venerdì, Aprile 19, 2024

“Quanto manca?”

E’ appena uscito il libro intitolato Quanto manca? Tasselli di un sogno nato in cortile . L’autore è Federico Bertacchi, un giovane studente di giurisprudenza con una grande passione per il calcio. Federico è anche colui che porta avanti la pagina Instagram @sottoal7, facendo un racconto del calcio molto diverso da quello abituale.

Quanto manca?- che tipo di libro è?

Più che una raccolta di storie di personaggi calcistici (calciatori, allenatori, tifosi e partite) sembra un racconto di eroi moderni. Sono storie di campioni, di rinascite, di tentativi, di fallimenti e di successi. Non sono storie di calcio, sono storie di vita. Un’antologia motivazionale di persone che hanno inseguito il proprio sogno a tutti i costi. Un libro che suscita invidia in chi, come me, questo tipo di emozioni non le ha vissute e convissute con altri. E’ un libro capace di emozionare appassionati ed estranei dello sport. La prefazione di Quanto manca? è scritta dal calciatore Andrea Ranocchia. Le illustrazioni sono di Daniele Pavia.

A tu per tu con l’autore

Il tema del tempo e della memoria emerge sin dalle prime pagine. Nel libro c’è una frase molto bella: “Non sai dove vai, finché non sai da dove vieni”. E tu, Federico, sai dove vai? Sai da dove vieni? Vengo da una famiglia che, oltre a trasmettermi valori preziosi, mi ha amato molto. Devo ringraziare loro se ho sempre potuto inseguire i sogni e coltivare le passioni. Vado incontro al futuro che sto cercando di costruirmi, ma senza troppa fretta, scegliendo sempre la felicità. Domanda scontata, ma inevitabile: qual è stato il criterio di scelta dei personaggi da raccontare? Ci sono personaggi molto noti, ma anche molti spesso trascurati dal racconto calcistico, però evidentemente rilevanti. Come li hai scovati? Perché loro e non altri? A colpirmi sempre di un personaggio, al di là della sua notorietà o importanza per il mondo (in questo caso calcistico), è la storia. La storia è sempre ciò da cui parto, in cui trovo l’ispirazione. Racconti un lato del calcio inedito (e con grande maestria), cosa che già proponi nella pagina Instagram @sottoal7. Da cosa nasce questa urgenza? Forse dai pregiudizi diffusi su questo sport? Piuttosto che dai pregiudizi, credo che l’urgenza di mostrare il lato più umano e intimo del pallone nasca proprio dal modo in cui l’ho sempre vissuto.

Continuiamo l’intervista a Federico

I tuoi intermezzi autobiografici fanno molto sorridere. Allo stesso tempo delineano una passione sconfinata per il calcio, rintracciabile in ogni momento della tua vita. E’ una passione ereditata dalla famiglia? In realtà non proprio, mio papà è tifoso juventino ma non è un appassionato, e non giocava. Chi mi ha sempre seguito però, è mio nonno Roberto. Non si perdeva un allenamento, e spesso veniva persino in trasferta a vedermi giocare. Nell’ultimo capitolo parli di te, ma si potrebbe dire che parli di molti, molti bambini come te. Molti bimbi con un grande sogno, che devono fronteggiare battute d’arresto, qualche partita trascorsa in panchina a guardare i compagni giocare. Parli di amicizia, di ricordi e di crescita. Che consiglio daresti al Federico bambino? Gli direi di avere un pizzico più di coraggio, non mollare di un centimetro neanche in allenamento, e godersi ogni singolo istante.

Curiosità del libro spiegate dall’autore

Molti dei tuoi personaggi sono nati in contesti difficili. Alcuni hanno passati turbolenti o sono menomati da infortuni o problemi fisici. Pensi che il loro punto debole sia la cifra che li rende quello che poi effettivamente sono diventati? Credo che in alcuni casi, partire più indietro degli altri possa spingere a dare di più, e tagliare il traguardo prima di chi ha dovuto fare meno strada. E anche quando il traguardo sognato è poi proibito, le difficoltà avranno insegnato la perseveranza, la tenacia per trovare comunque il proprio posto nel mondo. Nel libro racconti episodi avvenuti parecchi anni fa. Quando sono accaduti alcuni di essi eri ancora un bambino e riguardo ad altri non eri certamente ancora nato. Quanta ricerca c’è stata dietro a queste storie? Per alcune vicende ho dovuto “studiare”, per scovare le curiosità che mi sarebbe piaciuto raccontare. Per altre, invece, è bastato attingere dalla memoria. In entrambi i casi ho poi inserito uno spunto personale: non riesco a farne a meno (sorride, ndr).

Quanto manca? Tasselli di un sogno nato in cortile

Il capitolo quattro è un po’ un inno all’Italia. Forse, in questo periodo storico, un po’ di conforto nostalgico non fa male. Fai rivivere il sogno dell’estate del 2006. Tutti ricordano con chi e dove si trovavano ai rigori, anche chi, come me, non è un appassionato. Tu dove e con chi eri? Che effetto ti fa vedere la nazionale azzurra giocare? Guardai la finale a casa, insieme a mamma e papà. Mio fratello, che all’epoca aveva quasi due anni, si era addormentato. Vedere gli azzurri è sempre un’emozione particolare. Vedere un popolo come quello italiano, spesso diviso, unito attorno a undici ragazzi, è qualcosa di magico. Concludi il libro con un messaggio di speranza e incoraggiamento. Sproni all’impegno, al desiderio, alla perseveranza. Tu, personalmente, vedi negli occhi dei bambini di oggi la stessa luce che vedevi nei tuoi e in quelli dei tuoi amici quando si parla(va) di pallone? Ho un cuginetto che gioca già da qualche anno. E’ anche portato. Quando vado a trovarlo passiamo tutto il tempo a giocare in giardino. Mi ci rivedo molto, e quando trascorro del tempo con lui torno bambino anche io.


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