venerdì, Marzo 29, 2024

Premio Cremona 1939-1941: taglio del nastro per la mostra Il Regime dell’Arte

 

 

Nella mattinata di mercoledì 19 settembre, è stata inaugurata e presentata alla stampa nazionale e locale, la prima mostra sul Premio Cremona 1939-1941: Il Regime dell’Arte. Frutto di una straordinaria ricerca filologica condotta dal prof. Rodolfo Bona -già autore del libro Il Premio Cremona(1939-1941): opere e protagonisti, 2016- raccoglie trenta opere su 60 individuate e catalogate fra le 390 che parteciparono alle tre edizioni del concorso, in quelle stesse sale del Museo Civico Ala Ponzone in cui si svolsero la seconda e la terza edizione.
La mostra, che è un progetto di Contemplazioni promosso dal Comune di Cremona e sostenuto fortemente dal sindaco Gianluca Galimberti, è il risultato di un lavoro di sinergia di privati, enti pubblici comunali e regionali, i curatori della mostra Rodolfo Bona e Vittorio Sgarbi, e dei contributi speciali di Giordano Bruno Guerri, Maria Luisa Betti, Tiziana Cordani, Annamaria Malati e Cornelia Regin, direttrice dell’Archivio Comunale della città Hannover.
Con la caduta del fascismo, molte delle opere furono nascoste o andarono disperse, molte distrutte o tagliate dopo la guerra per ordine del Comitato di Liberazione Nazionale, alcune vendute ai privati, altre ancora finirono ad Hannover dove sono tutt’ora.
Hannover, la città della Bassa Sassonia, era gemellata con Cremona.
Nella primavera del 1938 alcuni italiani si trasferirono in Germania- sulla base di un accordo tra i due Paesi- per lavorare come braccianti fino al termine del raccolto. Mentre in Italia non c’era sufficiente occupazione, la manodopera agricola era sempre più richiesta nella Germania centrale e in Bassa Sassonia.
I braccianti ingaggiati nel 1938 provenivano da Lombardia e Veneto; 601 erano della provincia di Cremona e trovarono lavoro nei dintorni di Hannover.
A Cremona fu l’allora direttore dell’Ente Autonomo Manifestazioni Artistiche di Cremona e presidente della sezione cremonese dell’Istituto Nazionale Fascista di Cultura, avv. Tullo Bellomi, braccio destro del ras Farinacci, ad assumere la direzione e a curare la corrispondenza con Hannover.
I pezzi meglio conservati tra i “sopravvissuti” sono a Cremona, esposti in questa mostra.
Con una grande installazione di dodici Radio Balilla autentiche, il mezzo privilegiato per la diffusione di messaggi politici e istituzionali durante il Regime, il visitatore è accolto dall’audio originale del comunicato con cui si annunciò l’istituzione del Premio Cremona e con cui vennero invitati alla partecipazione tutti gli artisti italiani; tra questi i cremonesi Mario Biazzi, Igino Sartori, Giuseppe Moroni e Mario Beltrami; Remigio Schmitzer (col suo dittico Confronti del 1940); Piero Gaudenzi (con il trittico Il grano, che vinse nel 1940 e il Maternità, collegabile al 1932 circa grazie all’identificazione degli effigiati); Luciano Ricchetti (col suo In ascolto di cui restano solo frammenti, perché l’opera fu smembrata per salvare solo le parti meno compromettenti) e l’unica donna partecipante Pina Sacconaghi (con il trittico Non v’è sosta se non sulla cima del 1941).
Simbolo della mostra il Balilla (1941) di Innocente Salvini: quello che si vede è un fanciullo che fa il saluto romano con braghette, piedi nudi e in un giallo abbagliante. Da una lettura più attenta del prof. Bona, a dispetto di ogni pretesa finalità propagandistica, questo olio su tela è un velato dissenso verso l’omologazione culturale del tempo che si evince dalla violenta cromia di ascendenza espressionista, per i forti contrasti tra i toni accesi e le ombre dipinte con colori complementari. Un espressionismo che sembra puntare sulla liberazione dei colori, tanto da far passare in secondo piano il soggetto.
Il titolo della mostra richiama volutamente in modo provocatorio l’intento del Regime di celebrare se stesso attraverso le arti figurative, ma in questa manifestazione non c’è alcun intento ideologico, piuttosto un recupero dello spirito popolare e fideistico del fascismo, senza il quale non si comprenderebbero quegli anni.
La mostra guarda con coraggio e spirito di verità alla storia e le opere esposte raccontano quello che fu il fascismo dei nostri padri senza nostalgia e esaltazione, o meglio, usando le parole del prof. Sgarbi, un atto di tale dolcezza verso la storia che pone questa mostra come la prima e la più importante nel riconoscimento storico del fascismo nell’arte, al di là del fascismo stesso.
Un avvenimento culturale importante, una mostra in grado di colpire i sensi anche del più profano dei visitatori.

Date e orari dell’evento: da 20/09/2018 a 24/02/2019; dal martedì alla domenica 10:00-17:00; lunedì: chiuso.
Organizzatori: Comune di Cremona – Settore Cultura e Musei.

Per informazioni su costi e prenotazioni contattare l’Ufficio Eventi e Manifestazioni del Comune di Cremona.

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