giovedì, Settembre 12, 2024

La prima missione di pace NATO in Bosnia-Erzegovina

Era il 20 dicembre 1995 quando, in virtù degli accordi siglati a a Dayton, la NATO decise di dare il via alla sua prima missione di pace in Bosnia ed Erzegovina. Nei Balcani giunse così l’Implementation Force (IFOR), che dopo appena un anno lasciò il posto alla Stabilisation Force (SFOR). Le truppe dispiegate dall’Alleanza Atlantica contavano circa 60mila uomini e avevano il compito di garantire la pace nell’area indicata e, qualora fosse stato necessario, anche di imporla.

L’IFOR infatti giunse in Bosnia ed Erzegovina per controllare che fossero rispettati i patti sanciti dal trattato di Dayton che aveva scritto la parola fine alla sanguinosa guerra civile del 1991-1995. In seguito al crollo della Repubblica Federale di Jugoslavia (FRY) del 1991, avviato dalla secessione di Slovenia e Croazia, proprio lungo il territorio bosniaco, formato da una maggioranza musulmana (39,2%), da una significativa presenza serba (32,2%) e da una minoranza croata (18,4%), si aprì un violento conflitto interno.

prima missione di pace nato dicembre 1995
Il dispiegamento dell’IFOR in Bosnia-Erzegovina.

Soprattutto a partire dal 1993 la suddetta zona divenne teatro dei maggiori scontri fra croati e musulmani prima, seguiti da battaglie che videro contrapposti un’alleanza croato-musulmani ai serbi. Questi ultimi puntavano alla nascita di una Grande Serbia, e per tale ragione avevano istituito la Repubblica serba di Bosnia guidata da Radovan Karadzic. La guerra si concentrò nei pressi di Sarajevo per ben quattro anni, dove l’esercito serbo fece strage di numerosi innocenti di etnia bosniaco-musulmana. L’Unione Europea e le Nazioni Unite tentarono invano di battere la strada della pacificazione, e per cercare di sbloccare la situazione intervenne l’Alleanza atlantica.

L’intervento della NATO, gli accordi di Dayton e la prima missione di pace

La NATO cominciò ad interessarsi alla guerra in Bosnia ed Erzegovina a partire dal 1992 quando lavorò affinché fossero rispettate le sanzioni econoiche, la no-fly zone e l’embargo delle armi. Questi provvedimenti, emanati dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU nel 1991, non furono purtroppo sufficienti a fermare la spirale di violenza. La situazione precipitò ulteriormente nel febbraio del 1994 quando si verificò un attacco a colpi di mortaio al mercato di Sarajevo.

Le Nazioni Unite, allora, per tutta risposta chiesero alla NATO di far partire dei raid aerei in Bosnia con l’obiettivo di colpire le postazioni militari serbe. L’operazione danneggiò profondamente le truppe di Mladic, il quale a questo punto si vide costretto ad accettare di sedersi al tavolo delle trattative presso la base aerea statunitense di Dayton. Qui giunsero le firme sul trattato di pace che avrebbe poi posto fine a quello che ancora oggi viene considerato come uno dei conflitti più sanguinosi in Europa dopo la Seconda guerra mondiale.

Slobodan Milosevic: il leader nazionalista serbo

L’accordo fu siglato dal presidente della Serbia Slobodan Milošević, da quello della Croazia Franjo Tudjman e dal presidente della Bosnia ed Erzegovina Alija Izetbegović. Tra le varie risoluzioni, il documento prevedeva che la Slovenia orientale tornasse alla Croazia, mentre alla Bosnia sarebbe stata garantita la conservazione di uno Stato unitario con un proprio governo, un Parlamento, una capitale e dei confini ben precisi. Allo stesso tempo si trovò un compromesso sulla spartizione del territorio bosniaco: da un lato sarebbe sorta la Federazione croato-musulmana, e dall’altro la Repubblica serbo-croata.

I contenuti principali dell’accordo di Dayton.

Allo scopo di garantire la riappacificazione si diede il via libera al dispiegamento dell’IFOR che avrebbe dovuto controllare il rispetto degli accordi di Dayton da parte delle forze politiche coinvolte, e dunque la fine delle ostilità fra le truppe della Federazione della Bosnia-Erzegovina e quelle della Repubblica serba. Quest’operazione è passata alla storia perché è stata la prima missione di pace della NATO in una zona che era al di fuori da quelle dell’Alleanza atlantica.

Si trattò di una svolta epocale per la NATO che, dopo la fine della Guerra fredda e del bipolarismo, cambiò le sue strategie di intervento. Dopo quanto accaduto in Bosnia ed Erzegovina, nel 1999 fu la missione in Kosovo a confermare che ormai l’Alleanza atlantica era pienamente impegnata in attività di pacificazione nelle zone “out of area” del patto.

Patrizia Gallina
Patrizia Gallina
Patrizia Gallina è una giornalista e conduttrice sportiva presso le emittenti televisive della Liguria. Conosciuta come scrittrice, attrice, cantante e modella, è nata nella città di Genova. Ha conseguito la laurea in Scienze Umanistiche presso l'Università degli Studi di Genova. Coltivo da sempre la mia passione per l'arte, la fotografia, la moda, il giornalismo e il calcio.

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