condizione attuale. Le immagini si intrecciano a frammenti di poesie e citazioni, oltre a confrontarsi alla quotidianità. La ripresa dei bombardamenti in Palestina e Israele trasmesse dai telegiornali mostrano entrambe le fazioni. Le opere però sfidano le letture univoche. Di importanza fondamentale nello sviluppo della danza delle particelle è la ricerca del Judson dance Theatre e lo studio dei gesti prosaici. Gli artisti superano la narrazione e l’espressione, rinunciano al virtuosismo, per un’indagine che predilige l’improvvisazione. Un lavoro che mette in rilievo la natura processuale del ballo rispetto alla sua esecuzione.

Il movimento per Ramin e Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian

L’interesse del movimento come aspetto privilegiato dei rituali e dei raduni collettivi è centrale nell’uso della danza come forza organizzativa. I piatti delle installazioni tengono traccia e trasmettono memorie e concetti e permettono un’interpretazione basata sulla coevoluzione. Per Ramin e Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian il ballo consente quindi alle immagini di germogliare sulle superfici piane dell’argilla. L’opening dell’opera con cocktail e dj-set è in programma venerdì 22 aprile, dalle 18 alle 21. I Professional days sono il 20 e 22 dalle 9 alle 18; nelle stesse giornate anche l’incontro con gli artisti dalle 10.30 alle 12.30.

Immagine da cartella stampa

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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