In Myanmar continuano le proteste contro il colpo di Stato militare. Durante l’ultima giornata di proteste a Yangon, la più grande città birmana, sono morte almeno 14 persone. Secondo quanto riferito dai soccorritori alle agenzie di stampa l’esercito avrebbe sparato contro i manifestanti usando sia proiettili di gomma che vere munizioni.
Proteste Myanmar: cos’è successo?
In Myanmar non si placano le proteste dopo il colpo di Stato militare avvenuto il primo febbraio. L’esercito ha iniziato a reprimere le proteste anche con l’uso della forza. Decine di migliaia di manifestanti sono scese oggi in piazza in tutto il Myanmar. Un manifestante di Hlaing Thar Yar, ha dichiarato alla Dpa Nay Ko Lin: “Oggi ci sentiamo molto orgogliosi perché ci sono migliaia di manifestanti in piazza. Questo dimostra che non accettiamo l’ingiustizia e vogliamo giustizia”. I militari stanno rispondendo alle proteste con crescente brutalità. Durante quest’ultima giornata di proteste, a Yangon, la più grande città birmana, sono morte 14 persone. Secondo quanto riferito dai soccorritori alle agenzie di stampa, l’esercito ha sparato contro i manifestanti usando sia proiettili di gomma che vere munizioni. Dall’inizio delle proteste oltre 80 persone sono state uccise negli scontri tra la polizia e i manifestanti.
Introdotto il regime di legge marziale
La giunta militare al potere ha introdotto il regime di legge marziale nel comune di Hlaing Tharyar, che fa parte di Yangon. La decisione è giunta dopo che la Cina aveva riferito che le fabbriche cinesi situate in quell’area erano state danneggiate dai manifestanti. Inoltre Pechino aveva affermato che l’evento aveva causato il ferimento di diversi cittadini cinesi. I manifestanti affermano che la Cina sostiene i militari autori del colpo di Stato.
Myanmar – governo militare accusa Suu Kyi di aver preso tangenti
