Ennesima votazione sprecata quella di stamattina alla camera dei Deputati. Spunta il nome di Nino Di Matteo, che prende ben 56 voti
Ennesimo nulla di fatto oggi, nonostante il quorum a quota 505
Si è presentato stamattina alla Camera dei Deputati un quadro già visto: ben 261 schede bianche e 441 astenuti. Il più votato è stato Sergio Mattarella, seguito dal Nino Di Matteo, votato dagli ex parlamentari del M5s. Così motivano il voto i parlamentari di Alternativa e i parlamentari indipendenti del Gruppo Misto: “A partire da oggi il nostro candidato sarà il magistrato Nino Di Matteo. Una figura che così come Maddalena rappresenta a pieno i valori di difesa delle istituzioni e si pone a presidio della legalità contro tutte quelle forze che cercano da sempre di sovvertirla. Confidiamo che questo nome possa raccogliere un largo consenso tra tutti i grandi elettori che ancora oggi credono nei principi e nei valori più sacri a tutela della Costituzione e della Democrazia”
Chi è Nino Di Matteo
All’anagrafe Antonino Di Matteo, nato a Palermo nel 1961, dal 2012 è presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo. Dal 2019 è consigliere del Consiglio superiore della magistratura. Pubblico ministero nel 1989, Di Matteo ha iniziato a indagare sulle stragi di Capaci e via D’Amelio
Proprio agli anni delle stragi risale la sua prima importante indagine. Mi riferisco a quella sulla morte del giudice Saetta e di suo figlio, che portò al primo ergastolo di Totò Riina. Il magistrato ha inoltre rilevato nuovi indizi per la riapertura dell’inchiesta sull’uccisione di Rocco Chinnici, nome legato al pool antimafia, ucciso il 29 luglio 1983
La trattativa Stato-mafia
In relazione alla trattativa Stato-mafia, Di Matteo, intervistato da un giornalista, aveva ammesso indirettamente l’esistenza di intercettazioni di telefonate tra l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, con l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quest’ultimo probabilmente ignaro dell’indagine in corso su Mancino. Il problema sorse nel momento in cui il Quirinale fece la richiesta di distruggere le intercettazioni. Questo denotò un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato dinanzi alla corte Costituzionale. La vicenda si concluse nell’aprile 2013 con la materiale distruzione dei supporti
Le sue posizioni su Berlusconi
Il 19 luglio 2014, in via D’Amelio a Palermo, Di Matteo si è esposto con dichiarazioni molto critiche nei confronti di Silvio Berlusconi. Egli parlò anche dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, che secondo il magistrato era stato promotore di importanti iniziative politiche proprio con Berlusconi
L’intervento di Di Matteo a “Mezz’ora in più”
Ospite di “Mezz’ora in più”, il magistrato ha sottolineato il versamento di Silvio Berlusconi nelle casse della mafia palermitana: “Volevo ricordare ed è un dato di fatto è che in una sentenza definitiva della Corte d’appello ma con il bollo della Corte di Cassazione, che ha condannato per concorso in associazione mafiosa Marcello Dell’Utri, è sancito che Dell’Utri, all’epoca non senatore, fu intermediario di un accordo stipulato nel 1974 e rispettato da entrambe le parti fino al 1992 tra le famiglie di vertice della mafia palermitana e dall’allora imprenditore Silvio Berlusconi”. E ancora: “Quell’accordo prevedeva che in cambio della protezione personale e imprenditoriale, il versamento di somme molto ingenti di denaro da parte di Berlusconi a Cosa Nostra. Io non voglio commentare né esprimere giudizi politici però questo sta diventando un paese in cui ogni tanto qualche fatto emerso anche in sentenze definitive va ricordato”. Sicuramente lo schieramento di Fi e tutto il centrodestra non avranno preso bene il risultato di stamattina. Ricordiamo inoltre che Di Matteo appartiene alla corrente della magistratura che vuole il mantenimento del regime del 41 bis per i mafiosi)
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