8 marzo 2020: quest’anno, in occasione della Giornata Internazionale della donna, è nato a Genova il progetto “Io Sono Alice”. A occuparsene, il Centro Antiviolenza Mascherona, situato nel cuore della città.
Non solo: un personaggio d’eccezione dà voce ad Alice. Si tratta dell’attrice e doppiatrice genovese Carla Signoris.
Progetto “Io sono Alice”: ma chi è Alice?
Alice potrei essere io. Potresti essere tu che stai leggendo questo articolo. Potrebbe essere quella ragazza che hai appena visto correre al parco, o quella signora che hai aiutato poco fa ad attraversare la strada.
Alice è una ragazza che ha subito una violenza, e ha finalmente trovato il coraggio di rompere il silenzio.
Ecco allora che scrive la sua storia, e la racconta ad alta voce.

Di cosa tratta il progetto”Io Sono Alice”?
Si tratta di un podcast, nel quale sono raccolte le storie di alcune persone vittime di violenza. Le testimonianze arrivano dalle donne prese in carico dal Centro Antiviolenza Mascherona. La protagonista dei vari episodi è sempre Alice.
Le storie delle signore sono intervallate da alcune interviste alle professioniste del centro. E’ possibile ascoltare gli interventi della psicologa e psicoterapeuta Silvia Cristiani, della responsabile del centro antiviolenza Manuela Caccioni, dell’avvocata penalista Nadia Calafato e dell’educatrice della Casa Protetta Mimosa Clementina Gigliotti.
Il podcast è disponibile su varie piattaforme. Lo si può trovare facilmente su Spotify, Google Podcasts, Spreaker ed Apple Podcasts.
L’intento di Alice
Il progetto nasce con molteplici scopi. E’ indirizzato a tutti, a chi è estraneo al tema della violenza e a chi non lo è. Esso vuole essere uno strumento di sensibilizzazione verso chi ancora oggi pensa che quello della violenza sia solamente un problema altrui.
Non dobbiamo infatti scordarci che, in Italia e nel mondo, il numero di donne abusate e maltrattate è ancora troppo alto.
Un numero troppo alto, appunto, e che fa ancora fatica a chiedere aiuto. Sono infatti molti i casi di maltrattamenti e molestie che vengono taciuti. Tante donne restano nel silenzio, senza rivolgersi agli appositi centri antiviolenza.
Alice è inoltre un’ancora di salvezza per chi al giorno d’oggi sta subendo una violenza. Ascoltando le storie, ci si può riconoscere, e capire ciò che ci sta accadendo.
Comprendere è il primo passo. Un passo che, auspicabilmente, porta direttamente a un traguardo importante: chiedere aiuto.
E’ questo ciò che vuole fare Alice: spingere le donne a uscire dal silenzio.

Se spesso le donne evitano di parlare e di rivolgersi a chi di dovere, non si tratta di mancanza di coraggio. Talvolta si temono ripercussioni da parte del proprio partner o della famiglia. Ci si sente schiacciate dalla vergogna, sporche, inutili. E’ così che agisce, la violenza: mette fine a ciò che si è, ai propri sogni, ai desideri. Mette a tacere la personalità, il carattere, gli ideali. E trasforma chi la subisce in un nulla vivente.
Ci si ritrova a dover fare affidamento su se stesse, quando la percezione che si ha è quella di non essere in grado di compiere alcun tipo di scelta nella propria vita. Si diventa inaffidabili.
Ecco perché è importante chiedere aiuto: per rendersi conto che non si è sole. Per comprendere che, nonostante affrontare certi traumi sia estremamente arduo e faticoso, lo si può fare con una figura professionale della quale ci si può fidare ciecamente.
Non solo un aiuto esterno
Abbiamo compreso quanto sia importante ascoltare questo podcast. Sia per chi non è mai stato direttamente vittima di una violenza, sia per chi lo è stato, come per per chi lo è attualmente. Non dimentichiamoci però, che per le autrici di Alice, si tratta di auto ascoltarsi. Esse infatti, scrivono la propria storia. Successivamente, hanno la possibilità di ascoltarla.
Questa serie di azioni può considerarsi una vera e propria terapia. In primo luogo, mettere nero su bianco il proprio vissuto non è cosa da poco. Scrivendo, riaffiorano ricordi, emozioni, sentimenti. Si rivivono i particolari, quei dettagli che fanno tanto male. A volte ci si ritrova a scrivere peculiarità che sembravano ombrate per sempre. E’ come se quel foglio intonso che abbiamo di fronte a noi, tirasse fuori da noi tutti i pensieri più nascosti.
In seconda battuta, c’è la fase di auto ascolto: sentire raccontare la propria storia, può avere un effetto sia doloroso che benefico. Non è mai semplice fare i conti con la realtà, e rendersi conto ancora una volta che quella fetta di storia ci appartiene, può rivelarsi uno schiaffo dritto in faccia.
D’altra parte però, ci si rende conte di essere uniche. Uniche, ma in mezzo a tante. Si comprende che non si è sole.
Si riesce a vedere quasi da un punto di vista esterno un qualcosa di unicamente nostro.
Com’è stato gestito il progetto?
Come sempre, le operatrici del Centro Antiviolenza Mascherona hanno gestito il progetto con delicatezza e rispetto. Le esperte hanno chiesto alle donne che frequentano il centro, se si sentissero di prendere parte a “Io Sono Alice”. Hanno naturalmente garantito l’anonimato e il rispetto della privacy.
E’ stato più volte ribadito il fine terapeutico: le signore del centro sono state coinvolte nel progetto, solo nel momento in cui ciò avrebbe rappresentato un aiuto per loro stesse. Nessuna costrizione, nessun tipo di pressione.
Ogni tipo di attività del Centro Antiviolenza Mascherona, ha il fine di aiutare e sensibilizzare.
Non si fa mai abbastanza per combattere la violenza, per riconoscerla in tutte le sue forme.
Nei centri antiviolenza, si trovano risorse preziose per combattere questa battaglia. E per non sentirsi mai più sole.