Radio Gardenya è la radio che dal 2017 trasmette dal campo per sfollati e rifugiati curdo-siriani di Arbat, nel Kurdistan iracheno, dove vivono quasi 10.000 persone, scampate alla guerra che ha distrutto il loro Paese d’origine. L’obiettivo dell’emittente si focalizza sulla coesione tra le comunità, il tutto gestito per e da rifugiati siriani. Un nome ”Radio Gardenya”, come una pianta da pronunciarsi in modo eguale in tutte le lingue, dall’arabo al curdo. Numerose le testimonianze che leggeremo di seguito, di lavoratori radiofonici di RG, tra cui un ex insegnante entrata a far parte della radio nel 2018.
Radio Gardenya è la radio che dal 2017 trasmette dal campo per sfollati e rifugiati curdo-siriani di Arbat, nel Kurdistan iracheno, dove vivono quasi 10.000 persone, scampate alla guerra che ha distrutto il loro Paese d’origine. A fondare la radio, l’ong italiana Un ponte per (Upp) che opera nel campo con attività educative, artistiche e di empowerment femminile. Con capacità di raggiungimento grazie a ponti radio, anche nella parte nord dell’Iraq. I che vengono decisi di trattare, sono quelli con una forte rilevanza sociale. Nei programmi sono evidenziate le diversità linguistiche, religiose e culturali e si parla di peacebuilding e di uguaglianza di genere.
Radio Gardenya: chi è il fondatore?
Fonda Radio Gardenya con la collaborazione dell’Associazione mondiale delle radio comunitarie, Amrac. In questi anni viene sostenuta da diversi donatori, tra cui l’Unione Europea, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) e la Provincia autonoma di Bolzano. Il lavoro di ‘Radio Gardenya’ è molto apprezzato nel campo. La pagina Facebook trasmette alcuni programmi in streaming ed è seguita da 3.100 persone.
Sherin Mohammad racconta il suo trascorso
Sherin Mohammad lavora in Radio Gardenya, è una donna curdo-siriana di 31 anni, scappata dalla città di Qamishli nel 2015. All’agenzia Dire Sherin racconta di vivere ad Arbat dal 2016 e di far parte della radio dal 2018. ”Ero un’insegnante” ricorda: ”Ora lavoro come tecnica radiofonica, ma anche come giornalista, una cosa che ho sempre sognato di fare”. Intervengono ”rifugiati, personale delle ong, persone della comunità”, racconta Sherin. ”Uno dei nostri maggiori obiettivi è costruire una comunità forte, fatta di varie anime, con l’unico obiettivo finalizzato alla coesione sociale. Poi certamente vogliamo dare informazioni corrette. Visto che nel campo girano a fatica”.
Khalil, ex insegnante: oggi reporter per Radio Gardenya
Sono dieci le persone registrate ad Arbat formate grazie al corso di ”peace journalism”. Kahlil, un’ex insegnante di inglese e ora reporter per Radio Gardenya, pronuncia: ”Ora siamo solo in due, perché i fondi scarseggiano, ma abbiamo un giovane volontario, Yussef. Teniamo programmi giornalieri di notizie, sport, arte, storia e ovviamente c’è la musica, di diverse provenienze geografiche. Ultimamente abbiamo sostenuto due campagne importanti: una d’informazione su come prevenire e proteggersi dal nuovo coronavirus e un’altra per capire come migliorare l’educazione all’interno di Arbat”. Gestire una radio è per chi lo fa un processo di sviluppo personale, come lo definisce Khalil.”Non ci sono esperienze del genere, in Iraq. È la prima emittente fatta da rifugiati per rifugiati”.
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