Ragazzo ucciso a Napoli, la sorella mette sui social le foto del cadavere

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La famiglia di Davide Bifolco ha diffuso alcune foto del cadavere del 17enne. In una di esse, postata sul profilo Facebook della sorella, si vede un foto nella parte alta e sinistra del torace. Si tratta – secondo i familiari del ragazzo – del foro di entrata del proiettile esploso dal carabiniere che ha colpito mortalmente Davide. Oggi si svolgerà l’autopsia sul cadavere disposta dalla Procura di Napoli alla presenza del perito di parte.

La famiglia: abbiamo altri due testimoni – I familiari di Davide Bifolco avrebbero “altri due testimoni” da loro “non conosciuti” i quali hanno assistito al momento dello sparo. La notizia è stata diffusa tramite Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi. Questi si aggiungerebbero ai tre testimoni annunciati dal legale della famiglia Bifolco (e già legale dei Cucchi) secondo cui la scena descritta dai carabinieri non sarebbe veritiera. Il legale ha svolto una propria attività di indagine nel tentativo di ricostruire la dinamica dei fatti e individuare le responsabilità, interrogando sia due amici di Bifolco, sia un terzo presunto testimone oculare “che non ha alcun rapporto di parentela con la famiglia della vittima” e che non si sarebbe comunque ancora presentato agli inquirenti per farsi interrogare”.

Un giudice: “La vittima è il carabiniere” – “L’identikit del bravo ragazzo una volta era ben diversa da quella che oggi qualche sprovveduto vorrebbe appiccicare al morto dell’altra notte”. Non usa mezzi termini Luigi Bobbio, per anni pm anticamorra a Napoli, poi senatore e sindaco di Castellammare di Stabia (Napoli), oggi giudice al Tribunale civile di Nocera Inferiore (Salerno). Giudizi che posta su facebook e che rivendica pienamente. A suo giudizio il carabiniere che ha sparato “è la sola e unica vittima di quanto è accaduto”. Una “vittima del suo senso del dovere – prosegue Bobbio – e del fatto di essere chiamato a operare in una realtà schifosa la cui mentalità delinquenziale e la inclinazione a vivere violando ogni regola possibile è la normalità”. Il magistrato dice di conoscere bene quel territorio, di “conoscere a fondo la sua delinquenza camorrista e quanto radicata e profonda sia l’arroganza del suo potere”.

A suo giudizio “giustificazionismo, buonismo, perdonismo e pietà non solo non servono a niente ma aggravano il male. A 17 anni si è uomini fatti e gli uomini sono responsabili delle loro scelte, delle loro azioni, dei loro stili di vita”. Per il giudice “quello che a me interessa è che un bravo ragazzo in divisa stia bene e non abbia riportato danni nel fare il suo dovere inseguendo con i colleghi, di notte, tre teppisti su un ciclomotore, senza caschi, uno dei quali era evaso dagli arresti domiciliari e che avevano forzato un posto di blocco e comunque non si erano fermati all’alt facendosi inseguire a folle velocità”.

“Ignobile questo condotta immorale di tutto il quartiere” – Bobbio sostiene che “il fatto che sbandati come loro, parenti e non del morto, vogliano giustificarli mostrando di ritenere normale la loro condotta che evidentemente ritengono normale mi fa solo disgusto”. E ancor di più “i disordini di piazza, le sommosse di teppisti e familiari che bruciano auto della polizia per vendicare uno di loro sono folli e inammissibili e vanno represse con durezza”. Secondo Bobbio “il problema non è nella vicenda in sè ma piuttosto in quella ignobile gazzarra che sta percorrendo le strade del rione Traiano. E’ quella gente, la sua insofferenza alle regole, la sua cultura del disordine la causa e l’origine di episodi come quello in questione”.

Le telecamere di una sala giochi hanno ripreso l’inseguimento – Tra i documenti presentati alla procura ci sono anche le riprese video delle telecamere collocate all’esterno e all’interno della sala giochi a una decina di metri dal luogo dove l’inseguimento si è concluso tragicamente, in via Chintia a Fuorigrotta, nei pressi dal Rione Traiano dove lo scooter era stato intercettato dai militari. Le immagini mostrano un carabiniere che poco dopo l’accaduto entra nel locale e, pistola alla mano, ordina a tutte le persone presenti nel locale di rimanere fermi con le mani in alto. Una circostanza sulla quale fonti dell’Arma hanno fornito una spiegazione: il militare non è quello indagato per la morte di Davide ma l’autista della Radiomobile e le immagini riguardano il tentativo di catturare Arturo Equabile, il ricercato per evasione che secondo i carabinieri era sullo scooter di Bifolco.