Mentre le proteste dei contadini indiani stanno raggiungendo risultati oramai globali, un ruolo importante lo stanno avendo le donne. Tascurate dell’India, stanno cogliendo il momento per rispolverare le loro richieste di vecchia data, dai diritti sulla terra e il credito agricolo ai sussidi per i cereali. Ed è un aspetto che non sorprende perchè in India, secondo Oxfam, le donne sono circa il 75% dei contadini.
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Proteste India, cosa ha scatenato la rivolta degli agricoltori?
Da protesta locale è diventata una protesta globale. I contadini hanno organizzato una serie di iniziative antigovernative dopo che Modi ha approvato una legge sull’agricoltura tanto deleteria quanto mortale per la loro attività. Si sono riuniti e hanno organizzato proteste tanto da attrarre le forze dell’ordine. Hanno oltrepassato anche il Fronte Rosso, simbolo della Repubblica Indiana. Ma hanno attratto anche fascinorosi e violenti, che hanno approfittato per trasformarla in una insurrezione violenta, quando invece i contadini protestano con marce pacifiche. Il messaggio di tutta questa indignazione sarà sicuramente arrivata a Narendra Modi e al suo modus operandi. Favorevole alle grandi multinazioneli e mortale per i piccoli-medi agricoltori, che con i loro sforzi sono il motore dell’India.
La legge sull’agricultura voluta da Modi
Abolizione del sistema Mandi, che permette agli agricoltori di vendere direttamente i propri prodotti a punti di raccolta statali presenti nei centri rurali, confrontandosi con il governo locale per il pagamento di eventuali dazi e tasse; ed entrata nel paese dei grandi potentati economici interessati all’agricoltura. Sono queste pressapoco le intenzioni del governo Modi che in India ha in mano la maggioranza assoluta. Motivo per cui non ha incontrato un minimo di contrasto dalle esigue opposizioni, ma solo da agricoltori e sindacati.
